A conclusione della tre giorni LGBTIQ di Bologna gli organizzatori hanno promesso di far uscire al più presto – almeno in formato elettronico – gli atti del dibattito. Intanto su “Umanità Nova” è apparso l’intervento introduttivo alla prima sezione del convegno (perbenismo, normalizzazione delle identità, autocensura): La trappola della rispettabilità di Nicoletta Poidimani, un testo di grande interesse. Ne riproduciamo solo un brano (l’intero articolo è on line qui):
«Dopo le ultime elezioni politiche si è molto sentito parlare di "territorio" come luogo a cui tornare per agire i conflitti. Ma le soggettività femministe e lgt non hanno mai perso la consapevolezza che territori principali in cui si esplica il conflitto siano i corpi con i loro posizionamenti in relazione alle coordinate di genere, ‘razza’, classe, sessualità. Il corpo della donna picchiata dal marito fra le mura domestiche se non rimane rinchiuso all’interno dell’omertosa sfera familiare esprime una contraddizione irriducibile, così come il corpo del migrante morto in uno dei tanti cantieri edili in cui si lavora in condizioni di totale mancanza di sicurezza, il corpo della lesbica stuprata per "punizione", il corpo del/della rom rinchiuso in uno dei tanti campi "legali" circondato da filo spinato, i corpi di uomini donne e trans migranti reclusi/e (e, spesso, massacrati/e) nei cpt, il corpo del gay aggredito da squadracce omofobe, il corpo del giovane "afro-italiano" ucciso a sprangate per aver preso dei biscotti senza pagarli – solo per citarne alcuni. A tutti questi corpi viene negata visibilità perché nascondendoli si celano anche le contraddizioni laceranti che attraversano questa società. Ma noi dobbiamo rendere visibili le contraddizioni, dobbiamo farle emergere perché la rispettabilità mostri la sua faccia nascosta: la sottomissione/eliminazione dell’altro/a».