In memoria di Giuliano Bruno

"Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi".

Una vicenda triste e commovente, che mostra una delle tante facce della violenza del più forte, del potere. E mostra come siamo parte della storia, come le generazioni passate siano “nervi dei nostri nervi”.

Giuliano Bruno, venti anni, si è suicidato lo scorso luglio. Aggredito più volte dagli skinheads a Treviso, ne era rimasto traumatizzato, aveva lasciato la scuola e si era messo a girare l’Europa, a lavorare e a urlare la propria rabbia agli 8 grandi riuniti nel nord della Germania. Un anno dopo lo hanno trovato senza vita. Giuliano Bruno era figlio di emigranti costretti a fuggire dall’ Argentina della dittatura. Giuliano Bruno era il nipote di un grande libertario, Osvaldo Bayer. Tra l’altro, autore – lui “anarchico pacifista” – di “Severino Di Giovanni. L’idealista della violenza” e soprattutto dell’epopea (4 volumi) “La Patagonia rebelde”, opera che gli costò l’esilio in Germania dal 1975 al 1983. Grazie al suo talento e alla sua perseveranza la storia del movimento operaio e contadino argentino ha superato i tentativi di rimozione di tutti i poteri, in particolare di quello tremendo di Videla e dei suoi. Oggi “La Patagonia Rebelde” – le cui copie requisite dalle librerie di Buonos Aires venivano bruciate in piazza da militari del regime – è utilizzato in molte scuole della Patagonia, nel Sud dell’Argentina. Adattato anche in una bella versione cinematografica, racconta delle lotte di allevatori e contadini di una terra arida e inospitale, di agitatori sindacali che, con in testa l’esempio di Bakunin e di Kropotkin, paralizzavano il paese con la huelga.

Nel 1920-1921 furono massacrati a migliaia dalle truppe di Varela e buttati in fosse comuni. Oggi in quei luoghi alcuni segni della memoria ricordano quelle tragiche lotte per l’emancipazione. Oggi, quasi cento anni dopo, dall’altra parte del mondo i fascisti-statisti nostrani, a testa rasata e in doppiopetto, picchiatori e imprenditori, in toga o in tonaca, continuano il loro sporco lavoro, reprimendo chi dissente da questo sistema criminale.

Lo fanno in moltissimi modi, con diversi tipi di violenza. Per Giuliano Bruno, per la sua sensibilità, avevano superato il limite: gli rimaneva così l’ultima libertà, la più terribile: allontanarsi da “un’epoca vile”. Giuliano Bruno è l’ennesima vittima della violenza del potere, di fascisti, padroni, poliziotti. Siamo in una “mala notte”, forse hai ragione tu, Giuliano. Ma se non sarà il sole dell’avvenire a spazzarli via, sarà una luna gigante, o un temporale, o un vento di quelli patagonici capaci far ululare il mare e di scuotere la terra.

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