Bergamo, antifascisti in piazza contro apertura sede FN attaccati dalla Polizia, cinquantanove fermi

Scriveva ieri pomeriggio Zic.it:
Mobilitazione antifascista oggi a Bergamo, contro l’intenzione di Forza Nuova di aprire una sede in città. Nel pomeriggio circa 1000 persone hanno manifestato contro l’apertura della sede della formazione neo-fascista, dando vita ad un corteo non autorizzato. Dopo aver percorso le vie del centro comunicando alla cittadinanza i valori dell’antifascismo, il corteo è tornato al concentramento dove è stato caricato dalla polizia. Nel centro cittadino si è scatenata una vera e propria caccia all’uomo e una quarantina di compagni sono stati posti in stato di fermo. La notizia è giunta anche a Milano, dove il corteo nazionale per gli spazi sociali ha deciso di non sciogliersi fino a che i compagni fermati non saranno rilasciati.

Successivamente si apprenderà che i fermi ammontano complessivamente a 59, manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale le accuse. Durante la notte sono stati quasi tutti rilasciati, per un ventenne di Como e un venticinquenne di Seriate, ancora in stato di fermo, dovrebbe tenersi oggi il processo per direttissima

Il video che ricostruisce la giornata e gli abusi della polizia

L’intervista a Lele, antifascista bergamasco, su Zic.it

Il comunicato diffuso dagli antifascisti bergamaschi

Oggi, sabato 28 febbraio, a Bergamo la Questura ha dimostrato quali sono le direttive per la gestione dell’ordine pubblico e del dissenso: i fascisti di forza nuova sono stati fatti sfilare – nonostante non avessero neanche chiesto l’autorizzazione per un corteo – con tutto il loro armamentario da apologia del fascismo e caschi e spranghe bene in vista, mentre le forze dell’ordine hanno attaccato, con scene da mattanza cilena, in maniera deliberata e gratuita i manifestanti che si erano opposti all’apertura della sede di FN.

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Paradosso e negazione


Ripubblichiamo da “Umanità Nova”, n.8 del 1 marzo 2009, anno 89, il seguente articolo contro il revisionismo storico.

Paradosso e negazione

Supponiamo che due persone si trovino ad un bancone di un bar e che uno di questi stia discutendo con il barista a proposito della partita di calcio della squadra cittadina che si è svolta la domenica precedente. Il terzo sopraggiunto si inserisce nella discussione con i suoi commenti, i suoi pareri, magari diversi, a proposito di quanto è accaduto. Ciò che accomuna tutti e tre i presenti, cosa che non viene in alcun modo esplicitata, è che la partita si sia svolta realmente, che ad una data ora siano scesi in campo 22 giocatori, più un arbitro, più i guardialinee, i massaggiatori, le riserve, gli allenatori… e che siano stati presenti a quell’incontro un tot di paganti un tot di abbonati, magari un tot di “infiltrati”. E poi i giornalisti, le dirette televisive, le radiocronache… Ma anche quelli che, pur non assistendovi, ne hanno comunque subito le cause per l’aumento o il blocco del traffico, dei rumori, oppure degli scontri, delle vetrine rotte ed auto bruciate. Ebbene tutto ciò che comunemente chiamiamo prova o prove del fatto che un accadimento sia avvenuto. Questa premessa è necessaria per poter discutere, valutare, conoscere e quindi interpretare l’accaduto. L’ipotesi surreale sarebbe invece quella in cui il terzo convenuto, una volta inseritosi nel dibattito, negasse l’accadimento del fatto stesso. Tutto il dibattito intorno alla partita si sposterebbe su di un altro piano, ovvero la dimostrazione che la partita sia avvenuta e soltanto dopo, eventualmente, ci sarebbe una discussione sul merito. Una piccola accolita di storici, che si definiscono appunto negazionisti, sono partiti con il contestare l’esistenza di un accadimento: non l’esistenza dei campi di concentramento, non l’uccisione di ebrei ed altri in questi campi (in numeri di gran lunga inferiori), ma la realtà di un piano di sterminio preordinato da cui poi sono arrivati a determinare l’inesistenza delle camere a gas e della gasazione a scopi uccisori.
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Il revisionismo storico: un’arma micidiale


Intervento di Giorgio Riboldi alla presentazione del libro “Foibe. Revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica” organizzata il 10 febbraio dall’Assemblea Antifascista Permanente.

A proposito del 10 febbraio: giornata del cosiddetto “ricordo”

Bologna, 10 febbraio 2009

Proprio un anno fa in questi giorni stavamo svolgendo a Sesto San Giovanni (MI) il convegno dal titolo inequivocabile “Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico” e successivamente decidemmo la pubblicazione degli atti perché abbiamo sentito e sentiamo la necessità e il dovere morale e culturale di affermare la verità storica e la conoscenza della storia senza manipolazioni, ribaltamenti, sconvolgimenti e strumentalizzazioni. Tutto ciò in un periodo storico in cui è in atto una subdola, strisciante, superficiale e strumentale operazione di revisione delle principali vicende del ’900, all’interno di un processo di tendenziale fascistizzazione dello Stato che passa anche attraverso una sorta di golpe strisciante che il lestofante presidente del consiglio e il suo “gruppo di dipendenti” stanno tentando di realizzare usando tutti i mezzi senza ritegno, fino a strumentalizzare le più delicate e complesse questioni che attengono alle scelte di vita individuale.
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Per un antifascismo femminista


Ripubblichiamo da “Umanità Nova”, n.8 del 1 marzo 2009, anno 89, il seguente articolo su femminismo e antifascismo.

Un discorso quanto mai attuale se – contemporaneamente – a Bologna CasaPound lancia il taxi rosa e a Palermo, sui muri del centro sociale ove ha sede il collettivo femminista Malefimmine, i fascisti del terzo millennio tracciano la scritta “collettivo Maletroie” firmata CasaPound e, nei giorni precedenti, anche “compagna quando ce vedi te se bagna”…

Né peraltro si tratta di ascrivere il sessismo solo ad altri. Noi crediamo che la soggettività antifascista, abituata a contrastare la violenza autoritaria come elemento esterno e separato da sé, deve guardarsi dal non mettersi in discussione e problematizzare costantemente le proprie pratiche di ogni giorno. Anche sul versante della vita quotidiana e dei rapporti fra i generi.


Per un antifascismo femminista

Ha senso parlare di femminismo antifascista? Probabilmente no, a meno di non voler specificare una delle “qualità” della critica di genere ai soggetti dell’oppressione. Invece è forse utile specificarne l’attualità, soprattutto se capita di leggere, su quotidiani o riviste patinate, improbabili riferimenti a mai esistiti ed esistenti “femminismi di destra”, legati ad alcune passate e presenti organizzazioni neofasciste. Un’operazione, quest’ultima, certamente definibile più correttamente come il tentativo di utilizzare strumentalmente il punto di vista “delle donne” e le camerate stesse come manovalanza per raggiungere elettorati femminili e consegnare loro il cappio con il quale impiccarsi.

Sostenere che il femminismo non può non essere antifascista serve quindi a ribadire un fatto storico, l’oppressione del regime mussoliniano nei confronti delle donne, ed anche uno teorico, dato che se il patriarcato non nasce con il fascismo né può essere considerato un suo sinonimo, al contempo niente è meglio di un’ideologia autoritaria perché si confermi e consolidi.

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CasaPound sfrattata da Bologna emigra a Castel San Pietro Terme


Di recente, un gruppetto di Forza Nuova e qualche esponente di CasaPound urlavano in via Mattei «Boia chi molla è il grido di battaglia, contro l’immigrazione la gioventù si scaglia». Si sa, i fascisti di CasaPound Bologna non mollano: xenofobia, demagogia, intolleranza…

Così, dopo che a Bologna non hanno ottenuto né osterie né hotel né sale comunali, ora ci riprovano in provincia abbassando i toni. Non più la Uno Bianca, non più un’iniziativa sul terrorista nero Pier Luigi Concutelli nell’anniversario della Strage di piazza Fontana, ma un dibattito più quieto: il 2 Marzo presso la sala Sassi, via Fratelli Cervi 3 (angolo viale Roma) di Castel San Pietro Terme, hanno in programma una delle solite presentazioni pubbliche del Mutuo Sociale.

Come già osservava Militant in un documento sul Sacco di Roma e la soluzione di Alemanno, il mutuo sociale non cambia nulla: è anzi uno strumento inefficace e discriminatorio. Anziché riproporre l’edilizia popolare o calmierare in qualche modo il mercato degli affitti, lo stato dovrebbe erogare soldi alle famiglie avvantaggiando chi ha già disponibilità economiche e favorendo insieme, come è accaduto a Roma, la speculazione edilizia dei «palazzinari». Ma chi non ce la fa a pagare l’affitto, e saranno sempre di più coloro che faranno fatica, non potrà certo permettersi di comprare una casa, anche con un mutuo agevolato.

Resta poi il fatto che là dove si insediano i neofascisti di CasaPound diffondono razzismo, demagogia, sessismo, violenza, intolleranza, xenofobia, paura, revisionismo… Basti dire che, non riuscendo a scrivere “via Fratelli Cervi”, sul manifesto neofascista la Sala Sassi risulta nell’adiacente Viale Roma…

Per protestare contro la concessione di una sala pubblica ai neofascisti potete inviare le vostre mail a lsalvaderi@cspietro.it (Ufficio URP di Castel San Pietro Terme) e al sindaco PD Vincenzo Zacchiroli sindaco@cspietro.it

(grazie a Lodo per la segnalazione)

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Squadrismo simbolico e neofascismo


Oggi lo squadrismo simbolico dei neofascisti è complementare al loro squadrismo reale. Ma spesso – come è successo per Italo – ciò passa per ironia o provocazione artistica o iniziativa culturale. Con la complicità dei giornalisti affamati di notiziole piccanti o, talora, amici sottobanco dei neofascisti (vedi ad esempio qui tra i commenti).

Anzitutto, ai fascisti piacciono gli anniversari. Nell’anniversario della Strage di Piazza Fontana, che l’AAP ricordava con una manifestazione, a Bologna CasaPound ha cercato di presentare un libro-intervista al terrorista nero Concutelli, uno dei fondatori di Ordine Nuovo, proprio l’organizzazione che eseguì la suddetta strage. Un caso di provocazione esplicita. O di rivendicazione allusiva.

A Milano, nell’anniversario dell’uccisione di Eugenio Curiel, partigiano ebreo ammazzato dai repubblichini il 24 febbraio 1945, i soliti ignoti hanno imbrattato di strisce di vernice rossa la lapide commemorativa e vi hanno deposto sopra 30 bossoli calibro 30. Un altro caso di rivendicazione allusiva. O, se si vuole, di intimidazione.

Tra le varie iniziative degli squadristi simbolici vi è anche la storia diffusa da CasaPound che narra di un loro simpatizzante omosessuale, P. D., 45enne dei Castelli romani, che, in procinto di sottoporsi a un’operazione per cambiare sesso, chiedeva “una garanzia da parte della curia vescovile riguardo al suo desiderio di farsi suora ed entrare in convento”… Le agenzie di stampa, sempre compiacenti verso i “fascisti del terzo millennio”, hanno diffuso la notizia, ma si trattava solo di una fandonia – dichiara CasaPound – per criticare il Partito Democratico “che cambia pelle ogni due settimane”. O forse per offendere la scelta trans paragonandola a un partito ormai privo identità. Un’offesa allusiva. Un insulto simbolico.

Certo i fascisti cambiano il pelo, ma non il vizio del razzismo e del sessismo. Riproduciamo parte del comunicato del collettivo Malefimmine di Palermo pubblicato da Femminismo al Sud:

In questi ultimi giorni si sono verificati una serie di eventi alquanto preoccupanti: dapprima abbiamo ricevuto la mail di un membro di comunione e liberazione che cercava di infiltrarsi, e stanotte sui muri del centro sociale, in cui abbiamo la nostra sede, è stato scritto “collettivo Maletroie” firmato casa pound.

Premettiamo che precedentemente avevamo trovato un’altra scritta che recitava “compagna quando ce vedi te se bagna” che noi avevamo sottovalutato. Riteniamo che tali scritte siano esemplificative dell’ideologia che risiede dietro le ultime mobilitazioni delle destre sulla questione delle donne.

Anche questa, in fondo, è una rivendicazione allusiva. Anzi, un’intimidazione esplicita.

Né va peraltro dimenticato che il romanzo futurista di Filippo Tommaso Marinetti Mafarka si fonda sulla descrizione sadico-eroica di uno stupro di massa: «Scrissi dunque “Lo stupro delle negre” perché da una gran fornace torrida di lussuria e di abbrutimento potesse balzar fuori la grande volontà eroica di Mafarka», dichiarava Marinetti nel 1910. E il forum di CasaPound si chiama appunto vivamafarka

La nostra solidarietà, pur da lontano, va a chiunque – e sono tant* – sia aggredit* anche simbolicamente dai neofascisti. Contro ogni fascismo sessismo razzismo! Contro ogni “pacchetto sicurezza”!

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Reggio Emilia: “Questa è CasaPound, i negri non li vogliamo”.


IL FASCISMO NON È UN OPINIONE: FUORI I FASCISTI DA REGGIO EMILIA!
(da Indymedia ER)

Cittadini di Reggio Emilia, venerdì 13 febbraio, è stata presentata al pubblico la sedicente Libreria non conforme “Gabriele D’Annunzio” da parte degli aderenti all’associazione CasaPound.

Davanti a una definizione tanto civile, niente a primo acchito potrebbe indurci a interrogarci su questo evento. Ma cosa si nasconde veramente dietro questo nome?

In verità, ciò che vedremo presentarsi ai nostri occhi non sarà altro che l’ennesimo spazio di adunata a disposizione dell’organizzazione fascista CasaPound, nata dalla scissione dal Partito Fiamma Tricolore nel 2003.

Questa, muovendosi mediante mentite spoglie di associazione pseudo culturale e/o letteraria, tenta di accreditarsi e raccogliere consensi attraverso campagne demagogiche (come ad esempio, il sì detto mutuo sociale, il carovita, ecc.).

Aldilà di tante belle premesse, di chi stiamo veramente parlando? Ebbene, dei fascisti autori dell’ignobile aggressione nei confronti di manifestanti e studenti in Piazza Navona il 29 ottobre 2008, di pestaggi, scontri, violenze contro attivisti di sinistra, migranti e altri individui.

Il loro “degno” leader, Gianluca Iannone (ex M.S.I.), è stato presente a presiedere e fare bel viso all’intero incontro. È naturale presumere che iniziative promosse da certi singoli non potranno quindi vertere su proposte culturali di qualsivoglia genere.

È nostra modesta opinione che preferiranno dedicarsi ad attività più “conformi” alla loro sfera d’azione, ovvero la violenza squadrista. Nella nostra città, poi, hanno già cominciato. Il 31-01-09, in Viale Umberto I, alcuni membri del gruppo hanno assalito un giovane minorenne, la cui unica colpa verso di loro è il colore della sua pelle.

Di buono c’è che quest’ultimi, seguendo dettami di retta educazione, hanno avuto la curanza di presentarsi al malcapitato: “Questa è CasaPound, i negri non li vogliamo”.

A questo ragazzo va tutta la nostra solidarietà. Agli squadristi tutto il nostro disprezzo.

Città di Reggio Emilia, Città Antifascista e Partigiana, mobilitiamoci e respingiamo ogni tentativo di insediamento del fascismo. Di qualsiasi origine.

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Dom 8 mar h.16.00 a Xm: ass. pubblica contro il pacchetto sicurezza


8 marzo: assemblea contro il pacchetto sicurezza

SIAMO QUI, RESTIAMO QUI, LOTTIAMO QUI
CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA!

In giro tira aria di crisi. Ogni giorno migliaia di lavoratori e lavoratrici vengono messi in cassa integrazione o licenziati. Succede soprattutto a noi migranti, che per la crisi paghiamo un prezzo ancora più alto: se perdiamo il permesso di soggiorno, rischiamo di diventare clandestini, di essere rinchiusi nei centri di detenzione e di essere espulsi.

Non passa giorno senza che si compia un atto di violenza razzista contro i migranti, mentre il ministro dell’Interno dice che “bisogna essere cattivi” con i clandestini, alimentando così sempre più razzismo. Questo razzismo serve a legittimare la politica del governo, che in tempo di crisi ha una risposta chiara: l’espulsione.

Il “pacchetto sicurezza” approvato dal Parlamento serve all’espulsione e allo sfruttamento del lavoro migrante.

La tassa sul permesso di soggiorno serve a mettere ancora una volta le mani nelle nostre tasche, rendendoci sempre più poveri. E intanto, i permessi di soggiorno restano anche per più di un anno fermi in questura. Costruire nuovi centri di detenzione serve a espellerci dal mercato del lavoro prima ancora che dal paese.  Permettere ai medici di denunciare i clandestini che si rivolgono alle strutture sanitarie serve a costringerci a rinunciare anche ai diritti più elementari.

NON POSSIAMO ACCETTARE TUTTO QUESTO, E NON LO ACCETTEREMO!

Il governo vuole trasformare la crisi in un’occasione per cacciare via una parte importante della classe operaia di questo paese. Vogliono spaventarci, ma non è il momento di aver paura. Noi migranti non pagheremo la crisi:

È IL MOMENTO DI USCIRE FUORI!

ASSEMBLEA PUBBLICA
CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA!

domenica 8 marzo, ore 16
presso XM24, via Fioravanti 24 Bologna
(ex mercato ortofrutticolo, Bus 11)

Noi lavoratrici e lavoratori migranti ci saremo per noi e per i nostri figli, che sono nati e cresciuti qui. Ci saremo perché non accettiamo che il governo rubi i contributi che abbiamo versato per anni, e che siamo destinati a perdere se lasciamo l’Italia. Ci saremo per dire che in questa crisi siamo tutti uguali, lavoratori italiani e migranti.

Coordinamento Migranti Bologna e Provincia
Per info: http://www.coordinamentomigranti.splinder.com

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Ass. pubblica mer 25 feb h.21.00 al c.s. TPO


Assemblea pubblica mer 25 feb h.21.00 presso il c.s. TPO

Nessuna sede fascista, nessuna ronda!

Stop al fascismo, stop al razzismo, stop al sessismo
(da GlobalProject)

I fatti di sabato mattina nel Quartiere Santo Stefano ci pongono di fronte alla pericolosità di una nuova organizzazione fascista, CasaPound, e l’iniziativa di domenica pomeriggio, indetta da Forza Nuova in via Mattei, ci evidenzia, invece, la modernità del suo intervento politico nella crisi.

Non si tratta di giocare a scimmiottare il passato, né di vedere il nemico più pericoloso di ciò che oggi è, ma di riflettere sullo stato di salute del nostro territorio.

Ci sono tensioni che hanno un nome comune chiamato paura. Paura del presente (la pensabilità del domani è un lusso con la valuta corrente), paura del reale, del vicino, del collega di lavoro (sicuro concorrente). Paura del migrante. Paura del gay. Paura di pensare altro che non sia il privato.

La gestione della sicurezza è contesa tra partiti politici “tradizionali” come la Lega e movimenti di destra eversiva che irrompono nel dibattito e la chiave del loro successo è chi diviene giustiziere.

Abbiamo a che fare con organizzazioni socialmente pericolose che in un periodo di crisi formidabile e nel nuovo contesto normativo inaugurato dal Pacchetto Sicurezza diventano potentemente eversive.

Per questo proponiamo a tutti e tutte coloro che non hanno smesso di pensare e di sognare una città diversa, libera, democratica, antirazzista, senza ronde e senza nuclei razzisti che controllano il territorio di fare una campagna metropolitana comune e condivisa.

E di difendere insieme i compagni che si sono opposti all’arroganza dei picchiatori di CasaPound.

Mercoledì 25 febbraio ore 21.00 al TPO
via Casarini 17/5 Bologna

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Resoconto del presidio contro Forza Nuova


Convocato in fretta, il presidio contro la fiaccolata xenofoba di Forza Nuova in via Mattei ha visto la partecipazione di un centinaio di persone di tante realtà cittadine, collettivi, centri sociali, a riprova che il problema della fascistizzazione sociale, delle politiche securitarie e della nuova agibilità di gruppi fascisti e xenofobi è sentito e condiviso.

Anzitutto la convocazione del presidio antifascista ha ottenuto che a Forza Nuova fosse vietato di muoversi in corteo per le vie della zona. Una quarantina di neofascisti, giunti per metà da fuori, si sono ritrovati in piazza dei Colori nei paraggi del parco dove la notte del 13 gennaio una ragazza quattordicenne è stata violentata da un immigrato. Nel manifesto di FN – uguale a quello usato in altre città – si leggeva «E se accadesse a tua figlia?», sotto la foto di una donna bianca stuprata e alla fine «Basta immigrazione!».

Nel volantino diffuso dall’AAP si sottolineava come Forza Nuova sia un’organizzazione neofascista e razzista che sfrutta e strumentalizza qualsiasi tema sociale per diffondere razzismo e paura. Gli organizzatori non avevano portato striscioni, ma c’è chi ne ha portati di vecchi o ne ha fatti sul posto: c’era lo storico striscione del circolo anarchico Berneri «No ai centri di detenzione» (che in via Mattei per anni è stato appeso ogni sabato sul CPT); un altro striscione recitava «Nessuno spazio ai fascisti, né ora né mai»; e un bizzarro trittico recava scritto: «D’Annunzio stuprava le oche. / Il 98% degli stupri avviene in famiglia… e lo chiamano amore / I preti stuprano i bambini» (vedi le foto su Zic.it).

Va segnalato anche un episodio che deve farci riflettere. Quando una parte del presidio si era allontanato, per un attimo è sembrato che i fascisti stessero per muoversi in corteo e c’è stato qualche attimo di tensione scandito dal coro «Forza Nuova, vecchia merda» e «Buffoni, buffoni!». In questo frangente un compagno ha urlato «Fascisti vi stupriamo noi!». Ciò ha destato nel presidio urla di sdegno all’indirizzo di chi aveva pronunciato tale frase. Sebbene sia stato un solo compagno, quella del sessismo resta secondo noi una questione aperta e da dibattere anche all’interno delle aree antagoniste. Questo episodio crediamo dimostri la necessità di discuterne, di definire che cosa sia il sessismo e quali siano gli strumenti per contrastarlo.

Via Mattei era deserta e quasi spettrale, chiusa la circolazione, rari i passanti, ma per lo più solidali con le ragioni della protesta. Va segnalato infatti che tra i residenti vi era grande indignazione per la presenza dei fascisti in quartiere. Anche perché il giorno prima, nel luogo dello stupro, si era tenuto un presidio di amici e amiche della ragazza a carattere multietnico e, implicitamente, antirazzista. L’iniziativa di Forza Nuova è stata percepita dunque come una prevaricazione rispetto a quello che già gli abitanti avevano liberamente espresso.

Nonostante il margine di improvvisazione e la difficoltà come assemblea mista di prendere una posizione articolata sul tema degli stupri, agitato in modo bieco e strumentale da Forza Nuova, riteniamo che il presidio non solo sia stato utile, ma che abbia anche lanciato un segnale positivo alla città, contro chi vuole diffondere odio, razzismo e paura.

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