Onanismi neofascisti: il signoraggio


Ripubblichiamo da Mazzetta un commento sulla bufala del “signoraggio”. Si capisce perché i neofascisti abbiano cambiato parola e parlino adesso di “euflazione”. Ormai la panzana del “signoraggio” era evidente a tutti e, con essa, i neofascisti non riuscivano più a eccitarsi contro l’usura e i complotti plutocratici…

Un brutto colpo per i fan del signoraggio

Da anni la rete è percorsa e disseminata da un gruppo di convintissimi e attivissimi personaggi che denunciano il signoraggio bancario come la fonte di tutti i mali o giù di lì. A spanne, sostengono che il reddito da signoraggio vada a beneficiare una serie di soggetti che in pratica intascherebbero una specie di tassa occulta sulla produzione della moneta. In particolare si parla di soggetti privati, perché è chiaro che gli utili derivanti dal signoraggio che finiscono nei bilanci pubblici ne possono uscire come tutte le altre entrate e che non ci è un particolare problema se questi proventi finiscono allo stato.

Eventuali malversazioni riguardanti quei guadagni sarebbero localizzate nel momento della spesa, esattamente come storicamente accade da sempre per i soldi raccolti con le tasse e le imposte, un problema che non ha nulla a che fare con il signoraggio. Giocando sull’equivoco, molti dei personaggi sopra ricordati hanno sostenuto che la parte del signoraggio che resta alla banca centrale, nel nostro paese finirebbe nei forzieri delle banche private che sono azioniste della Banca D’Italia.

La nostra Banca Centrale è infatti -formalmente- posseduta dalle banche italiane. Nonostante l’assetto formale, la Banca D’Italia però non distribuisce utili o retribuzioni ai suoi “padroni” privati, lo impediscono il suo statuto e una selva di disposizioni di legge, alcune delle quali di rango costituzionale.

Osservando l’architettura azionaria della Banca D’Italia emerge che le banche private che ne detengono le azioni (nemmeno commerciabili o cedibili senza autorizzazione e consenso di diverse autorità) non ne possono trarre alcun vantaggio, altro che super profitti derivanti dal signoraggio. Non si capisce che interesse possano avere le banche dal possesso di queste azioni, ma la cosa è facilmente spiegabile con il fatto che le banche italiane sono state cooptate nell’azionariato e il governo aveva tutto l’interesse a porre sul loro bilancio il peso contabile di quelle azioni.

Oggi che molto è cambiato, ma soprattutto oggi che c’è crisi, quei capitali sterilizzati e bloccati sotto forma di azioni della banca centrale servirebbero tanto alle banche in difficoltà ed è per questo che le banche azioniste hanno chiesto di riformare la situazione e, alla fine, di rivendere le loro azioni allo stato.

Se il signoraggio che finisce in Bankitalia fosse, come si sostiene da tempo, quella gallina dalle uova d’oro per le banche azioniste, queste non avrebbero alcun interesse a liberarsi di quelle azioni per quattro spiccioli, perché comunque il valore delle quote in Bankitalia è relativamente modesto. La richiesta delle banche italiane dimostra quindi in maniera semplice che chi ha fatto campagna contro il signoraggio ci ha capito poco o che ci ha marciato.

Se la prima vale sicuramente per qualche isolato parlamentare che negli anni si è pronunciato sul tema e per gli internauti che si sono lasciati sedurre da una mole impressionante di “dimostrazioni” truffaldine, la seconda appartiene invece a un filone narrativo che risale all’antica retorica contro l’usura bancaria. Retorica che ha le sue origini nell’estrema destra italiana e prima ancora nella retorica del cattolicesimo oltranzista contro la concorrenza ebraica. Non per niente quando si parla di consorterie bancarie che controllerebbero l’economia si finisce sempre per indicare il complotto pippoplutogiudaico. Non per niente sui siti di estrema destra il tema del signoraggio va alla grande.

Ancora più ovviamente questo non significa che le banche e i banchieri non pratichino l’usura e nemmeno che possano legittimamente godere della stima pubblica, ma è chiaro che problemi del genere non si risolvono e non si incidono diffondendo fantasie o precorrendo l’agenda di Benito o di qualche Pio.

Resta da vedere come la prenderanno gli attivissimi fan del signoraggio e se sapranno assorbire la trasformazione di Bankitalia con la stessa nonchalanche con la quale hanno spammato il mondo di inesattezze ed ipotesi ingannevoli costruite ad arte.

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