A Bologna una ordinanza prefettizia vieta ogni manifestazione politica in centro durante il sabato e i giorni festivi. Da un lato, secondo la Prefettura, non si può manifestare; ma dall’altro le sei liste elettorali di estrema destra, con la scusa delle elezioni comunali, possono fare liberamente banchetti razzisti e xenofobi in ogni angolo della città.
Così, i Giovani padani (Lega nord) volantinano in favore di una legge per la «castrazione chimica» degli stupratori migranti. Per l’autorità non si tratta di «istigazione all’odio razziale», ma è chi protesta che si prende una bella denuncia.
Ora l’ultimo arrivato nell’hit parade dei candidati impresentabili – dopo il tetro Pietro Paolo Lentini – è il prete fascista don Giulio Tam, l’apologeta del manganello, il sacerdote che dice messa «per Mussolini Duce d’Italia» e si autodefinisce «crociato in lotta contro la decadenza, l’invasione islamica e le trame dei perfidi giudei».
57 anni, gesuita, aderente ai movimenti di estrema destra, allievo del vescovo negazionista Richard Williamson, don Tam correrà per Forza Nuova, partito in cui milita dal 2000. Per don Tam infatti «la tonaca è semplicemente un camicia nera più lunga».
Dopo l’Associazione Edera, ecco don Tam. Immaginatevi i comizi di questo integralista cattolico che non nasconde né il suo razzismo né il suo antisemitismo! Un predicatore d’odio e di violenza. Un altro lupo con la pelle d’agnello, per cui qualche «sincero democratico» invocherà forse la «libertà d’espressione».
Finora al potere bastava il fascismo-razzismo-sessismo profuso 24 ore al giorno attraverso le televisioni e i giornali. Oggi i neofascisti devono stare anche sul territorio, nel salotto buono, e senza attriti: ecco allora i banchetti xenofobi con annessa camionetta, spuntati come funghi velenosi nei sabati bolognesi. Addirittura, nel caso della conferenza al Baraccano dell’Associazione Edera, c’erano tre pullman di poliziotti e hanno spostato pure la fermata dell’autobus. Per un eventuale comizio di don Tam in piazza Maggiore mobiliteranno l’esercito e sospenderanno il traffico aereo…
Raga’, oggi ho comprato l’Unità.
Ma ne avevo ben donde: il numero odierno, che avevo visto di sfuggita in un bar, a pag. 18 dedica una pagina (Nazionala! p. 18 per l’esattezza) alla presenza fascista a Roma;
Titolo: A ROMA AVANZA L’ONDA NERA. TORNANO I LUOGHI OFF LIMITS. Trent’anni dopo in un modo diverso, ma c’è stata riconquistq del territorio.
Finisce an e gruppi estremisti si appropriano di zone della città. Il diverso è da combattere”
Sintesi: “L’attivismo, il ritorno di simboli un tempo considerati eversivi. E poi i successi alle elezioni studentesche. Sotto altre sigle, lontani [mah…] da AN. Giovani e non solo”.
Ma l’interessante per questo blog tanto discusso è che L’UNITÀ DI OGGI HA PUBBLICATO IN QUELLA PAGINA UNA MAPPA DELLA PRESENZA FASCISTA A ROMA (titolo: “Roma, i luoghi della destra”), IN CUI INDICA DODICI PUNTI IN CUI SI RACCOGLIE LA PRESENZA FASCISTA IN CITTÀ: SEDI, CIRCOLI, SALE CONCERTO e PERFINO PUB (per es. il Cutty Sark, del boss di CasaPound, di cui è segnalata la sede).
Chi conosce ed usa la mappa del monitoraggio della presenza fascista a Bologna, che ha fatto tanto scalpore, che è stata tanto chiacchierata a destra (e purtroppo qualche volta a manca) si rende subito conto che, incredibile ma vero, il monitoraggio ha aperto una breccia e ora questa pratica cammina da solo, perché chi non è (da bel pezzo) su posizioni vicine alle nostre, si è messo a farlo più o meno nello stesso modo. E fa monitoraggio sulla capitale alemanna, e in pagina nazionale!!!
Si dice addirittura che il caporione di Casapund Bologna, mentre beveva il suo solito caffè nero (e non in via Orfeo, dove di caffè come raccontò ai poliziotti parecchio distratti quando, (uscito indisturbato dalla sede di CaPa con altri camerati, dicendo che andavano a prendere o’ caffè) ha imbastito la provocazione di via Orfeo, per poter poi denunciare “candidamente” gli antifascisti, abbia avuto un sussulto.
Al punto che il caffettino gli sarebbe andato di traverso, e ha avrebbe tossicchiato e sputacchiato fragorosamente tra gli sguardi perplessi e un po’ schifati della clientela e del povero barman:
Come? Un monitoraggio antifascista nel quotidiano democratico? Ma che cazzo ci sta a fare Violante se poi sul loro giornale escono certe cose?
E non si accorgono che così fanno il gioco dell’AAP, che il monitoraggio l’ha già fatto da un pezzo a Bologna, e io li ho subito accusati a mezzo stampa, dicendo che va a finire che questi bruciano i bambini, magari per mangiarli tostati ben benino! E non sono mie fantasie, tant’è che la procura ha aperto un fascicolo proprio sul monitoraggio! Si vede subito che almeno i giudici le cose serie le riconoscono a prima vista!”
Insomma è talmente incazzato che in un momento di tensione avrebbe detto al bar che lui è disposto a prendere la cittadinanza romana, per denunciare il monitoraggio romano (che indica anche la sede di CasaPound) ai giornali seri e obbiettivi che, come succede a Bologna, prendono giustamente sul serio le sue dichiarazioni (Corriere della sera, Carlino, Repubblica eccetera eccetera.
Magari è solo un momento di nervosismo, e forse il CaPoccia di CaPa resterà a Bologna, dove la polizia, quando c’era un volantinaggio antifa, ha predisposto la difesa di CaPa da probabili aggressioni (suggerite dal CaPoccia in persona sui tanti giornali amici), mentre la possibilità che fossero i fasci a provocare e aggredire gli antifascisti non l’ha nemmeno calcolata.
E ti pare poco?
Figurasi se quello se ne va da una città talmente ben vigilata, continuerà a girare sull’auto rosa, a costo di ricordare Gambadilegno al volante, come mi diceva un’amica, che ha voluto darci un’occhiata…