Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta delle compagne e dei compagni del centro sociale TPO di Bologna.
Lettera al cardinale Caffarra
e p. c. a tutt* i cittadin* che non hanno smesso di pensare, organi di stampa
Chi le scrive è una comunità di uomini e di donne che quotidianamente si impegnano a rendere Bologna un crocevia culturale e sociale, un moderno laboratorio, sempre aperto, di vite, esperienze e sogni. Vogliamo una città che accolga le diversità come ricchezza e con serenità, con la disponibilità ad apprendere e la volontà di condividere.
Insomma, per noi, libertà e dignità, cittadinanza e diritto ad esistere spettano ad ogni uomo o donna, senza distinzione alcuna. Il razzismo, il fascismo, l’omofobia ed il sessismo sono, per noi, teorie e pratiche pericolose dalle quali bonificarci.
Avviene, invece, che qualcuno si sia messo in testa che la cittadinanza debba essere appannaggio di poche e ben selezionate esistenze, quelle bianche, maschili, cattoliche.
Domani in Hotel Europa e con l’ausilio di un dirigente del Fronte Nazionale di Le Pen, Forza Nuova presenta il candidato sindaco don Giulio Tam, un uomo di fede che sposa pubblicamente le tesi dell’odio, facendone propaganda.
Parliamo di un partito la cui sede di Bologna è frequentata da iscritti che sono accusati di pesanti reati perpetuati in nome di un credo politico che si rifà ai valori che negano costantemente e con veemenza l’esistenza delle diversità.
Scriviamo per informarla di questo, cardinale Caffarra. E per dirle che ci sembra vergognoso il silenzio ora, dopo aver parlato, di molte cose e molto frequentemente, in passato.
Non crede di doversi esprimere e dissociarsi da un membro della propria istituzione religiosa che si è così espresso nel recente passato?
«La mia tonaca? Una camicia nera taglia XXL», «E adesso per gli islamici / adesso arriva il bello / Rosario e manganello! / Rosario e manganello!», «Aggredire un nemico che cerca di distruggerci», «È il rosario quella mitragliatrice da 50 colpi per respingere questa civiltà», «Giusto nutrire dubbi sull’Olocausto».
Saluti.
I compagni e le compagne del TPO.