Negli ultimi giorni si è intensificato il consueto mobbing inventivo del “Resto del Carlino” contro l’Assemblea antifascista permanente.
Sul “Carlino” di domenica 22 marzo si leggeva che l’AAP si sarebbe scontrata con i carabinieri durante la manifestazione del 21 marzo in Piazza Nettuno; ma in quell’occasione la forza pubblica è stata alquanto pacata, non vi sono stati “scontri” e l’unica manganellata (che ha colpito una ragazza) si deve più a un riflesso condizionato che ad altro.
Sul “Carlino” di martedì 24 marzo si leggeva invece tra gli “obbiettivi” di una “chiamata alle armi” dei “siti antagonisti”: “Anche il blog dell’Assemblea antifascista permanente, che si è già distinto per avere diffuso in rete la ‘mappatura’ della presenza fascista, si prende il disturbo di far sapere ai compagni che giovedì all’Hotel Europa di via Boldrini c’è la presentazione della lista nera di ‘CasaPound’ […] la polizia sarà costretta a blindare la zona”.
Infine, sul “Carlino” del 26 marzo si imputa impropriamente al blog dell’AAP un “appello” a compiere blitz contro l’Hotel Europa: “Sei giovani incappucciati hanno raccolto l’appello dell’Assemblea antifascista permanente e l’altra sera a mezzanotte hanno compiuto un blitz all’Hotel Europa”.
Ovviamente il “Carlino” non menziona neppure che il candidato di CasaPound, Pietro Paolo Lentini, abbia incrociato in gioventù gli ambienti dello stragismo neofascista e che dall’Hotel Europa sia partita nel 2006 una provocatoria manifestazione neofascista che voleva recarsi sul luogo della strage del 2 agosto.
Intanto, giovedì 19 marzo anche “L’Unità” ha pubblicato a p. 18 una mappatura delle sedi neofasciste a Roma del tutto analoga a quella elaborata dall’AAP, per illustrare un articolo intitolato A Roma avanza l’«onda nera». Tornano i luoghi off limits in cui si legge fra l’altro “… un ragazzo con i capelli rasta non attraversa tranquillo quelle piazze”. In questo caso però la Questura non ha aperto alcun fascicolo, né i giornali di centrodestra hanno avuto nulla da ridire, né i chiacchieroni di CasaPound hanno rilasciato dichiarazioni livorose agli amici giornalisti.
Pensare che una mappatura, ai fini di autodifesa da un’aggressività crescente delle bande neofasciste, possa costituire una “chiamata alle armi” è di fatto un tentativo di criminalizzare l’informazione non asservita ai ceti dominanti. È come imputare gli incidenti d’auto a chi disegna le mappe stradali.
Ma perché il “Resto del Carlino”, come si dice, ha tanto il dente avvelenato? Non sarà mica perché sul blog dell’AAP qualcuno ha ricordato certe vetuste complicità morali del “Carlino”? Certo, oggi il “Carlino” non è propriamente un giornale antifascista, ma nel Ventennio è stato senz’altro un giornale filofascista. Nell’ottobre del 1944 il “Carlino” spalleggiò i nazifascisti nel negare la strage di Marzabotto. Non hanno mai chiesto scusa di nulla. Ecco quanto pubblicava il n. 243 de “Il Resto del Carlino” di mercoledì 11 ottobre 1944, anno XXII dell’Era Fascista, nella “Cronaca di Bologna”:
“Le solite voci incontrollate, prodotto tipico di galoppanti fantasie in tempo di guerra, assicuravano fino a ieri che nel corso di una operazione di polizia contro una banda di fuorilegge, ben centocinquanta fra donne, vecchi e bambini, erano stati fucilati da truppe germaniche di rastrellamento nel Comune di Marzabotto. Siamo in grado di smentire queste macabre voci e il fatto da esse propalato. Alla smentita ufficiale si aggiunge la constatazione Compiuta durante un apposito sopralluogo. È vero che nella zona di Marzabotto è stata eseguita una operazione di polizia contro un nucleo di ribelli, il quale ha subìto forti perdite anche nelle persone di pericolosi capibanda, ma fortunatamente non è affatto vero che il rastrellamento abbia prodotto la decimazione e il sacrificio nientemeno che di centocinquanta elementi civili. Siamo dunque di fronte a una manovra dei soliti incoscienti, destinata a cadere nel ridicolo perché, chiunque avesse voluto interpellare un qualsiasi onesto abitante di Marzabotto o, quanto meno, qualche persona reduce da quei luoghi, avrebbe appreso l’autentica versione dei fatti”.
O forse il “Carlino” si è risentito per la critica pubblicata sul blog dell’AAP contro l’intitolazione di una strada a Giovanni Spadolini? Spadolini, che in seguito ebbe anche meriti di organizzatore dei beni culturali, fu direttore del “Carlino” dal 1955 al 1968. Ma, da giovane, Spadolini era stato un fascista e razzista convinto. Sei anni dopo le leggi razziali del 1938, mentre si consumava lo sterminio degli ebrei d’Europa, Spadolini deplorava, su “Italia e Civiltà” del 15 febbraio 1944, che il fascismo avesse perso “a poco a poco la sua agilità e il suo dinamismo rivoluzionario, proprio mentre riaffiorano i rimasugli della massoneria, i rottami del liberalismo, i detriti del giudaismo”. Sempre durante il 1944 Spadolini scriveva: “Tra Fascismo e antifascismo, sempre il Fascismo; tra il nemico e l’alleato tedesco, sempre l’alleato tedesco” (citato da “La Stampa”, 23/4/94). In quegli stessi anni Spadolini era collaboratore entusiasta de “L’Assalto”, giornale della federazione fascista che si distinse per la violenza della campagna antisemita.
Oppure il “Carlino” si è irritato perché la sua collaboratrice Deborah Dirani ha firmato un articolo su CasaPound presentandosi come osservatrice neutrale, e qualcuno sul blog dell’AAP ha mostrato che si trattava invece di pubblicità acritica a suoi amici e conoscenti (comportamento assai poco professionale)?
Non che il “Carlino” abbia solo queste remote vergogne o vi siano solo queste recenti scorrettezze verso il lettore. Dentro c’è un po’ di tutto. Tuttavia, il “Carlino” ci pare, nel suo complesso, un giornale fazioso e pressappochista, ansioso solo di aizzare i benpensanti contro ogni forma di protesta sociale mentre i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri: un giornale che va, da sempre, dove tira il vento. E in questo paese tira un brutto vento, un vento autoritario, razzista e sessista.
Absit iniura verbis,
il blog dell’AAP