Lo scorso 25 aprile, nei nostri presidi in bicicletta, a porta Lame abbiamo ricordato un vecchio compagno, Attilio Diolaiti, caso emblematico di come la resistenza sia iniziata ben prima dell’8 settembre 1943 e di cosa sia l’antifascismo antiautoritario.
Da “L’aurora” di Forlì del 1946 trascriviamo questo breve profilo biografico:
«Attilio Diolaiti nacque a Baricella il 17.9.1898. Fu nel movimento da giovinetto. Partecipò a un convegno dei nostri gruppi di Romagna quando aveva solo 15 anni. Prese parte attivamente alla campagna contro la guerra 1914-18. Fu incarcerato per renitenza alla leva. In seguito disertò dall’esercito regio nel 1919 per partecipare ai moti contro il carovita in Romagna. Arrestato in quelli si prese tre anni di galera per diserzione. Fu uno dei primi nella lotta contro il fascismo e dal 1921 al 1943 fu arrestato dai pretoriani fascisti numerose volte. Lo mandarono confinato a Lipari dal 1927 al 1930.
Dopo l’8 settembre fece continui viaggi in Romagna per incitare e organizzare la resistenza contro i tedeschi e i loro complici. Aiutò alla formazione delle prime brigate partigiane. La “Bianconcini” a Imola; la “F. Bandiera” e la “7 Gappisti” a Bologna. Sfidò per lungo tempo la polizia fascista con una attività continua di giorno e di notte. Venne arrestato insieme al suo gruppo composto di Dante Foscardi di anni 33, Ettore Zaniboni di anni 31, Igon Brass di anni 20 e Edera Di Giovanni dicannovenne, il 29 marzo 1944 dietro denuncia del delinquente Remo Naldi appartenente alla S.S. Due giorni dopo, nella notte del 31 marzo, furono portati lungo il muro della Certosa (il cimitero di Bologna) e fucilati selvaggiamente senza nessuna forma di processo».