Il “Che” al CircoPound


I fascisti hanno una forte propensione per la «coazione a ripetere». Non sempre però il successo mediatico è assicurato. Con tutta la buona volontà dei media di regime, l’automatismo della ripetizione non fa audience, ma alla fin fine risulta anzi un esempio di comicità involontaria.

Non fanno eccezione i «fascisti del terzo millennio» che il 24 settembre avrebbero per l’ennesima volta incappucciato non si sa che con sacchi di juta, nel tentativo di farsi pubblicità davanti alle scuole contro il caro-libri. Dopo tanti sacchi sprecati, stavolta nessuno in Italia se ne è accorto.

Non ancora paghi di ripetere macchinalmente i loro numeri migliori, dopo essersi appropriati di contestatori antipatriottici e antiautoritari come Luciano Bianciardi e Rino Gaetano, dopo le interviste e le coccole con “L’altro”, ora i neofascisti di CircoPound alzano il tiro e celebrano il quarantennale della morte di Ernesto “Che” Guevara (che i reduci della Repubblica di Salò hanno da sempre cercato di strumentalizzare in chiave anti-statunitense, nazionalista e implicitamente razzista, in base alla solita aberrante equivalenza tra imperialismo, «usura» ed ebrei).

Ma ormai il gioco è scoperto. Neppure festeggiando il compleanno di Stalin riuscirebbero a farsi passare per «creativi». Brindino pure al “Che”, il quale da ragazzo militava in una risoluta organizzazione antifascista come la Juventud de Acción Argentina. Brindino pure anche all’«altro Che», quello che è esistito solo nella mente di qualche neofascista frustrato.

Ma la smettano di far finta di essere «eretici» e «non conformi».

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