Come fa notare Saverio Ferrari in un interessante articolo su Liberazione, Luca Romagnoli, segretario nazionale e parlamentare europeo di Fiamma Tricolore, non più di tre mesi fa propose a Strasburgo per affrontare l’“emergenza nomadi”, la «creazione di uno stato Rom, magari in un’area dell’est europeo». Prima di lui, nel 1939-40 in Germania, una proposta analoga era stata avanzata per risolvere “il problema ebraico” con la deportazione di massa nel Madagascar.
Ora il Parlamento europeo invia in Italia una delegazione per verificare le condizioni del popolo Rom. Il Gruppo EveryOne ha giustamente osservato: «È una truffa, perché 13 delegati su 20 sono italiani e sono presenti eurodeputati di estrema destra, come il capo di Forza Nuova Roberto Fiore e Luca Romagnoli, l’uomo che ha chiesto a gran voce l’esame del DNA per i bambini Rom e che ha formulato la proposta di deportare tutti i “nomadi” – ladri e rapinatori, secondo lui – fuori dall’Italia. Più che un’ispezione, sarà un sostegno alle politiche intolleranti».
Contro il razzismo di stato, le discriminazioni e i maltrattamenti sul posto di lavoro, la xenofobia indotta da una martellante campagna d’odio, si terrà a Roma una MANIFESTAZIONE NAZIONALE ANTIRAZZISTA il 4 ottobre. È il momento di reagire e gridare la nostra rabbia di fronte a continue aggressioni, torture e omicidi a sfondo razziale. Ecco parte della piattaforma della mobilitazione:
È il momento di reagire alle logiche e ai molteplici atti di razzismo istituzionale e diffuso – che arrivano ad attaccare e mettere in discussione la vita stessa – per vivere meglio ed essere tutti più liberi. Le misure proposte dal governo Berlusconi, che ipotizzano il reato di clandestinità aggravano e alimentano il razzismo. Il riconoscimento della nostra comune umanità motiva una forte mobilitazione diretta e unitaria per affermare solidarietà e accoglienza per tutti.
• Contro tutti i razzismi
• Basta stragi nei mari! Libera circolazione per tutti!
• Per la libertà e la sicurezza di tutti: solidarietà e accoglienza
• Ritiro immediato del “pacchetto sicurezza” del governo e chiusura dei C.P.T.
• Contro la direttiva della UE sul rimpatrio
• Contro le logiche repressive, criminali, discriminatorie e di sfruttamento da qualunque parte provengano
Per info. e adesioni: stoprazzismo[at]libero.it – tel. 0552302015 – 0670302626 – 3347274379 – http://4ottobre2008.bloog.it
Manifestazione autofinanziata, sostienila! Versamenti c/c postale Cib Unicobas n° 40899007 causale “4 ottobre”
LECCO – Per due anni ha insaccato e ha incassato. Tutti i giorni. Sempre lì, al suo posto, in uno dei più grossi salumifici italiani. Ha insaccato salami e mortadelle. Ha incassato insulti razzisti e offese umilianti. La più becera, e anche la più banale, è “sporco negro”: la stessa firma degli assassini di Guibre. E’ quella che lo ha marchiato dentro, che lo ha fatto sentire un comodo sfogatoio per le frustrazioni di un collega, che poi sono diventati un gruppo, e allora la cosa si è fatta ancora più pesante. Questa è la storia di Daniel – basta il nome – , nigeriano di Lagos, 24 anni, un bambino di due.
Daniel non è un clandestino: è in Italia regolarmente dal 2003. Abita a Villasanta, Brianza monzese, con la moglie e il figlio. Paga un affitto. Ha un lavoro, anzi, l’aveva. Perché l’hanno licenziato. Daniel è un operaio macchinista. Nel 2006 inizia a lavorare alla Vismara S. p. A di Casatenovo, Lecco. Si divide tra il reparto e il forno. Sgobba da mattina a sera.
Mai un problema, mai un richiamo, racconta. E ottimo rendimento, visto che ogni sei mesi gli rinnovano il contratto. Ma nello stabilimento c’è un ostacolo imprevisto con cui il cittadino africano deve fare i conti: il razzismo. A dargli dello “sporco negro”, all’inizio, è solo un collega. Per lui insultare Daniel è la regola. Altri operai iniziano presto a apostrofarlo nello stesso modo. Uno stillicidio di offese al quale l’immigrato, nonostante le ripetute richieste di spiegazioni, non riesce a sottrarsi.
Manda giù, abbozza quando un giorno gli dicono: “La vuoi capire o no che voi extracomunitari di m. in Italia non potete stare?”. Solo perché aveva chiesto a un collega di aiutare un altro lavoratore in difficoltà, un peruviano che non riusciva a trasportare dei colli di mortadella. “Chi credi di essere? Mica penserai di comandare noi italiani?”.
Daniel ha paura di denunciare chi lo tormenta: non vuole rischiare di perdere il posto di lavoro. Un giorno si rivolge al capo reparto, che però minimizza: “Dai, non farci caso… sai come sono fatti i ragazzi… Tu pensa a fare il tuo lavoro e basta”. Ma alla fine di giugno decide che il vaso è colmo. Accade quando entra nello spogliatoio e trova il suo armadietto distrutto. Un atto vandalico, l’ultimo sfregio. Lui che non ha mai ricevuto provvedimenti disciplinari, lui che guadagna 1100 euro e che – dopo 12 contratti – viene ancora pagato dall’agenzia interinale “Iwork” di Arcore.
Il 28 giugno Daniel presenta una querela alla Procura di Lecco: racconta nel dettaglio le odiose offese che gli sbattono addosso. Spera che dopo quell’esposto qualcosa possa finalmente cambiare. Che la sua dignità non sia più calpestata. E invece al danno si aggiunge la beffa. L’altro giorno la Vismara gli da il “benservito”: “A fine mese non presentarti più in azienda”, gli comunica il capo reparto. L’operaio crede sia uno scherzo di cattivo gusto: e invece è tutto vero.
“Ho subito per due anni in silenzio, senza ribellarmi – racconta – proprio perché non volevo rischiare di perdere il posto. Ma non ce l’ho più fatta a sopportare di essere offeso in quel modo. E così adesso sono senza lavoro. Non ce l’ho con l’Italia e con gli italiani. L’Italia mi ha dato il lavoro, la possibilità di sfamare me stesso e la mia famiglia. Ce l’ho con l’ignoranza di chi ti insulta perché hai un colore della pelle diverso dal loro. Ho una moglie e un figlio piccolo da mantenere. Il mio stipendio me lo sono sempre guadagnato onestamente, mi ferisce che me lo abbiano tolto solo perché ho detto basta al razzismo. Oltretutto ci sono altri lavoratori extracomunitari nello stabilimento. Quando sono andato in Tribunale ho pensato anche a loro, anche se ognuno reagisce a modo suo e alla fine ognuno si fa gli affari suoi”.
Dagli uffici della Vismara, alla quale ci siamo rivolti ieri per chiedere chiarimenti sulla vicenda, per ora non è arrivato nessun commento. Ironia del caso – va detto che l’azienda almeno per ora non ha alcuna responsabilità – come melodia di sottofondo dell’attesa telefonica s’odono le parole di Vasco Rossi: “… basta poco per essere intolleranti… per essere un po’ ignoranti…”.
Il legale di Daniel, Francesco Mongiu, ha riassunto la storia di questo strano licenziamento e la sottoporrà al giudice del lavoro. “Per “pura coincidenza” – racconta l’avvocato – il cognato del mio assistito, un cittadino della Sierra Leone, laureato anche lui in regola, dopo un periodo di prova nello stesso salumificio, è stato ritenuto inidoneo al compito di insaccatore di mortadelle”.
http://www.repubblica.it/…voro/perso-lavoro.html
E’ ora di reagire uniti contro ogni tipo di razzismo
Abdul, 19 anni, è stato ucciso, domenica mattina a Milano, perché nero. L’assassinio di Abdul non è purtroppo un fatto isolato, ma è una cruenta espressione del clima di razzismo diffuso nella società. Questo clima viene alimentato dai provvedimenti razzisti del governo e delle amministrazioni comunali. Siamo tutti coinvolti, è il momento di reagire riconoscendo la nostra comune umanità. Esprimiamo la nostra indignazione per questo barbaro omicidio e la più profonda solidarietà ai familiari e ai conoscenti di Abdul.
Anche per questo invitiamo tutti a scendere in piazza a Roma nella manifestazione nazionale del 4 ottobre per dire Stop a tutti i razzismi.
Il comitato promotore della
manifestazione nazionale del 4 ottobre
Manifestazione nazionale antirazzista
Roma 4 ottobre ore 14.00 piazza della Repubblica