Solidarietà a Rom e Sinti

Secondo i recenti dati OCSE, in Italia si lavora 30 ore in più rispetto alla media dei paesi OCSE e si guadagna uno stipendio più basso di quasi il 20%. I profitti degli industriali sono sempre più alti, mentre il reddito da lavoro è sempre più basso. Sì, qualcuno ruba in Italia, ma comodamente, seduto nel suo lussuoso ufficio di dirigente, di manager, di imprenditore, di banchiere, di parlamentare.

Per sviare l’attenzione da questi dati di fatto, il governo cerca di additare presunti piccoli ladruncoli: i “fannulloni”, la “microcriminalità”, gli “immigrati” e ora, con più evidente razzismo, gli “zingari”…

Il ministro Maroni dice che vanno prese le impronte digitali ai bambini rom per il loro bene e che se verranno trovati a chiedere l’elemosina verranno tolti ai genitori, che perderanno la patria potestà. Tutto ciò per garantire a chi ha il diritto di rimanere in Italia di “vivere in condizioni decenti”. Viene da chiedersi cosa c’entra la decenza con il fatto che bambini, ma anche adulti, che vivono in Italia da secoli, vengano considerati diversi da altri bambini e debbano sottostare a misure che riguardano solo loro.

I provvedimenti in questione riguardano solo un determinato gruppo di persone schedate in quanto appartenenti ad esso, secondo la falsa generalizzazione per cui “se un rom ruba, tutti i rom rubano”. Il ministro Maroni vuole fare una legge basata su un criterio razzista.

La storia dei Sinti e dei Rom è stata sempre una storia di discriminazione. In Europa già tra Sei e Settecento si cercava di assorbire il problema del nomadismo sottraendo i bambini agli accampamenti “diseducativi” per affidarli ai contadini e al “sano” lavoro dei campi. Per ben tre secoli decreti e leggi furono emanati per “liberare” quei bambini dai loro genitori naturali. Sottrarre bambini rom, identificarli, classificarli per cancellarne cultura ed identità.

I rom vengono perseguitati dal nazismo senza quasi lasciare nessun rimorso né soprattutto attenzione. Ne vengono sterminati più di cinquecentomila. Nel processo ad Eichmann il capo di imputazione che li riguardava viene stralciato.

Nella Germania Guglielmina e nella Repubblica di Weimar la “questione zingara” era affidata quasi esclusivamente ad autorità di polizia locale col compito di far rispettare regole e doveri: gli zingari dovevano lavorare e smettere la vita nomade. Nel 1934 il Ministero degli Interni tedesco cominciò a finanziare i Centri di igiene razziale, nei quali la “questione zingara” venne affrontata con molta attenzione, attingendo soprattutto a dati, nomi e luoghi di residenza raccolti dal Servizio di Informazioni di Monaco, ufficio fondato nel 1899 e che in 30 anni aveva schedato migliaia di “zingari”.

Vale la pena di rileggere questa storia per comprendere questo inquietante presente. La propaganda razzista contro i rom che le istituzioni italiane da mesi portano avanti mira solo a diffondere odio e xenofobia. La Cassazione depenalizza la discriminazione razziale contro i rom secondo il ragionamento razzista “se un rom ruba, tutti i rom sono ladri”. Sui giornali si leggono notizie costruite a tavolino come quella del 30 giugno: arrestati 8 rom croati con accusa di sesso e violenza nei confronti di minori per ridurli in schiavitù e indurli a centinaia di crimini. Da Ponticelli (Napoli) a Terralba (Oristano) i campi rom subiscono aggressioni, vengono rasi al suolo, con vere e proprie operazioni di guerra etnica. Mentre la Commissione Europea e il Consiglio d’Europa stigmatizzano questi fatti, nei comuni italiani si procede alle prime schedature.

Non è questo il momento di aver paura, ma è il momento di denunciare pubblicamente questo razzismo e fascismo di stato, è il momento di lottare con tutti/e i/le migranti!

IL 5 LUGLIO PRENDIAMOCI UNA BOCCATA DI LIBERTÀ!!

BOLOGNA, PIAZZA XX SETTEMBRE – ore 15:30
MANIFESTAZIONE ANTIRAZZISTA

 

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