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Destre presenze alle feste del PD: dopo lo stand fascista a Roma, a Bologna la Lega improvvisa un comizio.
Un comizio della Lega Nord alla Festa dell´Unità. Si è visto anche questo il primo settembre a Bologna, dove avrebbe dovuto svolgersi un dibattito tra il sindaco Sergio Cofferati e quello leghista di Verona, Flavio Tosi. Doveva essere una sfida tra sindaci-sceriffi sulla “sicurezza”. Ma per via dell’acquazzone pomeridiano, il confronto viene annullato. La cancellazione genera però un imprevisto. Infatti, mentre Cofferati se ne resta a casa, il sindaco di Verona Tosi arriva puntuale nonostante la pioggia e, assieme a lui, anche una sessantina di simpatizzanti della Lega Nord. Tutti insieme – e con la benedizione del Pd – Tosi e i suoi improvvisano un incontro nella sala Forum del PD, tra gli stand della Festa. Così la Lega Nord improvvisa un comizio «partecipatissimo» (secondo “Repubblica”), in cui Tosi si è fatto dare del «tu» suscitando l´interesse anche dei passanti. Siamo a Bologna,
il laboratorio politico-alchimistico d’Italia.Difatti, man mano che affluiva gente alla Festa, i volontari del PD e parte del pubblico dei visitatori, vedendo che c’era un dibattito, si sono messi anche loro a seguirlo, senza nemmeno capire che chi parlava era della Lega e non un esponente del PD. Credendo si trattasse di un politico del PD, hanno pure applaudito…
Si è trattato di un evidente test di omologia PD-Lega in materia di “ordine pubblico”: e non è solo un fenomeno che riguarda il vertice del partito, ma la campagna securitaria fa presa e conquista anche il pubblico e i militanti della Festa dell’Unità.
Insomma, p
rosegue la linea collaborativa e compiacente degli ex DS verso neofascisti e leghisti. Fin dal 1996 l’onorevole Luciano Violante aveva rivalutato le ragioni patriottiche dei «ragazzi di Salò» e, storicamente, ai dirigenti del PDS spetta una parte di responsabilità storica nello sdoganamento del neofascismo.Certo oggi il fenomeno neofascista e squadrista può contare su reti di complicità istituzionali e centri di produzione diffusi – non tutti di matrice esplicitamente fascista – spesso annidati nelle amministrazioni locali e in quelle nuove pratiche securitarie del controllo metropolitano che collega sempre più gli interessi di chi specula, di chi accoltella e di chi governa.