Contro ogni apartheid, solidali con il popolo di Gaza che resiste

L’Assemblea antifascista permanente aderisce e partecipa al corteo del 24 gennaio e invita tutti i cittadini a parteciparvi recandosi in Piazza dell’Unità alle ore 16.30.
Leggi convocazione, adesioni e informazioni sul corteo

VITA, TERRA E LIBERTA’ PER LA PALESTINA!


Tre settimane fa l’esercito israeliano ha iniziato i bombardamenti contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza già stremata da diciannove mesi di embargo totale che aveva creato scarsità di cibo, di combustibile e di medicine.

Oggi le fonti ufficiali contano oltre 1300 morti e 5000 feriti, di cui molti gravissimi, in gran parte donne e bambini, con gli ospedali semidistrutti, privi anche degli strumenti di primo soccorso. Migliaia di vittime civili ferite o uccise, lasciate morire per le strade, senza cibo, senza acqua, senza casa, sotto continui bombardamenti, impaurite, agonizzanti, disperate.
La Palestina ha subìto un lungo e insanguinato processo coloniale, che nella prima metà del Novecento ha fatto ricorso anche a forme terroristiche, e che, con la fondazione dello Stato di Israele, ha dato vita a un perdurante regime di apartheid. In Cisgiordania esso si realizza nella costruzione di colonie israeliane sempre più grandi, per la “sicurezza” delle quali si dissemina il territorio di checkpoint e si depredano acqua e risorse della terra. A Gaza le colonie sono state smantellate quattro anni fa, ma quello che resta è un ghetto razziale, un carcere a cielo aperto circondato da un muro invalicabile, che le bombe e i carri armati di Israele, accanendosi sui civili, hanno trasformato in una gigantesca trappola.
Questa è stata forse la prima guerra contro i civili in cui non si poteva nemmeno fuggire. Nessuno infatti può entrare o uscire liberamente dalla Striscia di Gaza. E ora resta soltanto un cumulo di macerie. Hanno bombardato abitazioni, mercati, scuole, università, ospedali, strade, ambulanze, moschee.
Come al solito, sono le popolazioni civili a pagare il più alto tributo di vittime e il costo della guerra: la paura, il deteriorarsi delle condizioni di vita, la perdita progressiva di spazi di libertà, l’affermarsi sempre più oppressivo di logiche nazionaliste, militari e di integralismo religioso.
Di fronte a tutto ciò, tv e giornali si sono scandalizzati per qualche bandiera israeliana bruciata e non per le centinaia di civili bruciati dal fosforo e dalle bombe. E anche la Questura di Bologna si è schierata politicamente vietando che il corteo del 24 gennaio in solidarietà con Gaza raggiungesse piazza Maggiore. Non vi deve essere alcuna visibilità per le atrocità commesse contro la popolazione palestinese. Non nel centro di Bologna, non nel salotto buono, non tra le luci delle vetrine e dello shopping.
Quelle forze politiche xenofobe, da Alleanza Nazionale a Forza Nuova e alla Lega, che hanno chiesto di vietare la manifestazione, hanno dimenticato che le piazze sono di tutti, non solo della Curia e dei fascisti. Chi soffia oggi sul fuoco dello “scontro di civiltà” solo per squallido opportunismo elettorale, compie un’azione irresponsabile di discriminazione e di imbarbarimento dei rapporti sociali. Anche quelle gerarchie religiose che credono che la loro religione sia un fatto identitario e nazionale, servono solo un Dio d’odio, anzi un idolo tetro e assurdo.
Oggi ovunque vi sono politiche di intolleranza. Dire che la politica dello stato israeliano è una politica criminale non significa che quella di altri stati sia meno razzista e assassina: a cominciare dall’Italia con le sue leggi discriminatorie sull’immigrazione, con i Cpt, con le nuove gravissime misure del “Pacchetto sicurezza” (DdL 733) che il governo si appresta a varare a fine gennaio.
Il massacro di Gaza dimostra invece che il razzismo e l’apartheid, da qualsiasi parte vengano, portano sempre a politiche di violenza e di sterminio contro cui occorre lottare e resistere.

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