Ripubblichiamo da “Umanità Nova” n. 42 del 29 novembre 2009 una riflessione sulle tattiche mimetiche dell’estrema destra, che spesso cerca di diversificarsi in superficie, ma nella sostanza resta conforme e collusa con le pratiche del controllo capitalistico e della gerarchizzazione sociale. Non ci arriva però il geniale Gian Basilio Nieddu che su “il Bologna” del 7 dicembre, in un panegirico intitolato Sventolano le bandiere nere: giovani di destra nella città rossa, gratifica le solite ciance anticapitaliste dei neofascisti con questo commento: «Sembra di sentire un militante di Lotta Comunista». Ovviamente, questi giornalisti post-democratici affamati di notiziole piccanti e in cerca di un loro posto al sole, si scordano sempre di menzionare le provocazioni, le intimidazioni, le minacce (come quelle di un volantino di Gioventù italiana contro la CGIL affisso nella notte del 25 aprile scorso: «Verrà il giorno in cui anche alla casta sindacale sarà presentato il conto da pagare. Di vite, di dignità. Quel giorno saranno aboliti i lucratori rossi, sanguisuga di persone…»), i pestaggi, i negozi di migranti bruciati, i tentati omicidi…
Che merda è?
In questi giorni sono girate delle segnalazioni su diverse mailing list e blog antifascisti circa la realtà degli “autonomi nazionalisti”. Riprendiamo la cosa su UN non perché vi siano grandi novità ma per rendere pubbliche alcune riflessioni e segnalare a compagne/i e lettori/rici la sempre necessaria vigilanza antifascista.
Questo perché, fra le altre cose, è in preparazione (per la fine di novembre) una manifestazione studentesca da parte del “blocco” che, probabilmente, vorrà ripetere le provocazioni di piazza Navona dello scorso anno. Questo perché vi sono notizie di stampa di risse fra gruppi dell’estrema destra. Questo perché non cessano le aggressioni “non rivendicate” da parte di variegati (e numerosi) gruppi fascisti. Questo perché di fronte a queste vicende la scena è sempre la stessa: i fascisti colpiscono vigliaccamente; le polizie dicono che sono “ragazzate”; se i compagni reagiscono vengono immediatamente arrestati.
Il camuffamento è una pratica “rivendicata” dai fascisti; appropriarsi dello spazio politico liberato dal conflitto sociale è una caratteristica storica. Accanto alle posizioni istituzionali (dove il PdL sta nuovamente imbarcando Storace, la Santanché, Fiore e Tilgher) e a quelle culturali (da FareFuturo a CasaPoud passando per i circoli futuristi) ci sono un’infinità di gruppi e partitini della destra che si camuffano con nomi e simbologie popolari o esplicitamente di “sinistra”.
Fra questi, appunto, gli autonomi nazionalisti. La loro visibilità “pubblica” è associata ad un locale e ad alcune iniziative fatte a Torino. Qui nel pub fascista “Asso di Bastoni” di via Cellini (che ha come simbolo una A cerchiata con un asso di bastoni come tratto basso) trovano ospitalità diverse rappresentazioni della stessa “galassia” che va da Forza Nuova e le sue propaggini a CasaPound e i suoi camuffamenti. Mettendo in evidenza, per altro, come non ci sia discontinuità né politica né organizzativa fra soggetti che vorrebbero presentarsi distinti e distanti.
Questi che si muovono come “antagonisti” non sono altro che mazzieri e ramazzieri al servizio della destra nel suo complesso, per conto della quale svolgono il compito di reclutamento di militanti e di guardaspalle nelle manifestazioni pubbliche non disdegnando, poi, di svolgere alcuni “lavoretti”. Ma proprio per rendere più efficace la loro azione tendono al camuffamento. Usano la A cerchiata con disinvoltura, usano le bandiere antifa detournandone le scritte, usano magliette con loghi “di sinistra”.
Fanno parte della galassia giovanile di destra, affascinata dagli stili di vita e divertimento dei centri sociali di sinistra e desiderosi, anche su questo piano, di imitarli. Rappresentano un rischio politico, perché la contiguità di simboli, stili di piazza e relazione sociale può portare a pericolose osmosi politiche. Cioè in questa rete potrebbero finire dei giovani sprovveduti. Cioè con queste presenze potremmo assistere a loro azioni firmate a nome altrui, tentativi di infiltrazione e di creare scissioni ove riescano ad inserirsi.
Per altro questo non è un fenomeno solo nazionale. Situazioni simili si riscontrano anche in Germania (in particolare), in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna e nei paesi dell’est europeo; a testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, di una strategia definita e concordata in cui lo spontaneismo esibito non trova casa.
Ma non vengono presi di mira solo gli stili e le modalità anarchiche e autonome. Ce n’è per tutti i gusti della sinistra. Dalle già denunciate contiguità con ambienti antimperialisti e nazionalitari a inedite “patrie socialiste”. Accanto al monitoraggio che già stanno facendo specifici gruppi di antifascisti è bene che la vigilanza e la controinformazione dilaghi anche al di fuori degli ambienti militanti. Anche queste vicende contribuiscono al generale clima reazionario ed autoritario nel quale siamo, ai noi, immersi.
Antibis