Crimini fascisti: archiviati


Ieri come oggi i crimini e gli omicidi fascisti restano inesplicabilmente difficili da perseguire e la verità è spesso nascosta e negata. A questa lunga storia giudiziaria di reticenze, menzogne, amnistie, favoritismi, armadi della vergogna, insabbiamenti, depistaggi, archiviazioni, fantasie, oggi si possono aggiungere altri due casi emblematici.

Eccidio di Casalecchio: archiviazione
(da Radio Città del Capo)

A Verona il processo per le 16 vittime delle SS guidate da Manfred Schmidt si è chiuso senza colpevoli.

Era il 1944, partigiani e civili vennero trucidati e lasciati appesi ai pali della luce, a Casalecchio, all’interno di una vasta operazione di rastrellamento sull’Appennino bolognese. A capo della divisione delle SS autrice della strage, c’era Manfred Schmidt (oggi 96enne). L’uomo è scomparso dopo la guerra, di lui si sono perse completamente le tracce dal 1970. La morte non risulta all’anagrafe e dunque è ufficialmente latitante. Ma si è deciso il non luogo a procedere, perché “il giudice deve decidere sempre di estinguere il reato nel caso ci sia il dubbio dell’esistenza in vita dell’imputato”, ha detto il giudice Santoro nell’aula del processo.

“È una vergogna dello Stato”, hanno commentato i familiari, che annunciano già il ricorso. L’inchiesta sull’eccidio di Casalecchio si aprì soltanto dopo il ritrovamento dei documenti nascosti nell’armadio della vergogna, scoperto nel 1994.


Prosciolto il neofascista che assassinò Alceste Campanile
(da Viaemilianet)

Prosciolto per decadenza dei termini: questo il responso emesso alle 17 dalla corte d’appello di Bologna. I giudici popolari della corte d’assise, dopo tre ore di camera di consiglio, hanno quindi confermato la sentenza di primo grado nel processo che vedeva imputato Paolo Bellini: l’uomo, 10 anni fa, confessò l’omicidio di Alceste Campanile, il giovane militante di Lotta continua assassinato a Montecchio il 12 giugno 1975.

Conosciuto come la Primula nera per la sua militanza in gruppi della destra estrema, Paolo Bellini, ora 56enne, ladro di mobili e killer, ha attraversato decenni di storia italiana con un ruolo ambiguo in vicende luttuose, dalla strage della stazione di Bologna agli attentati di mafia degli anni Novanta. La sentenza choc di primo grado è stata emessa nell’ottobre del 2007: la confessione di Bellini venne ritenuta credibile, ma l’aggravante della premeditazione venne compensata dalle attenuanti generiche. Con il risultato che nonostante si fosse trattato di omicidio volontario, dopo oltre 20 anni il reato è caduto in prescrizione.

Bellini attualmente sta scontando in una struttura protetta per collaboratori di giustizia una condanna a 22 anni e 6 mesi per gli omicidi di Giuseppe Abramo e Oscar Truzzi, il tentato omicidio di Antonio Valerio e l’attentato al bar Pendolino.

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