Lettera aperta al presidente del q.re S. Stefano


Gentile Andrea Forlani,
recentemente, come presidente del quartiere Santo Stefano, lei ha negato una sala pubblica all’organizzazione neofascista CasaPound con queste parole: «Sono assolutamente contrario a questo tipo di iniziative perché credo che l’antifascismo sia ancora un valore in questa città».

Eppure nel pomeriggio di sabato 14 marzo ancora una volta l’Associazione Culturale Edera svolgerà un’iniziativa presso la Sala del Baraccano parlando di «Euflazione», una pseudo-dottrina economica che dissimula e contrabbanda il vecchio mito antisemita del complotto finanziario internazionale.
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Banchetto leghista ribaltato, fermati anarchici


Il braccio giovanile della Lega inneggiava alla castrazione chimica

[da Zic.it] 8 marzo 2009 – Sono stati condotti in questura intorno alle diciassette di ieri in via Indipendenza, e lì trattenuti fino alle venti, senza che fosse loro consegnato alcun verbale, tre attivisti di area anarchica, accusati di aver rovesciato un banchetto del Movimento Giovani Padani (emanazione della Lega Nord) nei paraggi dell’incrocio con via Righi.

I leghisti distribuivano un volantino a titolo «Adesso basta – Fermiamoli con la castrazione chimica» nel cui fronte sono riprodotti titoli di giornale relativi a stupri di cui sono stati accusati migranti. La Lega, partito oggi di governo che ottenne il suo primo successo popolare urlando ai quattro venti «ce lo abbiamo duro», come già i neofascisti straparla del dramma della violenza di genere ai fini di indebiti e strumentali attacchi xenofobi.

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[BO] Ennesima aggressione razzista


Dopo il caso dei vigilantes che praticavano la “caccia al migrante”, a Bologna ieri un eritreo di 24 anni, per aver rifiutato una sigaretta, è stato picchiato, rapinato e insultato con ingiurie razziste da due giovani. Il fatto è avvenuto attorno alle quattro del mattino in via Fioravanti, nella prima periferia, mentre l’uomo stava camminando per strada insieme alla moglie. È l’ennesimo atto di
intolleranza e violenza xenofoba nella nostra città. Vedi zic.it.

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Denunciati tre compagni del Tpo aggrediti dai neofascisti di CasaPound

Si è appreso martedì che la procura ha iscritto nel registro degli indagati, per manifestazione non autorizzata, lesioni aggravate in concorso, percosse e tentata violenza privata, tre compagni del Tpo, a seguito dell’aggressione subita nell’ambito del volantinaggio contro CasaPound del 21 febbraio, promosso dal centro sociale di Via Casarini insieme a noi e a AntagonismoGay.
Un manipolo di fascisti del terzo millennio ha sbarrato, quel giorno, la strada a chi volantinava, estraendo cinghie e coltelli (solo per uno di loro una denuncia per lesioni aggravate). L’aggressione è capitata ai compagni del Tpo come poteva capitare ad alcuni di noi, che volantinavano poco distante.
Come tante altre volte, l’ultima a Bergamo, i fascisti godono di agibilità e sostanziale impunità e la repressione si accanisce sugli antifascisti.

Tutta la nostra solidarietà ai compagni aggrediti e denunciati, nessuno spazio ai fascisti!

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Neofascismo patinato e grande capitale


Si discute molto in questi mesi se contrastare pubblicamente le iniziative neofasciste non rischi di fare loro pubblicità. Certo, il rischio c’è, ma di pubblicità i neofascisti ne hanno a iosa: la destra italiana, infatti, è un sistema integrato che non ripudia le proprie frange violente e ogni baggianata fascio-futurista fa subito notizia sui media di regime. Facciamo solo alcuni esempi.

Nel pomeriggio dell’8 agosto 2008, in una Bologna vuota e assolata, tre neofascisti di CasaPound salivano sulla torre Asinelli per issarvi la bandiera del Tibet: nelle strade non c’era nessuno, ma la notizia trovava pronta risonanza su Tg e giornali persino stranieri.

Nel numero di febbraio, una rivista patinata per teen-agers pubblicata da Mondadori (di proprietà della famiglia Berlusconi), “Top Girl”, ha dedicato ben sei pagine a Forza Nuova sotto il titolo simpatico La carica dei neofascisti. Il neofascismo vi figura come una nuova moda giovanile e alcuni giovanissimi di Forza Nuova descrivono la loro scelta come nuova e anticonformista: un modo per distaccarsi da una società in cui non si riconoscono, recuperando valori tradizionali come quelli di patria, famiglia, religione (vedi 1, 2, 3). Una bella pubblicità presso migliaia di ragazzine italiane fra i 12 e i 16 anni che forse hanno pochi strumenti per capire che cosa sia Forza Nuova…

A Bologna, per meglio coprire le recenti provocazioni e ingentilire l’immagine opaca di CasaPound, il geniale stratega di CP Massimiliano Mazzanti lancia il taxi rosa (1, 2, 3). L’auto è però grigia e non rosa, ma naturalmente l’iniziativa ottiene pronta pubblicità dai colleghi giornalisti, ad esempio sulle bolse pagine locali di “Repubblica”.

Per questo – anche senza moltiplicare gli esempi – riteniamo necessario un antifascismo sociale, aperto, pubblico, capace di spiegare perché l’autoritarismo, la xenofobia, le ronde non siano risposte alle ingiustizie sociali e alla devastante crisi economica che sta per investire l’Italia.

Oggi, attraverso tutti i mezzi di informazione si alimenta la paura e l’odio per un presunto «nemico» esterno. Ciò vorrebbe far dimenticare che il nemico marcia invece, ben visibile, alla nostra testa: è la violenza arbitraria degli apparati militari e di polizia, lo sfruttamento e la flessibilizzazione del lavoro, la rapina dalle tasche dei lavoratori per finanziare gli eserciti, il taglio delle pensioni e dei diritti sociali, il caro affitti, le leggi razziste sull’immigrazione, la compressione delle libertà di associazione e di espressione.

Tanta pubblicità dimostra solo che il neofascismo è oggettivamente alleato e appoggiato dai padroni e dal potere economico. Opporsi è possibile, ragionevole, necessario. Né guerra fra i poveri, né pace fra le classi!

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Bologna: vigilantes picchiano immigrati


Sempre più vigili, poliziotti, carabinieri, vigilantes, consigli comunali sono protagonisti di aggressioni o provvedimenti razzisti. Anzi, il razzismo in Italia assomiglia ormai a una Bolzaneto a cielo aperto.

A Bologna due cittadini marocchini di 32 e 45 anni sono stati insultati e picchiati con manganelli, calci e pugni da 5-6 vigilantes. «Avevano la stessa divisa di quelli che, qualche giorno prima, erano venuto a dirci che dovevamo andarcene dalle baracche», hanno raccontato. I due si sono fatti medicare al Rizzoli e hanno ricevuto prognosi di 30 e 7 giorni. I vigilantes accusati avrebbero anche sottratto ai due migranti un cellulare.

Mercoledì pomeriggio le due vittime del pestaggio, di ritorno da una visita medica, sono state fermate dalla polizia. Il più giovane è stato incarcerato nel CIE perché senza documenti.

Vedi anche:
Bologna: ordinaria follia razzista
Razzismo a Bologna e in Italia
Carabinieri torturano famiglie rom

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Sab 7 mar h14.00: incontro nazionale antirazzista a Xm24


Dopo le numerose prese di posizione e gli appelli nelle liste e nei giornali, dopo le assemblee e riunioni in molte parti d’Italia, dopo i molti i presidi e le manifestazioni in differenti città contro il pacchetto sicurezza in via di approvazione, contro il razzismo istituzionale praticato dal governo e le continue violenze razziste, crediamo sia giunto il momento di un incontro di tutte le realtà impegnate nell’organizzazione dei migranti e nella pratica dell’antirazzismo.

La crisi rende sempre più evidente il significato della legge Bossi-Fini, del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, della costruzione di nuovi centri di detenzione: il governo oltre a considerare i migranti come forza lavoro su cui scaricare i costi di questa crisi, sta anche cercando di utilizzarli come valvola di sfogo contro le tensioni che stanno crescendo ovunque e con sempre maggiore intensità.

Contro tutto questo è necessario prendere parola e riprendere l’iniziativa. Diamo appuntamento per un incontro di tutte le reti antirazziste e le realtà migranti interessate

sabato 7 marzo, ore 14,
a Bologna presso XM24,
via Fioravanti 24.

Coordinamento migranti Bologna e provincia
Reti migranti Torino
Coordinamento immigrati Brescia
Impronte migranti Roma
Adl Veneto
Razzismo stop Padova
Città migrante Reggio Emilia
Cittadinanza globale Verona

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[BO] Rivolta al C.I.E. di via Mattei


«Una situazione di schifo per sei mesi». È questo il messaggio di un detenuto all’interno del C.I.E. di via Mattei, lanciato durante una diretta radiofonica di Radio Blackout ieri martedì 3 Marzo (vedi anche Zic.it).

Da dieci anni ci sono in Italia leggi razziste. Da dieci anni gli immigrati tentano di fuggire dai C.P.T., denunciano le condizioni terribili in cui vivono, le violenze che subiscono, si ribellano con i mezzi che hanno e troppo spesso si infliggono ferite o ingoiano quello che si trovano tra le mani pur di evitare la deportazione.

Ora, il passaggio da C.P.T. a C.I.E. ha ulteriormente aggravato la condizione materiale e giuridica di chi è internato in questi lager etnici, portando da due a sei mesi il periodo di detenzione e permettendo l’incarcerazione sia di migranti “irregolari”, sia di richiedenti asilo e di chi ha il permesso di soggiorno scaduto.

In questi giorni, anche nel C.I.E. di via Mattei vi sono state proteste, repressione violenta e casi di autolesionismo. Da sabato 28 febbraio si sono verificati episodi di dissenso e di rivolta dei detenuti. Un migrante è salito sul tetto facendo con un lenzuolo un cappio e mettendoselo attorno al collo. Un gesto simbolico per comunicare al di là delle mura del lager.

Crediamo sia tempo di riprendere parola e iniziativa contro questi luoghi di sopraffazione e di dolore. Occorre riportare all’attenzione della città le rinnovate politiche razziste dello stato e la necessità di contrastarle. Anche se nei C.I.E. non vi fossero continue violenze, pestaggi e barbiturici, non c’è insulto più grande che quello di divenire un corpo illegale che ha commesso il ‘reato’ di esistere nel posto sbagliato.

Intanto su Indymedia ER è apparsa l’indicazione di un presidio di solidarietà: venerdì 6 marzo dalle ore 16 in p.za Ravegnana (sotto le due torri) e dalle 18 in via Mattei (spostandosi con l’autobus 14).

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Dieci anni di leggi razziali


Istituiti il 29 gennaio 1999 dal governo Prodi con la legge Turco-Napolitano (votata da un’ampia schiera di forze parlamentari: da AN ai DS, a Rifondazione e ai Verdi), perfezionati dalla legge Bossi-Fini e assecondati anche da giunte di centro-sinistra come quella dell’Emilia-Romagna o da amministrazioni “rosse” come quella di Modena, i “Centri di Permanenza Temporanea” per immigrati (CPT, oggi CIE) sono il monumento al degrado delle già irrisorie libertà borghesi.

Con la legge Turco-Napolitano, dieci anni fa cominciava una legislazione razzista che ha gradualmente minato quel poco di “libertà” garantito dalla tradizione borghese liberale. Il diritto all’inviolabilità della libertà personale, che figura tra i principi fondamentali della Costituzione (art. 13), veniva sovvertito con l’istituzione di carceri supplementari su base etnica e dipendenti dall’autorità amministrativa (i CPT), dove i migranti vengono rinchiusi senza processo, senza difesa, senza diritti.

In questi dieci anni i Centri di detenzione e le politiche dell’accoglienza in genere sono stati strumenti per ricattare, opprimere e sfruttare con crudezza fasce non garantite di forza-lavoro e, attraverso ciò, estendere il clima di repressione, ricatto e intimidazione a tutti i lavoratori e a tutta la società. È stato un modo per garantire i profitti e allontanare la crisi economica.

Oggi, quelli che un tempo venivano presentati dalla stampa di regime come “alberghi a quattro stelle”, restano ciò che sono sempre stati: disumani lager razzisti ove vengono rinchiusi gli immigrati colpevoli di non essersi assicurati le carte giuste. Al loro interno hanno luogo vessazioni di ogni genere: dal cibo pessimo (spesso con aggiunta di sedativi) alle insolenze e agli ordini formulati in una lingua ai più sconosciuta, dalle manganellate quotidiane alla minaccia continua di venire deportati. È un brutale sistema concentrazionario che ormai depone anche i panni ipocriti dell’umanità e della carità.

A Bologna il CPT/CIE di via Mattei non fa certo eccezione: il cibo pessimo e scarso, il sovraffollamento (sono in 60), la mancanza dei letti che costringe a dormire a terra, i maltrattamenti… Informa-azione segnala che sabato 28 febbraio un ragazzo stava abbondantemente sanguinando e che la direzione del CPT non faceva arrivare l’ambulanza. Zic.it racconta che lunedì 2 marzo, verso le 19, tre migranti sono saliti sul tetto protestando contro il rifiuto dei responsabili della struttura di fornire assistenza medica a un detenuto che avrebbe ingoiato degli oggetti di ferro. Si sentivano molte urla e vi era un gran numero di carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco. E la rivolta continua.

Senza dubbio, il “Pacchetto sicurezza” ha aggravato le condizioni di prigionia prolungando da due a sei mesi la possibile detenzione nei CIE. Sempre più militarizzati e chiusi al mondo esterno, nei CIE verranno imprigionati sia i migranti “irregolari”, sia i richiedenti asilo, sia chi ha il permesso di soggiorno scaduto. E lo stato procederà a espulsioni rapide e sommarie.

Ma anche fuori dai campi di detenzione la propaganda razzista dello stato rende ogni giorno più dure le condizioni di vita dei migranti, con l’incremento costante di aggressioni e pogrom neofascisti e razzisti, talora teorizzati esplicitamente come ha fatto Roberto Fiore a Bergamo il 28 febbraio dichiarando: “È ora che gli italiani si sollevino e facciano capire che non sono più disposti a sopportare questa invasione”.

Ricordiamoci che ogni mutilazione della libertà altrui riguarda e impoverisce anche la nostra. Dieci anni di leggi razziali sono tanti, sono troppi. Nei prossimi giorni continueranno i presidi di protesta.

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Solidarietà agli antifascisti bergamaschi


Saluti romani, slogan fascisti, decine di spranghe e caschi: così ha sfilato Forza Nuova a Bergamo sabato 28 febbraio. Nel corteo nero vi era fra l’altro anche don Giulio Tam, sacerdote che si autodefinisce “crociato in lotta contro la decadenza, l’invasione islamica e le trame dei perfidi giudei”. Per don Tam “la tonaca è semplicemente un camicia nera più lunga”.

Secondo l’anarchico Luigi Fabbri, che scriveva nel lontano 1922, lo squadrismo è “l’offensiva combinata delle forze illegali e legali”. Ed è una definizione valida tuttora. A Bergamo non solo la polizia ha garantito la sfilata dei fascisti di Forza Nuova nonostante non avessero chiesto l’autorizzazione per un corteo, ma ha anche scatenato una rabbiosa caccia all’uomo contro chi aveva manifestato il proprio antifascismo. Sicché, non fa certo meraviglia che in questo video (tra 00:46 e 1:02) si veda tra i poliziotti un uomo senza alcuna divisa e con passamontagna nero che manganella alacremente i manifestanti…

Tutta la nostra solidarietà agli antifascisti picchiati, fermati o denunciati.

Gurada il video integrale delle violenze della polizia.


La vera violenza è quella fascista!

Il 28 febbraio sfilavano in corteo, a Bergamo, 300 militanti di Forza Nuova con caschi e spranghe in bella vista, capitanati dal pluricondannato Roberto Fiore, noto esponente della destra radicale e segretario del partito. Inneggiando al duce, urlando slogan razzisti e facendo il saluto romano i neofascisti festeggiavano l’apertura della nuova sede di Forza Nuova a Bergamo, in pieno centro.

Contemporaneamente diverse centinaia di antifascisti/e presidiavano via Quarenghi, denunciando la presenza in città di un soggetto politico che si richiama esplicitamente al fascismo, xenofobo e sessista, che contempla nella sua ideologia e pratica politica la violenza contro il diverso.

Un soggetto politico, Forza Nuova, che si caratterizza nella sua storia recente per i numerosissimi episodi di aggressione compiuti da parte dei suoi militanti (in combutta con fascisti di altre organizzazioni) contro persone colpevoli solamente della loro ‘diversità’.

In un clima generale di inasprimento delle politiche securitarie, anche a Bergamo le strategie repressive dello stato non hanno lasciato spazio al dubbio: il pugno duro contro il dissenso è sfociato in una durissima rappresaglia ingiustificata da parte delle forze dell’ordine, tramite l’aggressione fisica verso i/le manifestanti che esprimevano il loro dissenso alla presenza di organizzazioni fasciste di stampo neosquadrista in città. Una mattanza creata e fomentata dalle forze dell’ordine in combutta con i poteri forti dello stato, ancora una volta schierati a difesa dei neofascisti.

La certezza dell’impunità in cui hanno agito le forze dell’ordine a Bergamo, come si evince dai numerosi video e foto dell’accaduto, ricorda la “macelleria messicana” di Genova 2001: meccanismi che non hanno niente di democratico, utilizzati a protezione di soggetti politici che propagandano odio, discriminazione e violenza.

59 fermi tra gli/le antifascisti/e, la maggior parte identificati/e e rilasciati/e la sera stessa. Due sono stati arrestati e tenuti in questura nonostante le gravi lesioni accertate dall’infermeria, che avrebbero necessitato di cure da pronto soccorso. Sono stati processati per direttissima lunedì 2 marzo, attualmente scarcerati con obbligo di firma. Le accuse: manifestazione non autorizzata e resistenza aggravata a pubblico ufficiale.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai compagni e alle compagne presenti a Bergamo: ancora una volta assistiamo alla legittimazione da parte delle istituzioni delle pratiche e dell’ideologia neofascista, seguita dalla solita criminalizzazione gratuita di coloro che vedono nell’antifascismo un valore fondamentale da difendere, contro i nuovi e pericolosi rigurgiti fascisti.

Nessuna sede ai fascisti! L’antifascismo non si arresta!

Student* antifascist* di Bologna

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