Per la libertà di manifestazione e di sciopero
Come la storia insegna, sotto crisi economica i potenti calano la maschera, ritirano le gentili concessioni che chiamano “garanzie liberali”, mostrano il volto più crudele dell’esercizio del potere.
Sono passati pochi mesi dai primi crack bancari nei paesi anglosassoni, ma in Italia è già tempo di una consistente stretta autoritaria nei confronti di tutte le fasce meno garantite della società, le prime a pagare sulla propria pelle il prezzo della crisi: che ognuno dimentichi qualsiasi velleità di ribellione!
Non si ribellino i migranti innanzitutto, a cui il Pacchetto Sicurezza in discussione alle camere renderà la vita ancora più infernale, criminalizzando l’immigrazione clandestina, negando il diritto alle cure sanitarie, rendendo sempre più difficile e costoso ottenere e mantenere il permesso di soggiorno, e sempre più alto il rischio di ritrovarsi nei lager appena mascherati dalla sigla Centri di Identificazione ed Espulsione. Mentre l’allarmismo del peggiore giornalismo e le dichiarazioni quotidiane all’insegna della “tolleranza zero” di politici di ogni colore concorrono ad alimentare un clima di xenofobia e intolleranza ogni giorno peggiore, che trova il suo sfogo nell’istituzione di ronde e squadracce di ogni tipo.
Non si ribellino i lavoratori: nel settore dei trasporti il governo sta dando al diritto di sciopero il primo colpo di piccone, malcelato dietro la risibile invenzione dello sciopero virtuale.
Non si ribellino gli studenti: i recenti fatti di Roma ci pare parlino da soli.
E chi ancora si ostina a ribellarsi, lo faccia lontano dalle vetrina delle città, lontano dallo shopping del finesettimana, come prescrive la direttiva Maroni.
Direttiva che sabato i sindacati del Patto di Base, i centri sociali e le reti di movimento di Bologna hanno deciso di violare, rompendo il divieto prefettizio di manifestare nelle strade e nelle piazze più centrali. Non possiamo che essere al fianco, per tutte le ragioni fin qui dette, di chi romperà il divieto, affermando con determinazione che scioperi e manifestazioni non si possono vietare.
L’appuntamento è per sabato 21 marzo, al Nettuno, alle 15.30.
Gran bella manifestazione, partecipata, intelligente, che ha saputo fuoriuscire dalle limitazioni in modo fluido e affabile, circondando i cordoni di polizia in tenuta antisommossa e dimostrando concretamente l’assurdità dell’ordinanza prefettizia. Una banda di tamburini gialli guidava la danza. Alla fine il corteo ha sfilato al grido unanime di “Libertà! Libertà!” da piazza Nettuno lungo via Rizzoli, piazza Ravegnana, via Zamboni e piazza Verdi. Pochissima era la gente che sapeva del divieto di manifestare. Quella di sabato 21 marzo non è che la prima iniziativa di violazione dell’ordinanza. Manifesteremo finché non verrà ritirata!