Sab 7 feb h15.00: volantinaggio sulle foibe


Nella ricorrenza della Giornata del Ricordo, sabato 7 febbraio l’Assemblea antifascista permanente promuove un volantinaggio itinerante per le strade di Bologna, con l’intento di contrastare l’uso parziale e fazioso della memoria storica e di pubblicizzare il dibattito del 10 febbraio sul tema delle foibe.

L’appuntamento è per sabato pomeriggio alle ore 15 nella sede del Circolo anarchico Camillo Berneri, Piazza di Porta S. Stefano 1.

In questa occasione sarà diffuso il seguente volantino:


No al revisionismo di stato!

“Chi controlla il passato, controlla il futuro. Chi controlla il presente, controlla il passato” (George Orwell, 1984)

Oggi la crisi economica è sempre più grave: cala il potere d’acquisto dei salari, cresce la precarietà e la disoccupazione, aumenta ogni anno il numero dei morti sul lavoro. Di fronte alla crisi, il governo restringe sempre più i diritti dei lavoratori, opera tagli indiscriminati al settore pubblico, opprime i migranti, fomenta l’insicurezza e propone nuove forme di autoritarismo. Proprio il clima di dispotismo ha offerto nuova agibilità a gruppi e partiti neofascisti che rivendicano apertamente l’eredità nazionalista, razzista, omofoba e sessista del Fascismo. Oggi i neofascisti di “Forza Nuova” e di “CasaPound” (una cui sede è presente nel quartiere S. Stefano) soffiano sul fuoco dell’odio verso chiunque appaia straniero o “diverso”. E sempre più i neofascisti si distinguono per assalti violenti ai campi rom, ai centri sociali, ai migranti, ai gay, alle lesbiche, ai militanti di sinistra o a chiunque non paia “allineato”. Aggrediscono lavoratori e studenti che protestano contro le riforme di destra (come è accaduto a piazza Navona).

Alleanza Nazionale ha provato a “sfascistizzarsi” con l’illusoria “svolta” di Fiuggi nel 1995. Ma, mentre si presentano come nuovi e moderati, continuano a propagandare discorsi xenofobi e tesi revisioniste per “ripulire” e rilegittimare l’esperienza storica del Fascismo. Nel 2004 i partiti di destra hanno istituito, per bilanciare la “Giornata della Memoria” (il 27 gennaio, in ricordo dello sterminio nazifascista di circa 6 milioni di ebrei), una mistificante “Giornata del Ricordo” (il 10 febbraio, in memoria dei presunti eccidi delle Foibe: 326 vittime accertate, 6.000 vittime ipotizzate senza concrete prove storiografiche).

Oggi il “ricordo” istituzionale delle Foibe non è pietà verso i morti, ma una strumentalizzazione volta solo a rivalutare storicamente l’esperienza della dittatura fascista, screditando la Resistenza partigiana, mettendo sullo stesso piano nazifascisti e antifascisti, sfruttando tragici episodi del passato per manipolare la storia a proprio uso e consumo. Nel nome della “pacificazione” e della costruzione di un’artificiosa “memoria condivisa” viene condotta una campagna di stravolgimento della verità storica, tesa alla sistematica assoluzione del fascismo e alla denigrazione di chi lo ha realmente combattuto.

Isolato dal suo contesto storico qualunque episodio perde di significato ed è facile manipolarlo a piacimento. L’occupazione fascista della Jugoslavia comportò una feroce persecuzione razziale delle genti slave (considerate «razza inferiore»), l’italianizzazione forzata, il divieto di parlare la propria lingua, la soppressione di tutte le scuole croate e slovene, il sequestro (spesso reso superfluo dalla devastazione dei locali) di circa 4.000 sedi di associazioni culturali slave. Già nel 1920 Benito Mussolini affermava: «Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 500 italiani». Tra il 1941 e il 1945 l’occupazione nazifascista produsse la distruzione di decine di migliaia di abitazioni, la morte di circa 45.000 civili sloveni e croati e l’arresto e l’internamento di altri 95.000.

Il regime fascista costruì in Jugoslavia 15 campi di concentramento e 14.000 prigionieri persero la vita nei lager italiani in Slovenia. Quella fascista fu una delle prime e più feroci “pulizie etniche” dell’età moderna secondo una politica di colonizzazione che prevedeva il massacro delle popolazioni locali e l’esproprio di terre e proprietà a favore della superiore «razza italiana».

Riportare alla luce questa cornice storica non significa offendere gli italiani che perirono nelle Foibe né oltraggiare il dolore dei loro familiari e dei superstiti, ma rendere giustizia alla storia in quanto eredità collettiva e monito per il futuro. Se i morti sono tutti uguali, differenti sono le circostanze e le motivazioni che condussero al loro drammatico epilogo. E bisognerebbe ricordare non solo i morti italiani, ma anche i crimini italiani che la destra dimentica con una sottile forma di razzismo: le documentate stragi e genocidi coloniali operati dal Fascismo in Albania, in Jugoslavia e nell’Africa Orientale Italiana, anche con l’uso massiccio di armi chimiche contro le popolazioni civili. Solo una memoria integrale può infatti orientare la lotta contro ogni forma di violenza razzista e fascista.

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