Solidarietà a Rom e Sinti

Secondo i recenti dati OCSE, in Italia si lavora 30 ore in più rispetto alla media dei paesi OCSE e si guadagna uno stipendio più basso di quasi il 20%. I profitti degli industriali sono sempre più alti, mentre il reddito da lavoro è sempre più basso. Sì, qualcuno ruba in Italia, ma comodamente, seduto nel suo lussuoso ufficio di dirigente, di manager, di imprenditore, di banchiere, di parlamentare.

Per sviare l’attenzione da questi dati di fatto, il governo cerca di additare presunti piccoli ladruncoli: i “fannulloni”, la “microcriminalità”, gli “immigrati” e ora, con più evidente razzismo, gli “zingari”…

Il ministro Maroni dice che vanno prese le impronte digitali ai bambini rom per il loro bene e che se verranno trovati a chiedere l’elemosina verranno tolti ai genitori, che perderanno la patria potestà. Tutto ciò per garantire a chi ha il diritto di rimanere in Italia di “vivere in condizioni decenti”. Viene da chiedersi cosa c’entra la decenza con il fatto che bambini, ma anche adulti, che vivono in Italia da secoli, vengano considerati diversi da altri bambini e debbano sottostare a misure che riguardano solo loro.

I provvedimenti in questione riguardano solo un determinato gruppo di persone schedate in quanto appartenenti ad esso, secondo la falsa generalizzazione per cui “se un rom ruba, tutti i rom rubano”. Il ministro Maroni vuole fare una legge basata su un criterio razzista.

La storia dei Sinti e dei Rom è stata sempre una storia di discriminazione. In Europa già tra Sei e Settecento si cercava di assorbire il problema del nomadismo sottraendo i bambini agli accampamenti “diseducativi” per affidarli ai contadini e al “sano” lavoro dei campi. Per ben tre secoli decreti e leggi furono emanati per “liberare” quei bambini dai loro genitori naturali. Sottrarre bambini rom, identificarli, classificarli per cancellarne cultura ed identità.

I rom vengono perseguitati dal nazismo senza quasi lasciare nessun rimorso né soprattutto attenzione. Ne vengono sterminati più di cinquecentomila. Nel processo ad Eichmann il capo di imputazione che li riguardava viene stralciato.

Nella Germania Guglielmina e nella Repubblica di Weimar la “questione zingara” era affidata quasi esclusivamente ad autorità di polizia locale col compito di far rispettare regole e doveri: gli zingari dovevano lavorare e smettere la vita nomade. Nel 1934 il Ministero degli Interni tedesco cominciò a finanziare i Centri di igiene razziale, nei quali la “questione zingara” venne affrontata con molta attenzione, attingendo soprattutto a dati, nomi e luoghi di residenza raccolti dal Servizio di Informazioni di Monaco, ufficio fondato nel 1899 e che in 30 anni aveva schedato migliaia di “zingari”.

Vale la pena di rileggere questa storia per comprendere questo inquietante presente. La propaganda razzista contro i rom che le istituzioni italiane da mesi portano avanti mira solo a diffondere odio e xenofobia. La Cassazione depenalizza la discriminazione razziale contro i rom secondo il ragionamento razzista “se un rom ruba, tutti i rom sono ladri”. Sui giornali si leggono notizie costruite a tavolino come quella del 30 giugno: arrestati 8 rom croati con accusa di sesso e violenza nei confronti di minori per ridurli in schiavitù e indurli a centinaia di crimini. Da Ponticelli (Napoli) a Terralba (Oristano) i campi rom subiscono aggressioni, vengono rasi al suolo, con vere e proprie operazioni di guerra etnica. Mentre la Commissione Europea e il Consiglio d’Europa stigmatizzano questi fatti, nei comuni italiani si procede alle prime schedature.

Non è questo il momento di aver paura, ma è il momento di denunciare pubblicamente questo razzismo e fascismo di stato, è il momento di lottare con tutti/e i/le migranti!

IL 5 LUGLIO PRENDIAMOCI UNA BOCCATA DI LIBERTÀ!!

BOLOGNA, PIAZZA XX SETTEMBRE – ore 15:30
MANIFESTAZIONE ANTIRAZZISTA

 

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[Bo] 5 luglio: manifestazione antirazzista

NON È IL MOMENTO DI AVERE PAURA!

Manifestazione dei Migranti
SABATO 5 LUGLIO
PIAZZA XX SETTEMBRE, ore 15:30

CONTRO IL RAZZISMO CRESCENTE!

CONTRO IL REATO E L’AGGRAVANTE DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA!

PERMESSO DI SOGGIORNO PER TUTTI!

PER LA CHIUSURA DEI CPT!

Più informazioni qui: http://www.coordinamentomigranti.splinder.com

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Stand fascista al “Festival dell’Unità”

Prosegue la linea collaborativa e compiacente degli ex DS verso i neofascisti. Fin dal 1996 l’onorevole Luciano Violante aveva rivalutato le ragioni patriottiche dei «ragazzi di Salò» e, storicamente, ai dirigenti del PDS spetta una qualche parte di merito nello sdoganamento del neofascismo. Ora se li tengono anche in casa…

Il Compagno Spadino
http://roma.indymedia.org/node/3611

Malgrado abbia attraversato un periodo di profonda incertezza sul da farsi e su come l’avrebbero ribattezzata, senza troppo suonare comunista, alla fine ce l’ha fatta: spunta la Festa dell’Unità rivisitata ovviamente nel logo, nello spirito e nei colori. E se come è chiaro che sia, un cambio d’abito, di marcia e di stile, dove piuttosto che intonare un benaugurante “bella ciao” si gioca malamente su un’inversione di tendenza e d’ordine persino delle parole ripiegando sul più blando e urbano “ciao bella”, degno di uno slogan di stradaiola memoria. Non contenti di questa rivoluzione involutiva di ciò che fino a poco tempo prima questa festa rappresentava e per il popolo della sinistra più verace e delle famiglie, dei lavoratori e della classe operaia stava a significare in una parentesi dove la propaganda di base si univa a quel filo diretto elettore-partito, piazza-vertice “onorevole”, eccola qui.

La Festa dell’Unità, di un Partito talmente convinto del proprio assetto democratico di coalizione trasversale, da ibrido di razza, da potersi permettere scivoloni o nella migliore delle ipotesi macrosopiche disattenzioni. Così fra uno stand di cucina sudamericana, una bandiera cubana, una salsiccia con broccoletti a ricordarci le genuine radici, impianti della cola alla spina, spunta una sorpresa inimmaginata nemmeno alla mente del miglior prestigiatore della linea pacificatrice di era veltroniana: lo stand di Ultras Romani. Lo stand di gadgets marchiati di un gruppo nato nel 2002 che è simbolo di quella strategia fascista di curva e che è capeggiato (lo si può vedere passeggiare e sostare presso il suo espositore senza dare troppo nell’occhio) da Spadino, al secolo William Betti, noto per il suo passato nella boxe, oggi proprietario di due negozi, lui celebre per le risse da stadio e per la cultura di estrema destra che questa non nuova tipologia di tifoseria dà bella mostra di sé e palese sfoggio in proclami e striscioni (vedi il disciolto Tradizione e Distinzione e il pur attualissimo come fascistissimo Boys).

Dove non ci si arriva con le cattive si giunge con le buone più o meno dappertutto.

Con le strette di mano e le inaugurazioni di vie, con gli agguati a Villa Ada e aggressioni di varia forma. Si arriva fino quasi al Paradiso. Sempre col beneplacito dei camerati e di chi gli regge da troppo tempo il gioco.

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Governo fascista vuole rubare bambini rom

“Il governo farà prendere le impronte dei bambini presenti nei campi nomadi e se li troverà a chiedere l’elemosina li toglierà ai genitori, che perderanno la patria potestà”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno Roberto Maroni spiegando le linee programmatiche del suo dicastero, mentre affrontava il tema dei campi nomadi.

Per il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e quello di Roma, Gianni Alemanno, schedare e prendere le impronte digitali ai bambini Rom può essere vista come un’opportunità di “tutela”.

È un segno inquietante dei tempi, ma non è certo un fatto nuovo. In Europa già tra Sei e Settecento si cercava di assorbire il problema del nomadismo “eslege” sottraendo i bambini agli accampamenti diseducativi per affidarli ai contadini e alla dolce e soda cultura stanziale della zappa.

In tutta l’Europa centrale, che registrava il tasso più alto di popolazione zingaresca, per ben tre secoli furono emanati decreti e leggi per “liberare” quei bambini dai loro genitori naturali.

Infine, arrivò la soluzione finale nazista e l’internamento di adulti e bambini, assieme a ebrei, omosessuali, antifascisti. Furono sterminati più di cinquecentomila zingari.

http://eddyburg.it/article/articleview/2158/0/20/?PrintableVersion=enabled
http://assembleantifascistabologna.noblogs.org/post/2008/05/19/itaglia-canaglia

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[BO] 25/06: Nazirock in P.zza Verdi

Riceviamo dall’Istituto Parri:

«L’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna ha il piacere di invitarvi alla proiezione del documentario “Nazirock”, regia di Claudio Lazzaro, che si terrà Mercoledì 25 giugno alle ore 17.00 presso il locale “Le Scuderie” di Piazza Verdi».

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5.07.08 – Siamo tutte clandestine! Siamo tutti clandestini!

Noi non siamo migranti.
Tuttavia, sosteniamo con forza la manifestazione del prossimo 5 luglio lanciata dal Coordinamento migranti, dalle associazioni, dalle lavoratrici e dai lavoratori migranti di questa provincia. Il 5 luglio saremo presenti perché sappiamo che la pesante ondata di razzismo che sta investendo questo paese e le misure approvate dal governo per garantire ciò che chiamano "sicurezza", nel momento in cui cercano di mettere a tacere i migranti e le loro lotte pretendono anche di ridurre al silenzio ciò che riguarda tutti noi.

Questo silenzio ha già investito il lavoro. Non c’è sicurezza quando di lavoro si muore, quando i salari non bastano ad arrivare alla fine del mese, quando il razzismo entra nei posti di lavoro. Non c’è sicurezza perché questa divisione ci indebolisce proprio quando più è necessario costruire lotte comuni per riprenderci la sicurezza che noi vogliamo.
Non ci basta gridare allo scandalo di fronte all’ennesima strage di operai. Vogliamo di più, per questo saremo in piazza il 5 luglio.

Questo silenzio urla per attutire le voci che hanno denunciato che la violenza sulle donne non ha colore, né religione, né cultura, ma solo un sesso. Alle donne si fa una seconda violenza riducendole a pretesto per fomentare una caccia razzista al criminale. Non ci accontentiamo dei trafiletti sui giornali che ricordano quando le parti si invertono e i bravi cittadini della civile Italia stuprano giovani donne migranti. Vogliamo di più, per questo saremo in piazza il 5 luglio.

Questo silenzio mente, vorrebbe convincere quelli che sono cittadini che i loro diritti sono tutelati dalla minaccia di una grande invasione criminale. Ma quelli che sono approdati sulle coste militarizzate della civile Europa e ne hanno attraversato le frontiere sono qui, ora. Lavorano accanto a noi nelle fabbriche e nei cantieri, nelle cooperative e nelle nostre case, i loro figli siedono accanto ai nostri nelle scuole. Noi sappiamo che questa criminalizzazione vuole togliere la parola a chi sta lottando per riappropriarsi del suo futuro. Non crediamo a chi ci dice che alcuni potranno parlare purché altri tacciano. Vogliamo di più, per questo saremo in piazza il 5 luglio.

Noi non siamo migranti, ci chiamano cittadini. Ma i migranti oggi ci dicono che questa parola è ormai vuota, perché è stata svuotata dalla precarizzazione e dall’insicurezza che produce, perché è usata per sostenere il potere di quelli che dicono "giù le mani dalle nostre donne", perché invoca confini da difendere con le armi, confini segnati dai muri, come quelli dei CPT, confini che ci dividono e ci indeboliscono, come il razzismo. Siamo cittadini ma mai, come oggi, crediamo che abbia senso tornare a dire – come nella grande manifestazione di Genova del 2001 – che siamo tutti clandestini. Non è sufficiente essere solidali, noi siamo coinvolti, vogliamo di più. Per questo con i migranti saremo presenti non solo a parole, ma con la più ampia mobilitazione possibile, alla manifestazione del 5 luglio a Bologna.

Xm24; Laboratorio Crash!, Vag61; C.s. Tpo; Lazzaretto Autogestito; Livello 57; Circolo Anarchico C. Berneri; Usi – Ait, Lavoratrici e Lavoratori Anarchici; Confederazione Cobas Bologna;  Cobas Scuola – Bologna; Asia Rdb-Cub; Collettivo Figlie Femmine; Comitato Palestina Bologna; Harambe; Spazio Sociale Studentesco; Assemblea Antifascista Permanente

Per adesioni: coo.migra@yahoo.it

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[Roma] analisi di una provocazione

5 NOTE PER UNA CONTROINCHIESTA

            1/ IL PROLOGO

i fatti: il 13 maggio 2008 il Laboratorio Politico Resistenza Universitaria promuove un convegno sulle Foibe nella Facoltà di Lettere a cui partecipano la storica triestina Alessandra Kersevan e lo storico Alexander Hobel. Per tutta risposta Lotta Universitaria, l’appendice studentesca dell’organizzazione neofascista Forza Nuova, indice una controiniziativa per il 29 maggio a cui sono invitati a parlare il segretario nazionale di FN, Roberto Fiore, il medico “esperto di storia” (sic) Vincenzo Maria De Luca e il biologo neoirridentista Giorgio Rustia. Il preside di Lettere, Guido Pescosolido, autorizza il convegno neofascista concedendo l’aula 4 della Facoltà. Il 26 maggio il prorettore Luigi Frati, a seguito delle proteste studentesche, revoca l’autorizzazione alla conferenza di Lotta Universitaria.

le considerazioni: l’iniziativa promossa da FN è chiaramente una provocazione tesa ad attrarre l’attenzione dei media. Il “convegno” non ha alcun valore storico o scientifico e fin dal titolo, Foibe: l’unica verità, appare evidente come non si proponga affatto di contribuire al dibattito storiografico su quanto accadde in Istria alla fine della seconda guerra mondiale. Il manifesto che pubblicizza l’evento, poi, mostra un pinocchio che indossa un cappello con la scritta: antifascista; suggerendo, neanche troppo velatamente, che quanto affermano gli storici democratici e antifascisti siano solo bugie.

Se a questo aggiungiamo che Lotta Universitaria, non solo è una sigla vuota senza alcun seguito tra gli studenti, ma non ha mai fatto politica all’interno della Sapienza, viene da chiedersi come sia stato possibile concedergli un’aula. Soprattutto dopo aver saputo che lo studente che l’ha richiesta non è neanche iscritto a Lettere, ma a Scienze Politiche. Fra chi porta la responsabilità di quanto è successo in seguito c’è anche, dunque, chi, oltre a non tener conto delle regole del buon senso, ha anche violato i regolamenti interni di facoltà.

     
      2/ LA TRAPPOLA

i fatti: la notte tra il 26 e il 27 maggio almeno 30 neofascisti, riconducibili a Forza Nuova, vengono notati mentre riempiono tutte le strade circostanti la Sapienza di manifesti che pubblicizzano la loro iniziativa.

le considerazioni: viene preparata la trappola per il giorno seguente. Forza Nuova non ha mai attacchinato nei dintorni dell’Università, soprattutto in Via de Lollis, eppure questa volta chiama a raccolta gran parte dei suoi militanti per dare una prova di forza e per affiggere dei manifesti su un’iniziativa ormai abortita. Lo schema è noto a chiunque faccia politica da qualche tempo: affiggo provocatoriamente dei manifesti in una zona a me “nemica”, confidando nel fatto che prima o poi riuscirò a “dare una lezione” a qualcuno che prova a staccarli, magari da solo o comunque in un numero esiguo, proprio perché si considera in una zona per lui tranquilla.

      3/ L’AGGRESSIONE

i fatti: verso le 12.30 di martedì 27 maggio una quindicina di studenti della Sapienza esce dall’ateneo ed inizia ad affiggere locandine e striscioni sopra i manifesti affissi nottetempo da Forza Nuova lungo Via de Lollis.

Una volta ricoperti quelli vicino all’ingresso dell’università il gruppo, “armato” solo di secchio e scopa, scende in direzione di piazzale del Verano raggiungendo il muro antistante l’Adisu.

Qualcuno nota un ragazzo sui 25 anni, con una camicia marrone, che, non appena si rende conto di quanto sta accadendo, accosta lo scooter sul quale viaggiava e inizia a telefonare. Non viene dato troppo peso a questo particolare, anche perché la zona antistante l’Università è da sempre considerata da tutti una zona “rossa”.

Tempo qualche minuto, però, e sul posto sopraggiunge una Hiunday grigio metallizzata targata DN827LD con a bordo 4 volti noti dell’estrema destra romana: Martin Avaro (28 anni, “federale” di Roma di FN), Gabriele Acerra (35 anni, coordinatore della sezione Prati di FN), Andrea Fiorucci (21 anni, segretario romano di Lotta Studentesca) e Federico Ranalli.

Contrariamente a quanto riportato dai giornali in quel momento il semaforo è verde e la strada è sgombra. Nonostante questo, però, la Hiunday inchioda e i 4 escono dal veicolo. Gabriele Acerra, che si trovava alla guida, impugna un cacciavite mentre almeno uno degli altri tre ha in mano una cinta. Partono urla e insulti nei confronti degli studenti poi, senza aver valutato bene i rapporti di forza, i fascisti caricano. La determinazione di una parte degli studenti, che non si lascia intimidire e non scappa, li respinge.

Gli aggressori sono costretti a tornare verso la macchina coprendosi la “ritirata” con il lancio di tutto quello che riescono a prendere dalle bancarelle dei venditori ambulanti che solitamente animano Via de Lollis. Gabriele Acerra afferra una sedia di legno e la rompe trasformando le quattro gambe in altrettanti bastoni dotati di estremità sporgenti e taglienti. Ecco quindi spiegata la presenza delle sedie che invece, secondo un comunicato di FN, sarebbero state portate dagli studenti per usarle come oggetti contundenti.

Esaurito il lancio di oggetti, i due gruppi vengono nuovamente a contatto e lo scontro si protrae, a fasi alterne, per diversi minuti.

La notizia dell’aggressione si diffonde, i rumori e il clamore di quanto sta accadendo fanno accorrere altri studenti, i rapporti di forza tornano nuovamente a favore degli aggrediti che, seppur meno “equipaggiati” dei fascisti, tornano ad essere nuovamente in numero preponderante.

È in questo momento che viene scattata la foto comparsa su tutti i giornali e che fornirà alle autorità giudiziarie il pretesto per ribaltare l’accaduto, trasformando un’aggressione fascista in una rissa.

Il traffico è paralizzato, decine di curiosi sono scesi dalle auto per osservare quanto sta accadendo cosicché gli aggressori, oltre a essere in minoranza numerica, ora si ritrovano anche sbarrata ogni possibile via di fuga. Tempo qualche secondo, però, ed iniziano a sentirsi anche le sirene delle volanti della polizia che “convincono” gli studenti a rientrare velocemente dentro l’università.

           
            4/ L’AUTO A NOLEGGIO

i fatti: contrariamente a quanto affermato nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera la macchina su cui viaggiavano i 4 fascisti non appartiene a Martin Avaro, ma è di proprietà dell’agenzia AVIS di Via Tiburtina 1231.

le considerazioni: nessuno dei 4 fascisti abita in zona, tre di loro non sono neanche studenti universitari e anche la scusa di un fantomatico appuntamento con il prorettore è stata pubblicamente smentita dallo stesso Frati. Così come si è dimostrato falso quanto riportato nelle contraddittorie dichiarazioni di Fiore secondo cui i suoi quattro militanti erano impegnati in un volantinaggio o in un attacchinaggio. Ma allora, cosa ci fanno i 4 fascisti, più una probabile staffetta in moto, intorno all’Università su una macchina presa a noleggio? Semplicemente cercano qualche compagno da punire, tirando le reti della trappola allestita la notte precedente.

       5/ LA STAMPA

i fatti: sappiamo, da fonti sicure, che i dirigenti di Forza Nuova avevano già predisposto la copertura mediatica per la parata del 29 maggio, quando, nonostante i divieti e il presumibile schieramento di forza dell’ordine, avrebbero comunque provato a entrare nella città universitaria.

le considerazioni: quest’ultima notizia chiude il cerchio e dimostra che tutto era stato preventivato fin dall’inizio, anche se poi le cose, grazie soprattutto a Zapata e agli altri compagni che non sono scappati, non sono andate come si aspettavano. Quando i dirigenti di Forza Nuova hanno lanciato l’iniziativa a Lettere sapevano benissimo a cosa andavano incontro, sapevano del vespaio che si sarebbe sollevato così come sapevano che l’iniziativa sarebbe stata vietata. Lo sapevano perché, in fondo, era proprio quello il loro obiettivo. Attirare l’attenzione dei media, magari riuscendo anche a passare per “vittime” di una qualche forma di censura accademica.

Questa tattica, a Roma, è già stata adottata almeno altre due volte. Il 18 giugno del 2005 i forzanovisti provarono ad organizzare una manifestazione in un quartiere storicamente di sinistra come Centocelle. Nonostante lo scontato divieto della questura, una cinquantina di loro provò la forzatura arrivando allo scontro con le forze dell’ordine. Anche quella volta fra gli arrestati figurava il federale romano Martin Avaro. Il 12 gennaio del 2008 Forza Nuova ci riprova a Cinecittà, altro quartiere storicamente rosso, indicendo un sit-in contro l’usura. Ancora una volta momenti di tensione, ancora una volta pubblicità. Questa volta, però, crediamo che la provocazione sia stata finalizzata prevalentemente al marketing politico. Molto probabilmente il tentativo è stato quello di accreditarsi come partito di riferimento in un’area profondamente scossa dalla recente implosione della Fiamma Tricolore (partito egemone fino a poco tempo fa nella piazza romana) con la fuoriuscita dell’area che fa riferimento a Casa Pound e al circuito delle OSA e delle ONC. A farne le spese, ancora una volta, sono stati i militanti di sinistra che, oltre ai danni fisici, debbono ora guardarsi dalla beffa giudiziaria.

                                                                      MILITANT

http://romattiva.splinder.com/post/17488175/controinchiesta+sui+fatti+dell

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Capotreno razzista picchia donna africana

Un capotreno delle Ferrovie dello Stato, in servizio sul treno espresso Palermo-Milano, ha aggredito, insultato con frasi a sfondo razzista e ferito una passeggera cittadina del Ghana, regolarmente in Italia, residente a Palermo e diretta a Parma. L’uomo, residente a Bologna, è stato denunciato dalla Polizia Ferroviaria parmense per abuso d’ufficio, violenza privata, danneggiamento, ingiurie e percosse.

“Sporca negra”, “schifosi, tornate in Africa”, “Berlusconi finalmente vi rimanderà tutti a casa”. Sono questi gli insulti che il capotreno ha più volte ripetuto alla cittadina ghanese prima di metterle le mani addosso, scaraventare una valigia giù dal treno fermo sul binario, strapparle il regolare biglietto. Nella colluttazione con il capotreno la donna ha anche riportato una ferita ad una caviglia.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_100359306.html

In effetti, in Emilia-Romagna episodi di razzismo sui mezzi del trasporto pubblico sono sempre più frequenti. Inviate segnalazioni a: aap-bologna at riseup punto net


Sorprende una donna senza biglietto
Capotreno pretende prestazione sessuale

La ragazza, una nigeriana 27enne, è stata costretta ad appartarsi con l’uomo per evitare la multa. Il capotreno è stato sospeso in via cautelativa ed è stato denunciato per concussione sessuale dalla Polfer di Bologna

Bologna, 5 settembre 2008 – Sesso per non elevare la multa. Un capotreno di 53 anni è stato denunciato dalla Polfer per aver preteso una prestazione sessuale da una passeggera scoperta a viaggiare su un treno senza biglietto. L’uomo è stato sospeso in via cautelativa da Trenitalia.

Il fatto è successo lo scorso 21 agosto. La donna, una ragazza nigeriana di 27 anni regolare in Italia, stava viaggiando sul convoglio 9417, un Eurostar Milano-Lecce, quando nella tarda mattinata – transitando nella zona di Reggio Emilia – è incappata nel controllo del biglietto. Il dipendente di Trenitalia, quando ha capito che la giovane non aveva il tagliando, ha spiegato alla donna che se voleva evitare le conseguenze del mancato pagamento del biglietto poteva appartarsi con lui per una prestazione sessuale. Prestazione effettivamente consumata poco dopo – sempre stando al racconto della donna – in un locale appartato in uno scomparto nella parte posteriore del convoglio.

Dopo aver subito l’abuso però la donna ha subito avvisato il compagno (che viaggiava sullo stesso treno, ma separato da lei) che a sua volta ha chiamato con il telefono cellulare il 113. A quel punto – il treno era già a ridosso della stazione ferroviaria di Bologna – sono intervenuti gli uomini della Polfer del capoluogo emiliano. I poliziotti hanno raccolto i racconti di entrambi. Lui ha negato ogni addebito, lei invece ha fornito particolari precisi della vicenda. Alla fine la polizia ferroviaria ha denunciato l’uomo all’autorità giudiziaria per concussione sessuale.

Sulla vicenda erano subito intervenute, il giorno dopo, le Ferrovie dello Stato, con una nota in cui spiegavano che il Gruppo, informato dell’episodio di “presunto tentativo di molestie sessuali” aveva “immediatamente avviato i necessari accertamenti per chiarire la dinamica dei fatti. Qualora fosse accertata la responsabilità del dipendente saranno adottati i provvedimenti disciplinari previsti”. L’uomo è stato effettivamente sospeso in via cautelare per 60 giorni. In attesa che si completi l’accertamento dei fatti Trenitalia, alla luce degli elementi acquisiti, ha ritenuto opportuno applicare il provvedimento.

http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/bologna/2008/09/05/116332-sorprende_donna_senza_biglietto.shtml

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Ravenna antifa 15.06.08

Lido Adriano (RA) – Lido Adriano è una piccola cittadina sul litorale ravennate dove la presenza degli immigrati è particolarmente massiccia. Oggi, 15 giugno, per la prima volta i cittadini extraUe ed apolidi residenti nel Comune di Ravenna hanno votato per l’elezione dei loro rappresentanti nel consiglio comunale.

Durante la mattinata è spontaneamente sorto, davanti al luogo in cui si effettuavano le votazioni a Lido Adriano, un presidio antifascista ed antirazzista formato da circa 30 persone. Il motivo era una voce che dava per certa la presenza di un gruppo di fascisti, intenzionati a protestare contro queste elezioni e contro la presenza dei migranti.

Attorno alle 10.30 è infatti giunta una sparuta comitiva con delle bandiere di Fiamma Tricolore. Gli autoconvocati sono immediatamente scattati, senza nemmeno permettere ai fascisti di attraversare la strada per posizionarsi davanti al seggio, che rimaneva invece presidiato dagli antirazzisti.

Un cordone di polizia e carabinieri è rimasto per tutto il tempo attorno a Fiamma Tricolore, per "difenderla" dagli interventi antirazzisti intenzionati ad allontanare concretamente la feccia fascista.

Col passare del tempo il presidio antirazzista è notevolmente cresciuto, forte delle adesioni di altre decine di persone fra rumeni, albanesi, senegalesi, marocchini, residenti italiani di Lido Adriano ed altri.

Verso le 12.00 i cinque gatti di Fiamma Tricolore se ne sono andati.

Grande vittoria del movimento antifascista ravennate, che in questa soleggiata mattina di giugno è riuscito ad aggregare stranieri e italiani, comunisti ed anarchici, in un’unica grande comunità fondata sulla solidarietà e seriamente determinata ad allontanare ogni ombra fascista che si muove in città.

http://emiliaromagna.indymedia.org/node/2897

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AAP > Iqbal 15.06.08

Dopo i momenti di socialità e comunicazione organizzati nell’ambito della “Primavera Antifascista”,

per proseguire un percorso di autorganizzazione sul territorio contro la progressiva fascistizzazione di una società in cui dilagano intolleranza e xenofobia e la crescente agibilità di formazioni dichiaratamente neofasciste,

l’Assemblea Antifascista Permanente si riunisce

DOMENICA 15 GIUGNO alle ore 18

presso il Circolo Iqbal Masih
Via della Barca 24 – bus 14 fermata Barca

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