Pur di demonizzare l’antifascismo, si sa, CasaPound non va tanto per il sottile e cerca amicizie a destra e a manca.
«Perché abbiamo invitato Morucci? Innanzitutto perché ci ha annunciato un appello importante», spiega il leader Gianluca Iannone, «l’invito a mettere fine al meccanismo diabolico dell’antifascismo, un meccanismo che lui ha detto esplicitamente di condannare. Si parla tanto di riconciliazione nazionale: superare l’antifascismo è un passaggio obbligato»… E per chi non si adegua, olio di ricino e spranghe tricolori!
Lasciamo pur perdere come certi personaggi – tra i quali vi è certo Valerio Morucci – abbiano sovradeterminato e bruciato le lotte sociali e le speranze rivoluzionarie della loro generazione. Per noi l’autoritarismo, la gerarchizzazione, il credersi avanguardia è sempre un errore. Alla lunga conduce sempre in devastanti vicoli ciechi, nel cesso della storia. D’altronde, asinus asinum fricat.
Resta il fatto che i «fascisti del terzo millennio» di CasaPound si atteggiano costantemente a «vittime». Anzi, preparano e pianificano la scena commovente della loro «vittimizzazione» mediatica. Pensate solo a Piazza Navona: prima un po’ di infiltrati nel corteo che compiono provocazioni coperte e pestaggi fuori scena per suscitare risposte; poi la recita alla luce del sole in piazza Navona, in modo da figurare come vittime innocenti ed eroiche di una tetra aggressione comunista (con camerati già pronti a filmare comodamente su una terrazza, a tal punto il set – il luogo, l’ora, la luce – era predisposto a tavolino). E gli è andata male solo perché alcuni filmati e testimoni hanno documentato l’esatto svolgersi dei fatti.
Ma dietro tutto questo artefatto vittimismo mediatico di CasaPound, vi è la rivendicazione del diritto preventivo di reagire. Vi è la pretesa di essere esorcisti contro le mille forme del «diabolico» (stranieri, “diversi”, antifascisti, capelloni, malvestiti, antipatrioti, spiriti critici, ecc.). Vi è l’autoritarismo violento di chi ha deciso quale deve essere, per tutti e per ciascuno, il «passaggio obbligato». Eh sì, «liberi pensieri», ma nessuna critica, nessuna effettiva libertà! Avanti, march!
Come già abbiamo scritto, la presunta «riconciliazione nazionale» propagandata da neofascisti e «democratici» è in realtà un programma autoritario di liquidazione dei valori dell’antifascismo. Secondo la regola bipartisan della «pacificazione», chi avanza la minima critica antifascista deve essere trattato come residuato bellico: un intollerante, un sedizioso, un barbaro che vuole distruggere la convivenza civile, l’Umanità, la Cultura, la Patria, etc. La logica del dialogo bipartisan è diventata ben presto, anzi fin da subito, un progetto conformista e normativo di criminalizzazione della critica. A ciò si aggiunge il conformismo dei «non conformi»: con una mano la «riconciliazione»; con l’altra, invece, la spranga tricolore o le cinghiate contro studenti ragazzini…
Ma queste pratiche sono vecchie. Altro che futuristi. CasaPound, come si vede, è solo una conventicola di passatisti reazionari e nostalgici. Con sopra una manciata ipocrita di parole in libertà. «Quando rimpiangete qualche cosa», scriveva Filippo Tommaso Marinetti nel 1905, «è già un germe di morte che portate in voi stessi».
Eia eia alla larga!
Eia eia alla larga!
Eia eia alla larga!