Bologna: due tentati omicidi in meno di un mese


A Bologna saltano fuori nuove aggressioni degli ultras neofascisti. Quasi un mese fa, il 28 ottobre 2008, un padre e un figlio – di origini salentine, residenti a Modena e tifosi della Juve – sono stati violentemente aggrediti nei pressi dello stadio Dall’Ara da un manipolo di “tifosi” del Bologna.

“Togliti quella sciarpa”, avrebbe intimato uno del gruppo al figlio del 44enne. Alla risposta negativa del ragazzino, lo ha minacciato: “Ora ci penso io”. Poco dopo, in una zona meno esposta, un ultras ha strappato la sciarpa dal collo del ragazzino. Intanto, un altro ultras ha aggredito il padre alle spalle, colpendolo alla fronte con una pietra. Il figlio ha spiegato che l’ultras che lo ha aggredito non sarebbe stato un giovane, ma avrebbe avuto 35-40 anni e che, dopo che il padre era stato colpito ed era a terra, in tre gli sono andati addosso prendendolo a calci. L’accusa contro ignoti è quella di “tentato omicidio”.

Ma questi ignoti – che hanno avuto la furbizia di consumare l’agguato lontano dalle telecamere dello stadio, seguendo le vittime – pare non siano più tanto ignoti: secondo il Resto del Carlino, sempre solidale con la destra cittadina, «pare che tra i cinque-sei ci sia anche chi in passato ha fatto parte dei “Mods”, un gruppo ultras (che si era formalmente sciolto anni fa) che si ispira all’estrema destra».

Insomma, in meno di un mese due tentati omicidi. Alcuni negozi di immigrati dati alle fiamme. E chissà quante violenze “minori” subìte in silenzio, senza reagire. Tuttavia, il Carlino continua a denunciare le minime pagliuzze dell’antifascismo bolognese e non la trave delle complicità trasversali della destra locale…

E intanto anche nel territorio bolognese cresce il delirio razzista. A Ozzano un autista ha costretto un bambino marocchino di 11 anni a inginocchiarsi sullo scuola-bus.

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2 Responses to Bologna: due tentati omicidi in meno di un mese

  1. info says:

    DOPO BOLOGNA-JUVE
    La malattia del tifoso aggredito
    “Non prova più emozioni”

    Una sindrome rara per il modenese pestato in via Certosa il 29 ottobre al termine della sfida fra i rossoblù e la Juventus.”soffro di una completa apatia nella sfera affettiva”

    Bologna, 22 novembre 2008 – UN VUOTO di memoria e di emozioni attanaglia Massimo De Vita, 44enne tifoso juventino uscito dal coma dopo l’aggressione all’esterno dello stadio Dall’Ara di Bologna del 29 ottobre scorso. L’uomo è stato dimesso mercoledì dall’ospedale di Baggiovara: il suo recupero procede con estrema lentezza nella sua casa di Modena. E’ l’affetto della moglie Elvira e del figlio che era con lui al momento dell’assalto degli ultrà bolognesi a condurlo, più di ogni altra cura, al di fuori dalle nebbie di un dramma assurdo. De Vita aveva appena visto la sua Juventus battere il Bologna: è stato pestato e colpito alla testa con una pietra da chi non accettava che suo figlio indossasse la sciarpa bianconera fuori dal Dall’Ara.

    ‘SINDROME frontale’. Matteo Tudini, medico consulente nominato dal pm bolognese Lucia Musti che indaga sull’episodio, definisce in questi termini il disturbo che tormenta ora De Vita. Uno stato particolare caratterizzato dalla mancanza di emozioni e apatia. L’uomo, secondo il perito, non ha recuperato la reattività emotiva che guida tutte le nostre azioni. La capacità, anche, di arrabbiarsi per la violenza che l’ha travolto in un attimo. «Confermo, mio marito è stranamente apatico — dice la moglie Elvira —. Lui che è sempre stato iperattivo, ora si ritrova senza energie. Fatica a camminare e non è il caso che faccia le scale. Alcuni giorni, come oggi (ieri, ndr), non desidera nemmeno vedere persone. Tutto questo è assurdo e preoccupante. Penso che Massimo inizi, in realtà, a rendersi conto pienamente di quello che gli è successo e la consapevolezza dei propri limiti fisici lo mortifica ancor di più».

    IERI la moglie del lattoniere ferito quasi a morte ha voluto solo in parte riferirgli degli sviluppi dell’inchiesta per l’aggressione che ha subìto. «Non è il caso di coinvolgerlo emotivamente in questo momento delicatissimo — dichiara la donna — e del resto proprio in queste ore mio marito si è chiuso ancor più in se stesso. Il fatto che siano stati individuati i presunti responsabili dell’assalto è positivo, certo. Ora dovranno pagare. Ma questo è solo uno dei nostri desideri. Prima di tutto. la nostra famiglia pretende che Massimo recuperi tutte le forze. Purtroppo nessun medico si è sbilanciato sulla sua completa guarigione. Siamo tutti preoccupati. Quando era uscito dal coma, mio marito sembrava riprendersi con grande rapidità. Un giorno ha ricominciato a parlare e abbiamo gioito tutti. Lui stesso era molto soddisfatto per come stava ritrovando le forze. Poi, però, ci siamo tutti resi conto che il recupero era qualcosa di più delicato e complesso».

    NON è ancora risalito del tutto dal baratro buio e inconcepibile in cui l’ha spinto quel colpo in testa, De Vita. «Bisogna assisterlo e convincersi che possa recuperare come persona e tornare a lavorare, altrimenti questo dramma assurdo sarà per noi anche un problema economico — dice la moglie —. Mi sono documentata, di quello che è accaduto non è responsabile la società calcistica perché l’episodio si è verificato fuori dallo stadio». Non sarà facile per il marito ritrovare le emozioni che si sono perse in una notte sfuggita a ogni logica, se non a quella della violenza.

    di Paolo Grilli
    Resto del Carlino 22/11

  2. Miranda Preciso says:

    DAGLI ANNI OTTANTA AD OGGI FRA TIFO E VIOLENZA

    ° Leggenda calcistica vuole che i Mods, l’ala di estrema destra della tifoseria rossoblu, si stacchino dagli Ultras dopo un raduno delle tifoserie a Cosenza cui partecipano solo i secondi. Siamo negli anni Ottanta. La spaccatura non viene più risanata, se non negli ultimi anni per fare fronte comune contro le restrizioni anti-tifo violento. Qualche anno fa i Mods si sciolgono.

    °Il 2 giugno 1996 il Bologna di Ulivieri passa in serie A. Durante i festeggiamenti; militanti dei Mods ne approfittano per una spedizione punitiva contro chiunque non abbia la pelle bianca. Yacine Sabi, un ragazzo di 25 anni, finisce in ospedale dopo essere stato picchiato con spranghe, bastoni, bottiglie. Quando è già a terra una coltellata gli trapassa un fianco.

    ° Seguendo le tracce dei vandali che nel novembre 2002 distruggono la lapide che ricorda i partigiani fucilati al cimitero della Certosa, qualche mese dopo la Digos arriva a denunciare nove persone. Il primo dicembre avevano malmenato uno studente vestito da “comunista” in via Marsala. Almeno uno di loro era un Mods.

    [Scheda pubblicata ieri, sabato 22/10 da l’Unità Bologna]

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