La procura indaga sulla mappa della presenza fascista a Bologna


Apprendiamo che, dopo le dichiarazioni di Vignali (CPI), la Procura di Bologna sta svolgendo delle indagini per istigazione a delinquere in relazione alla nostra mappatura della presenza fascista. Di quale fondatezza sia una simile accusa abbiamo già scritto.

Con l’occasione, solidarizziamo con gli immigrati e i malvestiti che il sabato sera continuano a venir molestai quando passano o sostano nei pressi del “Transilvania” di via Zamboni.


Dopo che i media locali hanno concesso ampia legittimità e visibilità a un neofascista noto per violenze contro immigrati e compagni (e inquisito per “associazione a delinquere finalizzata alle lesioni personali, al porto abusivo di armi improprie, alla violenza privata e alla discriminazione per motivazioni razziali”), è apparso ora su “Umanità Nova” n. 33 del 19 ottobre 2008,
anno 88
un resoconto che ricorda l’origine e le finalità del progetto della mappatura, invitando a rafforzare contatti e collaborazioni tra le realtà antifasciste sparse sul territorio. Non possiamo che concordare.

Bologna. Fascisti, Procura & giornalisti

Chi ha comprato i giornali locali lunedì 6 ottobre ha avuto di che rimanere stupito. Ampio spazio veniva dato infatti ad un tale Vigliani, responsabile bolognese di Casa Pound il quale accusava la l’Assemblea Antifascista Permanente di avere pubblicato sul proprio blog una mappa dove sono segnati i luoghi di comprovate aggressioni fasciste e spazi di ritrovo dell’estrema destra sparsi in città. Evidentemente il signor Vigliani, perfetto sconosciuto – se non per il suo curriculum di aggressioni a migranti – ha trovato una serie di giornali e giornalisti compiacenti e disposti a fargli un po’ di pubblicità. Infatti il giorno dopo anche un’emittente radio gli dedicava una bella intervista. Con grande puntualità tre giorni più tardi gli stessi giornalisti comunicano che, grazie ai soliti lavoretti della DIGOS, la Procura ha aperto un’inchiesta contro ignoti per istigazione a delinquere.

Creata il 7 gennaio 2008, dopo l’arresto a Bologna di 24 naziskin (tra i quali Vigliani) che stavano organizzando aggressioni eclatanti ed erano in possesso anche di armi da fuoco, la mappatura della presenza fascista pubblicata sul blog dell’AAP di Bologna nasce da un’esigenza primaria di conoscere e di difendersi dalla violenza squadrista, anche dopo ripetute aggressioni e messaggi di minaccia negli ultimi mesi del 2007 (ad es. quello inviato all’ANPI: “morte ai luridi maiali rossi”). Alle accuse “del noto Sig. Vigliani” la redazione del blog replica infatti che la mappa “è parte integrante di un lavoro di monitoraggio del neofascismo costitutivo dell’Assemblea stessa”. Un’iniziativa ritenuta “necessaria per fini di tutela collettiva”, in virtù “della preoccupazione derivata dal dilagare di episodi di violenza e squadrismo riconducibili” all’estrema destra. In nessun punto, specificano dall’Assemblea, “sul blog è rintracciabile alcuna istigazione alla violenza”. Dunque quel che preoccupa, assai più dell’“abbaiata” della Procura – che, evidentemente, non può avere nulla a cui aggrapparsi – è lo spazio che i media hanno dedicato alla vicenda, spesso facendo passare i neofascisti come “potenziali aggrediti”. Niente di più falso, è ben chiaro. D’altra parte pare evidente che l’opera di monitoraggio sia di una certa utilità: è prioritario a questo punto che pratiche come quelle dell’AAP si allarghino ad altre città e province e che assemblee antifasciste si radichino sul territorio e comincino a rafforzare contatti e coordinamento tra loro.

Redb

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Carpi 13/10 h 21: Il sangue dei vincitori

A Carpi (MO)
Lunedì 13 Ottobre 2008, ore 21:00
Presso la Libreria "La Fenice" di via Mazzini n. 15

Presentazione del libro di Massimo Storchi:
Il sangue dei vincitori. Saggio sui crimini fascisti e i processi del dopoguerra (1945-46), Aliberti editore, 2008.

Rastrellamenti, deportazioni, fucilazioni, torture.

I venti mesi di sangue della Repubblica di Salò lasciarono una striscia di dolore e rancore che trovò come primo drammatico esito la giustizia sommaria dei giorni della Liberazione e poi i processi istruiti a carico dei maggiori criminali fascisti.

Utilizzando per la prima volta gli atti della Corte di Assise Straordinaria di Reggio Emilia si ripercorrono i drammatici giorni della feroce repressione antipartigiana e il tentativo fallito di dare giustizia alle centinaia di vittime della repressione dei corpi armati di Salò, al servizio dell’occupante tedesco.

Più informazioni su ECN antifa.

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Razzismo a Bologna e in Italia


Chi ancora si domanda se ci sia violenza razzista diffusa anche a Bologna può leggere una letterina al “Resto del Carlino” del 7/10/08 in pagina locale. Ne riportiamo integralmente il testo:

Mia moglie, 36 anni, ha il vezzo di mantenersi abbronzata tutto l’anno, il che le riesce bene poiché gestisce un centro abbronzatura nella zona collinare. Giorni fa, tornando a casa, è stata sorpresa da un improvviso scroscio di pioggia e si è riparata il capo con una sciarpa. Mentre camminava è stata colpita a un occhio dall’ombrello di un ‘gentiluomo’ che le ha rivolto insulti del tipo ‘negra di m…’ e simili. Non vorrei che diventasse un rischio essere troppo abbronzati e coprirsi il capo con un foulard.

Ora, se l’onesto cittatino bolognese si preoccupa del rischio di sembrare un immigrato per via dell’abbronzatura, pensate che cosa si vivono sulla loro pelle le migliaia di migranti che abitano nel territorio bolognese e che subiscono angherie a freddo da siffatti gentiluomini: sfruttati, insultati, pestati. E queste notizie non circolano, né a un immigrato viene spontaneo scrivere al “Carlino”, né forse il “Carlino” – che non è estraneo al razzismo sottile dei media di regime – pubblicherebbe la lettera…

D’altre parte, chi si domanda se c’è un’ondata di razzismo in Italia, chi risponde che non si può parlare di razzismo, chi semplicemente non sa come valutare i fenomeni di questi giorni può dare un’occhiata al rapporto RAXEN curato dall’Agenzia per i diritti fondamentali della Ue e che esiste dal 2002.

Ebbene, tra il settembre 2005 e il settembre 2006 gli episodi comprovati di razzismo commessi da cittadini italiani verso cittadini extracomunitari sono stati 203, uno ogni 43 ore. In almeno 13 casi la discriminazione razziale è stata in tutto o in parte causa della morte dell’immigrato. Puoi leggere il resto dei dati su ECN antifa.

In Italia c’è un razzismo crescente, diffuso e assecondato dall’alto. A Bologna c’è razzismo. Ma su questo non ci sono inchieste giornalistiche. Solo quando i gentiluomini si sbagliano e se la prendono con una signora bolognese che è solo abbronzata, allora la notizia fa un minimo scalpore. E anche questo è razzismo.

Aggiornamento

Le violenze contro immigrati e rom sono diventate ormai quotidiane (vedi la lista degli ultimi mesi su ECN antifa e ascolta su ZIC la conferenza stampa del Coordinamento migranti di Bologna e provincia).

Sempre più vigili, poliziotti, carabinieri, consigli comunali sono protagonisti di aggressioni o provvedimenti razzisti. Anzi, il razzismo in Italia assomiglia ormai a una Bolzaneto a cielo aperto.

Padova, 3 ottobre: pestati dalle forze dell’ordine due giovani camerunensi (MP).

Milano, 8 ottobre: un senegalese gettato a terra e ammanettato davanti al figlio che stava accompagnando a scuola (Corriere).

Pisa, 9 ottobre: il Comune sta per varare un’ordinanza “anti-borsone” che proibisca ai "senegalesi" di circolare con borse di grandi dimensioni (Infoaut).

Bari, 10 ottobre: una donna nigeriana di 24 anni è stata travolta e uccisa mentre tentava di attraversare di corsa la tangenziale per sfuggire a un controllo di polizia (Gazzetta del Mezzogiorno).

Bologna, 20 ottobre: un cittadino italiano senegalese viene arbitrariamente immobilizzato faccia a terra per quaranta minuti da una decina di vigili, ammanettato e buttato di forza all’interno della volante. Dopo il trattamento, è stato portato in ospedale da un’ambulanza della Croce Rossa (Indymedia ER).

Milano, 22 ottobre: un rumeno di etnia rom è stato picchiato a sangue da quattro agenti, davanti alla baracca dove viveva. Due giorni prima era stata picchiata sua figlia dodicenne, e lui aveva osato protestare (Indymedia Lombardia).

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Sulle affermazioni del noto Sig.Vigliani

Alessandro Vigliani, leader di CasaPound Italia Bologna, ha diffuso oggi una nota a proposito della nostra mappatura della presenza fascista, in cui si può leggere:

«E’ chiaro che qualcuno in questa città vuole istigare alla violenza, ci chiediamo se si vuole aspettare che certi personaggi comincino a dare fuoco a sedi e ripetere la prassi del rogo di Primavalle (…) A cosa può servire una mappatura, per altro correlata di invenzioni degne di un romanzo, se non a identificare e quindi a promuovere azioni contro tali persone e luoghi?»

Come redazione di questo blog, precisiamo quanto segue:

La mappatura delle presenza fascista a Bologna pubblicata sul blog dell’Assemblea Antifascista Permanente è parte integrante di un lavoro di monitoraggio del neofascismo costitutivo dell’Assemblea stessa. Essa ritiene necessaria, per fini di tutela collettiva, la massima informazione sulle attività e sui luoghi di aggregazione di chi si richiama ai valori dell’estrema destra, in virtù dalla preoccupazione derivata dal dilagare di episodi di violenza e squadrismo riconducibili a tale area, ampiamente documentati sul blog e sul sito nazionale antifa.ecn.org.
Gli unici nomi e cognomi presenti sulla mappa sono appresi da informazioni pubblicate dagli organi di stampa.
In nessun articolo mai pubblicato sul blog è rintracciabile alcuna istigazione alla violenza.
Qualsiasi altra considerazione spetta all’Assemblea e non potrà di conseguenza essere pubblicata prima della prossima riunione dell’AAP, convocata pubblicamente per questa settimana nei tempi e nelle modalità indicate sul blog stesso.

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Merc8 e 22/10: Prossime assemblee

L’Assemblea Antifascista Permanente si riunisce di mercoledì ogni 14 giorni.

Mercoledì 8 Ottobre 2008 h21.00
presso il Circolo Anarchico Camillo Berneri
Piazza di Porta S.Stefano 1 – Bologna

Mercoledì 22 Ottobre 2008 h20.30
presso la Nuova Casa del Popolo "La Casona"
Via Ponticelli, 43 – Ponticelli – fraz. di Malalbergo (BO)

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Parma 7/10/08: assemblea antirazzista


SIAMO IN 1000, E IL PRESIDIO DIVENTA CORTEO
da Parmantifascista

Circa 1000 persone hanno partecipato al presidio di oggi pomeriggio (4 ottobre) in Piazza Garibaldi. Tanti, tantissimi i migranti, che hanno animato con determinazione la piazza, facendo interventi, prendendo l’iniziativa e la testa del corteo, che è partito da p.zza Garibaldi per arrivare al Parco ex Eridania per poi fare ritorno alla base di partenza.

La prima risposta che ci si aspettava dalla città per fortuna è arrivata e oggi pomeriggio eravamo in tanti ad esprimere parte della nostra rabbia. In linea con quanto accaduto a Milano durante il corteo per Abba e nel casertano dopo i fatti di Castelvolturno, migranti di prima e seconda generazione hanno dato vita a quella che potrebbe essere una nuova fase della lotta per i loro (e i nostri) diritti. Dopo anni di manifestazioni antirazziste composte in larga maggioranza da italiani “brava gente” e militanti della sinistra, in questo ultimo mese assistiamo alla mobilitazione dei migranti in prima persona e questo è un fatto assolutamente positivo.

Ed è positivo che le varie comunità di migranti abbiano instaurato un dialogo tra loro e con realtà antirazziste e politiche della città, senza con questo delegare la loro conflittualità. In questo momento di attacco alle libertà e ai diritti di tutti i lavoratori di questo paese, nativi e non, sarà importante continuare e rafforzare questo dialogo nel tentativo di stabilire alcune parole d’ordine comuni e percorsi, per lo meno, di resistenza.

Questa giornata è quindi una tappa del percorso che abbiamo intrapreso e che vogliamo portare avanti contro una “carta della sicurezza” che serve solo a giustificare sfruttamento e discriminazione. Martedì sera alle 21 ci ritroveremo alla casa Cantoniera di Via Mantova per decidere insieme come continuare la lotta, per costruire una manifestazione nazionale contro il decreto Maroni e la “carta di Parma”.

Ciò che si può già affermare, citando A. Petrillo, è che “la questione della sicurezza urbana è un esempio, seppure particolarmente bruciante, del modo in cui le città stanno cambiando volto, e rimanda ad un ordine di questioni più complesso […] Finisce la città del welfare, e si apre un’epoca di profonda crisi dell’urbano. Nelle città crescono le differenze tra ricchi e poveri, si genera una polarizzazione economica e spazio sociale che non ha precedenti, se non tornando indietro di un secolo…”.

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Da Parma a Caserta: no ai razzisti!


Tre cortei antirazzisti hanno attraversato ieri l’Italia: a Parma, Caserta (foto) e Roma. Tantissimi immigrati hanno dato un segno forte di voler riprendere in mano la loro vita e voler lottare contro le discriminazioni e le leggi razziste.

A Parma, una volta raggiunto il Parco Primo Maggio dove sarebbe dovuto terminare il corteo, la determinazione di molti migranti ha fatto sì che, senza autorizzazione, si decidesse di ripercorrere il percorso della manifestazione a ritroso, tornando a comunicare nel centro cittadino. Il microfono aperto ha permesso il susseguirsi di numerosi interventi, accomunati dalla rabbia e dallo sdegno contro il razzismo istituzionale e non.

A Caserta migliaia e migliaia di migranti – e circa un migliaio di italiani – sono scesi in piazza dando vita a un corteo imponente e straordinario. Tanti gli immigrati senza permesso di soggiorno (quelli che i media razzisti si ostinano a chiamare “clandestini”) che hanno coraggiosamente manifestato gridando la loro rabbia contro razzismo e sfruttamento: “contro gli imprenditori della paura e della precarietà”.

Non saranno certo le istituzioni, con i loro discorsetti ipocriti, a respingere il razzismo e la xenofobia. Anzi, sono proprio le istituzioni che promuovono e fomentano il clima di intolleranza. Sono loro che hanno votato vergognose leggi razziste. Sono solerti funzionari statali che taglieggiano e pestano gli “stranieri”. Sono imprenditori e mafiosi italiani che speculano sulla pelle dei migranti.

Oggi gli immigrati sono una speranza di civiltà e di libertà per questo paese.

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Settant’anni dalle leggi razziali

A Pisa si è tenuto un convegno dal titolo “Settant’anni dalle leggi razziali”. Gli eredi del regime fascista sono tornati al governo e ora dichiarano che quelle leggi furono il “male assoluto”. E intanto promuovono un clima di intolleranza, razzismo e xenofobia. Anche oggi ci sono in Italia leggi razziste tra indifferenza diffusa e violenza squadrista. Ripubblichiamo l’intervento dello storico Adriano Prosperi, edito su “Repubblica” del 1 ottobre 2008: in esso si ribadisce il primato del fascismo sulla legislazione razzista europea e il contributo del cattolicesimo italiano.

LEGGI RAZZIALI
di Adriano Prosperi

All’appuntamento col settimo decennale delle leggi razziali – ma sarebbe meglio chiamarle col loro vero nome, leggi razziste – l’Italia, il suo governo, la sua scuola, ma anche larga parte della sua popolazione si presentano più distratti del solito, il che non è poco. Sono gli eredi politici del regime fascista, oggi al governo in Italia, che ne parlano. Lo fanno ricorrendo a un linguaggio di sapore religioso: si chiedono, col sindaco di Roma Alemanno, se quelle leggi furono il male assoluto. Il veleno dell’argomento è scoperto, ingenuo.

«Assoluto» è una parola che appartiene al linguaggio apocalittico dell’ideologia nazista. Così quelle leggi vanno sul conto del razzismo nazista e il regime fascista è assolto da ogni colpa. La tendenza italica all’autoassoluzione è antica e ben nota. Ma è necessario fare i conti con le leggi razziste che operarono nell’Italia di Mussolini dal 1938 al 1945. In questo settantesimo anniversario spinge a ricordarle non la minaccia di un ritorno dell’antisemitismo e nemmeno quel razzismo volgare che oggi in Italia è prodotto e alimentato dalla paura dello straniero, dell’immigrato: si tratta piuttosto di capire che cosa significarono allora quelle leggi nel mondo della scuola e nella cultura religiosa italiana. La ragione è semplice: le memorie di quegli anni parlano di una assenza di reazioni proprio nei luoghi che dovevano esserne più direttamente colpiti e più capaci di reazione – quelli della scuola e quelli della Chiesa. Oggi è sul fronte della scuola e su quello della integrazione fra culture e religioni diverse che il disagio della società italiana è più forte. E la mancata elaborazione di quel passato ne è insieme sintomo e causa.

Lo stato della memoria della cosiddetta società civile è quello che è. «Priebke? Boh!»: così hanno reagito qualche giorno fa le candidate a un premio di bellezza in quel di Frosinone, a poca distanza dalle Fosse Ardeatine, dove qualcuno ha avuto l’idea di invitare come testimonial quella cariatide di assassino nazista. Idea in sé non nuova – lo sanno bene i «mostri» della cronaca nera – se non fosse che i criminali di guerra sono vecchi e soprattutto ignoti ai più. Altro che memoria divisa. Il fiume di un’opinione pubblica politicamente indifferente e infastidita dalle dispute ideologiche li ha cancellati.

La stagione della post-politica perfeziona così la mancata resa dei conti col proprio passato con cui l’Italia ufficiale chiuse tra parentesi il fascismo. E ritorna in auge l’immagine negativa della politica e dei politici di mestiere, simile in apparenza soltanto a quella instillata dalla propaganda del ventennio fascista. Allora nella deliberata ignoranza e rifiuto della politica le menti più lucide videro il prodotto e la radice stessa del fascismo italiano. Lo testimoniano i bellissimi Diari di un partigiano ebreo di Emanuele Artom (editi da Guri Schwarz per Bollati Boringhieri). Emanuele Artom fu fatto prigioniero e ucciso dopo atroci torture dai militi della RSI – quelli per i quali si osa oggi chiedere parità di onore pubblico con le loro vittime. Il suo è uno dei nomi che quelle leggi cancellarono dal mondo degli studi e della scuola. Accanto al suo ci sarebbero tanti altri nomi da ricordare. Ma il fatto su cui si deve tornare a riflettere è l’importanza della scuola per l’attuazione delle leggi del 1938. Qui il regime fascista fu più rapido e più duro di quel nazismo di cui lo si vorrebbe un passivo imitatore in materia di razzismo, un succubo, un ingenuo scolaro traviato da cattivi compagni. L’espulsione degli studenti ebrei dalle scuole pubbliche reca la data del 5 settembre 1938 col Regio decreto n. 1390: «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola». Come ha fatto presente Michele Sarfatti, a Berlino la stessa misura fu presa solo due mesi e mezzo più tardi. Ne fu attore primario Giuseppe Bottai ministro di quella che si chiamava allora l’Educazione Nazionale. Fu lui a far sì che le scuole si riaprissero cancellando studenti e professori ebrei e libri di testo di autori ebrei. Spirito religioso, quel Bottai: il carteggio che intrecciò con don Giuseppe De Luca ha accenti di grande devozione. Sotto di lui la struttura burocratica e la catena di comando della scuola dettero prova di una durezza e di un’efficienza insolite.

Quando le scuole si riaprirono, gli studenti definiti ebrei da quelle leggi erano scomparsi e così pure i professori. Dov’erano finiti? E soprattutto: qualcuno se lo chiese? Oggi le carte di polizia ci permettono di ricostruire i percorsi degli scomparsi. E anche in questo caso l’efficienza dimostrata allora da un paese noto per la sua sciatteria istituzionale desta stupore.

Le spie che si incollarono al professor Paul Oskar Kristeller ne annotarono ogni passo. Elenchi di nomi e cognomi ebraici preparati da tempo permisero di seguire i movimenti delle persone. Quando venne il momento della deportazione nei lager, si fu in grado di rintracciare e chiudere nelle carceri fiorentine di Santa Verdiana la professoressa Enrica Calabresi, studiosa di scienze naturali cacciata dall’università in esecuzione del decreto del 5 settembre 1938: e solo la fiala di solfuro di zinco che la professoressa portava con sé le offrì una via d’uscita prima di salire sul treno per Auschwitz.

Con la scuola va insieme la religione: il linguaggio del razzismo fascista, profondamente diverso da quello nazista, esaltava la superiore spiritualità della «razza italiana». Era un’ambigua mistura di fumisterie idealistiche e di termini religiosi. Quanto contribuì quel linguaggio a oscurare la coscienza della realtà delle cose? Che cosa era la religione che si insegnava nelle scuole italiane dopo il Concordato del ’29? Qui non si tratta solo di misurare la timidezza e l’unilateralità delle reazioni ufficiali delle autorità centrali della Chiesa cattolica, che si preoccupò solo per la legislazione sui matrimoni misti e bloccò la protesta preparata dal defunto papa Pio XI. Si tratta di capire quanto pesasse allora nella cultura scolastica e nella vita sociale l’antica, plurisecolare tradizione di diffamazione degli ebrei e dell’ebraismo portata avanti dal magistero della Chiesa e diffusa dall’alto attraverso i veicoli della capillare presenza ecclesiastica in Italia. Bisogna tornare a scavare in questo passato italiano. Bisogna che quel che se ne sa diventi patrimonio comune.

E per questo è necessario ma non sufficiente che sia chiusa per sempre la porta ai tentativi di rilegittimare il fascismo. Bisogna che la scuola pubblica sia attrezzata come si deve nei confronti dell’intolleranza e dell’ignoranza religiosa e culturale. Oggi il linguaggio senza tempo delle pretese vaticane rivendica nuovi privilegi per le scuole cattoliche. Eppure la scuola pubblica ospita un insegnamento della religione pagato dallo Stato e gestito dai vescovi che di fatto cancella la parità dei diritti costituzionali e tende a vaccinare i giovani contro ogni pluralismo culturale e religioso.

Il fatto che oggi in Italia non siano gli ebrei a essere minacciati più direttamente dall’intolleranza niente toglie all’urgenza del problema. Il passato può insegnare qualcosa. E la scuola pubblica merita che vi si investano tutti i pensieri di un paese che vuole avere un futuro. «Se si pensa a com’è disarmata la giovinezza, – diceva Cesare Garboli – e a com’è fragile davanti ai cattivi maestri… ».

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Antifascisti, Partigiani, Compagni, Cittadini


Ripubblichiamo da Umanità nova il resoconto della bella giornata antifa del 28 settembre in Bolognina:

Si è svolta domenica 28 settembre al pomeriggio l’annunciata manifestazione antifascista organizzata dal centro sociale XM24 con la collaborazione dell’Assemblea Antifascista Permanente di Bologna.
Circa 500 le presenze di un evento che si è sviluppato nel mezzo pomeriggio con diversi interventi di denuncia, controinformazione e dibattito e nel tardo pomeriggio-sera, con una serie di interventi di carattere artistico.
Diversi i banchetti: dalle cucine dell’XM24 al circuito “antagonismo gay”, dall’AAP al Berneri, dai compagni di Brescia a Ecn-Antifa.
Diverse le denunce: in particolare un dettagliato racconto dell’aggressione del 29 agosto scorso, a Roma nel giorno del ricordo dell’assassinio di Renato, nel quale un altro compagno era stato ferito a coltellate; uno dei compagni presenti era fra gli aggrediti, oltre alla descrizione dell’aggressione è stato particolarmente significativo il racconto del (solito e infingardo) comportamento della polizia.
Poi presentazione dei lavori di mappatura e controinformazione (AAP e bresciani).
Sul fronte “artistico” oltre al già citato intervento del Cor-a-Zone anche lo spettacolo del Teatro Volante su Gaetano Bersci, letture di Pasolini sul fascismo e la presentazione del convegno lgbt che si terrà a Bologna dal 10 al 12 ottobre prossimi e che ha come tema, fra gli altri anche l’azione antifascista sia in termini culturali e sociali che di difesa dalle sempre più frequenti ed efferate aggressioni.
Anche in questa manifestazione il “taglio” era quello tipico dei libertari. Un’area libertaria che, a Bologna, consolida la sua presenza in termini consapevoli e fa ben sperare nello sviluppo delle necessarie lotte per allargare gli spazi di libertà e contrastare il vento autoritario che soffia sempre più minaccioso. (Redb)

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Agenti e squadristi uniti nella lotta


A Parma uno studente ghanese viene “spogliato, percosso e offeso” dai vigili urbani. Sulla busta dei documenti che gli hanno riconsegnato, c’era scritto “Emmanuel negro”.

A Roma un giovane cinese viene malmenato da cinque minorenni italiani. È stato accerchiato e picchiato a sangue davanti al teatro di Tor Bella Monaca. Lo stesso gruppo avrebbe assalito un ragazzo di colore lunedì scorso.

A Rovereto un giovane anarchico è stato aggredito in un bar da un gruppetto di neofascisti: sulle giacche avevano le spilline della Fiamma Tricolore. È finito all’ospedale con il viso tumefatto, un buco in testa e qualche taglio.

Amina Sheikh Said, una donna somala di 51 anni, sposata con l’italiano Luigi Mancuso e cittadina italiana, è stata «umiliata, maltrattata e oltraggiata, tenuta nuda per ore all’aeroporto di Ciampino», «ingiuriandola e chiamandola “negra”». La donna ha dichiarato: «Sono rimasta scioccata, non me lo aspettavo. Vivo in Italia dal 1984 ed una storia di razzismo come questa non mi era mai capitata e spero non mi capiterà più». In una conferenza stampa improvvisata, Amina ha annunciato di aver sporto denuncia contro ignoti «per ingiuria, minaccia, violenza privata, perquisizione arbitraria, con l’aggravante dell’odio razziale».

Un ambulante senegalese è stato insultato e picchiato durante una lite al mercato. “Mi ha urlato: negro di merda, tornatene al tuo paese. E mi ha picchiato”, ha raccontato l’aggredito.

A Roma, in via Torre Annunziata, qualcuno ha scritto “Anna Frank suicida” e, accanto, una svastica tracciata con lo spray nero.

A Sesto San Giovanni, nell’hinterland di Milano, davanti ai ruderi dell’industria Falck dove dieci giorni fa è morto carbonizzato nella sua baracca un ragazzino romeno, qualcuno ha scritto odiose frasi razziste.

Si potrebbe continuare (e basta dare un’occhiata a ECN antifa per rendersene conto). Ma è significativo che questi episodi siano dovuti talora a funzionari statali e talora a neofascisti, con un’evidente omologia di comportamenti. Certo, oggi i media di regime si affannano a dire che dietro tutte queste aggressioni e questo “bullismo” – istituzionale e non – ci sarebbe una deficienza di cortisolo. In realtà questi fenomeni crescenti di violenza razzista e xenofoba sono alimentati dalla retorica patriottica, dalla strumentalizzazione mediatica e da legislazioni criminalizzanti o, se si preferisce, criminali. Insomma, qui la sola deficienza è quella del neofascismo e del razzismo di stato.

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