Questo è un comunicato politico e informativo sui fatti di Piazza Verdi scritto e condiviso da persone che hanno partecipato alla contestazione di Azione Giovani, e vogliono spiegare i loro motivi. La firma Informazione Antifascista sta a denotare il nostro intento: di monitorare, svelare e denunciare il neofascismo a Bologna.
La mattina del 20 novembre è stato contestato, da parte di un gruppo di studentesse e di studenti di diverse facoltà il banchetto di Azione Giovani in Piazza Verdi, che diffondeva messaggi contro la mobilitazione No Gelmini. Contemporaneamente al banchetto in piazza Verdi un gruppo di fascisti vicini all’area naziskin volantinava sotto le due torri all’imbocco di Via Zamboni. Al vedere bandiere con la fiamma tricolore, che simboleggia la continuità con la Repubblica di Salò, in una città medaglia d’oro alla Resistenza, i presenti si sono sentiti di contestare la presenza fascista nel cuore della zona universitaria e chiedere lo smantellamento del banchetto. Questo è accaduto senza arrivare ad alcuna violenza fisica. Dopo pochi minuti è arrivata la polizia che ha immediatamente fermato una decina di studenti che si stavano allontanando dalla piazza, prendendogli i documenti e minacciandoli fisicamente.
La volontà di questo comunicato non è semplicemente di offrire la versione degli eventi di chi in quel momento c’era, ma anche di spiegare i motivi precisi che hanno portato studentesse e studenti che si riconoscono nei valori dell’antifascismo a contestare Azione Giovani, movimento giovanile di Alleanza Nazionale, un partito che da molte persone è visto come una forza che ha apparentemente rotto tutti i legami che aveva con il fascismo. Questa interpretazione la rifiutiamo nel suo complesso in quanto, indipendentemente da come si definisce e come si rapporta con il passato, AN continua a incarnare lo spirito del fascismo nella sua proposta politica, una proposta razzista, xenofoba e autoritaria.
Venerdì notte in Piazza della Mercanzia due ragazzi hanno subito un pestaggio da parte di una decina di naziskin, uno dei ragazzi ha anche riportato gravi ferite. Galeazzo Bignami, consigliere comunale per AN-PDL a Bologna ha subito dichiarato l’estraneità del suo partito all’ambito neo-nazista e che in quello stesso partito “non esistono spazi” per quell’area. I FATTI DIMOSTRANO IL CONTRARIO. Esiste a Bologna un gruppo, chiamato ASSOCIAZIONE EDERA, il cui discorso politico si fonda sull’antisemitismo, il negazionismo della Shoà, l’apologia (sul loro sito chiedono prosaicamente di versare il 5 per mille a favore dell’Istituto storico della RSI) della stessa Repubblica di Salò che Alleanza Nazionale ricorda sulla sua bandiera. Alle loro iniziative è spesso presente un servizio d’ordine naziskin, che allontana o impedisce ogni possibile dissenso, nonostante tali conferenze vengano presentate come pubbliche. Abbiamo parlato di questo gruppo per un motivo preciso: IL LORO PRESIDENTE È MICHELE FRANCESCHELLI, CONSIGLIERE DI AN-PDL DEL QUARTIERE SAN VITALE. Il loro Vice Presidente è Francesco Bevilacqua consigliere della Lega Nord al Quartiere Navile, lui come Franceschelli con un passato nella destra neofascista.
Questi fatti sono la dimostrazione evidente della falsità delle dichiarazioni di Bignami, della falsità dell’equazione Partito di Governo uguale arco costituzionale e democraticità. Dentro AN è viva e vegeta una cultura fascista senza ‘post’, che agisce parallelamente a quella pratica politica istituzionale che dice di aver abbandonato l’ideologia dalla quale provengono. Questa realtà esiste in Azione Giovani quanto, se non di più, che nel partito alla quale fa riferimento. Da anni AG porta avanti campagne revisioniste sulla strage di Bologna, cercando di spostare la responsabilità di quel massacro lontano da quella destra radicale armata che ha formato molti che adesso militano tra le fila del loro partito.
Come abbiamo spiegato, la verità su Azione Giovani e Alleanza Nazionale non è quella che gli stessi presentano al pubblico, ma è ben altra: è quella di un partito che tollera e fa eleggere a cariche cittadine soggetti che appartengono alla stessa area alla quale affermano di aver negato agibilità. Gli stessi soggetti che usano queste cariche per garantire sedi e agibilità a iniziative di stampo nazista. La presenza di questo partito in zona universitaria, a meno di una settimana da un’aggressione fascista brutale a pochi passi da Piazza Verdi, in contemporanea a un altro volantinaggio fascista, lo stesso giorno di un corteo antifascista per condannare l’aggressione ed esprimere solidarietà agli aggrediti, era una provocazione chiara.
Chi ha risposto alla provocazione contestando la loro presenza l’ha fatto con la rabbia di chi non vuole più vedere aggressioni notturne, non vuole veder più legittimati discorsi che vogliono sputare sulla memoria di chi per questa repubblica democratica antifascista ha lottato rischiando la vita, molti perdendola per conquistare una libertà che non hanno mai potuto conoscere. Chi ha risposto alla provocazione l’ha fatto per svelare un artificio che trasforma i complici in innocenti, e affermare che la libertà antifascista non conosce l’ambivalenza di chi condanna la violenza squadrista mentre contemporaneamente agevola chi vive quello squadrismo come prassi quotidiana.
Esiste un sodalizio fascista a Bologna che è ben diverso dalle facciate che sono presentate alla cittadinanza.
Continueremo a denunciare, svelare e opporci a queste complicità.
Bologna è antifascista e lo rimarrà.
INFORMAZIONE ANTIFASCISTA
Ragazzi, sono del collettivo “Lenin per la vita”, volevo far notare che non è accettabile attaccare con la forza un banchetto, nonostante tutto siamo democratici, e sapendo come si comporta la polizia non possiamo assolutamente permetterci di fare queste figure.
Un conto è parlare e protestare, ma non si ottiene niente con gli scontri.
Ci sono alcuni elementi eversivi che è bene allontanare dai nostri gruppi.
Perdonatemi la correzione, ma in periodi come questi, usando la forza facciamo soltanto il loro gioco.
Il risultato sono 20 ragazzi dei nostri schedati e 11 portati in questura.
Un’aggressione fascista a due ragazzi “vestiti nel modo sbagliato” nella notte tra venerdì e sabato scorsi in Piazza delle Mercanzie. Una sassaiola, premeditata, avvenuta nella serata di sabato 15 contro alcune frequentatrici dell’Atlantide all’esterno dello spazio all’urlo di “froci”.
A coloro che sono state colpite da queste vili aggressioni va tutta la nostra solidarietà.
La destra radicale, mentre consolida le sue posizioni e la sua presenza in città, torna a manifestarsi per quello che è il suo portato omofobo, xenofobo intriso di quella barbarie razzista che sembra oggi avere così presa nei nostri territori.
L’omofobia, il razzismo, la xenofobia sono il segno inconfondibile del progetto sociale che le destre neofasciste vogliono imporre nelle nostre città. Bologna oggi si trova costretta, ma di certo questo improvviso clamore sta solo a quanti sono stati miopi finora, a prendere atto della sua non impermeabilità al ritorno per le strade della violenza fascista, dello squadrismo cui le destre radicali hanno dimostrato di essere così votate in molte altre città.
Sono queste le forme alle quali i nostri territori vengono portati dalla desertificazione sociale e culturale, dalla negazione degli spazi di socialità, dalla rimozione delle strade e delle piazze come luoghi pubblici e attraversabili, dal tentativo di mettere a valore e razionalizzare in termini produttivi ogni aspetto delle nostre vite. La precarietà delle nostre esistenze viene rinarrata dalla destra neofascista, avallata e spronata spesso in questo dalle istituzioni, in termini di “allarme sicurezza”, in campagne di terrore contro il “diverso”, nel giustizialismo più sfrenato.
Torna oggi tragicamente all’ordine del giorno l’autodifesa di quanti immaginano una società aperta e accogliente, di quanti attivamente operano per costruirla, di quanti non rinunciano a riaffermare la propria identità di genere, antifascista, antagonista accodandosi alla paura e alla rassegnazione. Occorre oggi negare a questi soggetti i mezzi con i quali propagandano il loro odio, sottrargli terreno e agibilità politica, fare argine contro la barbarie razzista e omofoba, consci che nel progetto di una società meticcia sta la più efficace risposta.
Sono le piazze, le strade, gli spazi sociali di cui ci riappropriamo, che costruiamo seguendo i nostri bisogni e desideri, a darci la direzione verso cui muovere. Sono questi gli argini che frapponiamo al consolidarsi della destra fascista ed alle politiche che ad essa si ispirano. Sta nel reclamare le strade e nel darsi nuove mete in vista del 22 novembre a Bologna, sta nella nostra vicinanza alla mobilitazione del 22 a Roma contro la violenza sulle donne, sta nei luoghi autonomi di autogestione ed autorganizzazione, nella loro conquista e nella loro difesa.
Laboratorio Crash!
http://crash.noblogs.org
Scontri in zona universitaria, tensione per l´intervento della polizia
Fermati undici ragazzi di sinistra, il Prc critica l´operato delle forze dell´ordine
ALESSANDRO CORI
Dal cuore della zona universitaria alla sede della Questura la protesta degli studenti e dei ragazzi dei centri sociali ieri si è fatta sentire più forte che mai sotto le Due torri. E i momenti di tensione tra i manifestanti e la polizia non sono certo mancati: soprattutto quando una cinquantina di giovani, dopo essersi raccolti dietro lo striscione «Siamo tutti antifascisti – Assemblea No Gelmini», con urla e cori davanti agli uffici della Digos e poi della Scientifica hanno chiesto insistentemente la «liberazione» di 11 ragazzi del movimento, identificati e rilasciati dopo una mezz´ora. Tutto ha avuto inizio quando un gruppo di studenti, verso mezzogiorno, ha contestato il gazebo informativo dei ragazzi di An in piazza Verdi (trenta ragazzi secondo il leader di Azione Giovani Mattia Koelletzek, solo una decina secondo altri testimoni) sulla riforma del ministro dell´Istruzione Gelmini.
Sono volati insulti e poi qualche spintone. Gli studenti di sinistra hanno tentato di strappare le bandiere di An e hanno ribaltato il banchetto. All´arrivo delle volanti, il gruppetto di studenti è scappato risalendo via Zamboni ma a sbarrare loro la strada ci hanno pensato altre quattro «pantere» della polizia e una camionetta dei carabinieri. Risolta la situazione in piazza Verdi il vero parapiglia è andato in scena davanti alla Provincia. Qui, la polizia ha deciso di portare undici persone – i presunti responsabili delle scaramucce con Azione Giovani – in Questura «per accertamenti» e a quel punto un gruppo di studenti si sono radunati in mezzo alla strada mettendosi davanti alle volanti. Un ragazzo si è appoggiato sul cofano di un´auto che ha comunque accelerato in avanti facendolo ruzzolare a terra. Anche un fotografo è caduto. Mentre le auto tra gli sputi e i calci degli studenti andavano via sgommando, sul posto è arrivato il segretario cittadino del Prc, Tiziano Loreti che ha parlato di «atti inaccettabili della polizia. Quando i ragazzi sono stati caricati nelle macchine».
La tensione sale e in un attimo una cinquantina di ragazzi dei collettivi universitari improvvisa un corteo al grido di «siamo tutti antifascisti» per spostarsi verso la Questura. In attesa che i fermati vengano rilasciati, per una buona mezz´ora volano ancora spintoni tra gli agenti e gli studenti, alcuni dei quali prendono a calci e pugni il portone della Polizia scientifica. Prima del rilascio c´è anche un breve confronto tra i dirigenti della Digos, Loreti e Roberto Sconciaforni (Prc). «Avete rischiato di ammazzare della gente» tuona Loreti. Sconciaforni aggiunge: «Mettere sotto una persona fa parte delle vostre prerogative?». Il corteo (un centinaio di persone) dei «No Gelmini» riparte e attraversa via Rizzoli, piazza della Mercanzia per poi tornare in via Zamboni dove alcuni ragazzi danneggiano la bacheca e i muri della saletta di «Azione Universitaria» a Giurisprudenza. I manifestanti rompono una bacheca, strappano i manifesti e li sostituiscono con un foglio bianco con scritto «Azione antifascista». Nel frattempo, altri studenti entrano nel piccolo corridoio dove ci sono le aule destinate alle organizzazioni studentesche: lì, al posto dei volantini di An lasciano la loro firma con la bomboletta: «Fascisti carogne» e «Fuori i fasci dall´università».
http://bologna.repubblica.it/…zebo-di-An/1549511