Neri nei campi nazisti – Serge Bilé 2005

Serge Bilé, giornalista ivoriano che lavora in Martinica e in
Francia, ha realizzato nel 1995 un documentario dal nome NOIRS DANS
LES CAMPS NAZIS, 50 minuti di interviste ai pochi sopravvissuti neri
dei lager nazisti, e con le testimonianze di chi ha conosciuto
direttamente altri che non ce l’hanno fatta. Nel 2005 è uscito il
libro omonimo, che raccoglie tutte le testimonianze del documentario,
aggiungendovi altre ricerche fatte da studiosi, ed una interessante
bibliografia.

 

 


 

La commemorazione dell’apertura dei cancelli di Auschwitz ogni 27
gennaio non dovrebbe restare solo una celebrazione ritualizzata della
presunta "unicità" nella storia della Shoah ebraica: dovrebbe
diventare occasione per ribadire un forte patto morale di
sopravvivenza collettiva, affinchè l’uomo (non solo il nazista) non
possa mai più annientare l’uomo (non solo l’ebreo).
Ricordare la Shoah ha un significato reale solo se si impone un fermo
"mai più" a TUTTI a tutti i genocidi, solo se si lotta per scongiurare
tutti quei frangenti in cui il sonno della ragione genera mostri.
Il dovere della memoria s’impone per tutte le vittime della barbarie
nazista: rom e sinti, omosessuali e lesbiche, disabili mentali,
prigionieri russi e slavi, anarchici e comunisti.
Eppure continua un silenzio incomprensibile sulle vittime nere:
africani, antillani, afroamericani, afro-tedeschi (originari dei
territori d’oltremare dell’impero coloniale prussiano), meticci (nati
da matrimoni misti in Germania), che hanno conosciuto la
discriminazione, la deportazione e la morte sotto il regime nazista.
Secondo le stime ipotizzate nel libro di Bilé, dalle 10.000 alle
30.000 persone di colore sono state annientate nei campi o
semplicemente fatte fuori o sterilizzate. Ma a tutt’oggi quasi nessuno
si ricorda dei "neger" nominati chiaramente nei testi delle leggi di
Norimberga.
E’ bene ricordare che l’ideologia genocidaria ha trovato le prime
feroci attuazioni in seno alle politiche coloniali e imperialiste
europee dei secoli scorsi, con 10 milioni di congolesi sterminati da
Re Leopoldo del Belgio, e 100.000 Herero sterminati dal Kaiser in
Namibia, tanto per fare due esempi illuminanti.
Nel libro sono raccolte inoltre le storie (quelle conosciute) di
quegli africani o antillani che in Europa hanno partecipato
attivamente alla Resistenza antifascista e antinazista, provenendo da
esperienze di lotta anticoloniale. Il minimo che possiamo fare è
riportare alla luce e ricordare tutti i loro nomi.
Dopo aver ascoltato le tante testimonianze della criminale pratica
"purificatrice" del regime nazista, si può capire meglio quale fu
l’umiliazione provata da Adolf Hitler nel 1936 davanti alla vittoria
olimpica del grande atleta afroamericano Jesse Owens….

 

Per ricordare nel Giorno della Memoria alcuni nomi:

VALAIDA SNOW: grande jazzista afroamericana, nata nel Tennessee nel
1903 in una famiglia di musicisti, con un talento eccezionale per la
tromba, strumento considerato maschile all’epoca.
Negli anni 30 lavora in Europa, nel 1939 è a Parigi, ma invece di andarsene come le
consigliava l’amica Josephine Baker, va in Danimarca e lì viene presa
prigioniera dai nazisti, e internata in un lager per due anni.
Viene fortunosamente liberata, e torna negli USA nel 1942.
Riprende a suonare e fare spettacoli fino alla morte avvenuta nel 1956.

RAPHAEL ELIZE’: veterinario martinicano, nato nel 1891 ed eletto nel
1929 in Francia come primo sindaco di colore. Socialista, realizzò
ottimi progetti nella sua cittadina di Sablé sur Sarthe, e nel 1931
propone al Consiglio comunale di votare in sostegno dei repubblicani
spagnoli in lotta contro Franco.
Viene destituito nel 1940 per la pressione delle autorità naziste, che ritenevano inconcepibile che un nero potesse fare il sindaco di una città europea.
Elizé si unisce dunque alla Resistenza, ma viene denunciato e arrestato, poi deportato
a Buchenwald nel 1943. Le sue condizioni di salute erano buone, ma morì nel campo nel 1945 a causa di un inutile bombardamento alleato.
De Gaulle gli rese omaggio passando per la cittadina che aveva amministrato.

ANTON DE KOM: Anticolonialista e antimperialista del Suriname (ex
Guyana Olandese), militante del Partito Comunista Olandese, poliglotta
con più di cinque lingue parlate.
Nato nel 1898 da una famiglia di ex-schiavi, nel 1921 parte per l’Olanda, dove lavora e sposa una donna olandese.
Nel 1933 torna in Suriname dando filo da torcere alle autorità coloniali olandesi: viene arrestato e poi rispedito in Olanda, nel frattempo invasa dai tedeschi, dove si unisce alla
Resistenza.
Nel 1944 viene arrestato dai nazisti e deportato a Sachsenhausen poi a Neuengamme. Muore di tubercolosi nel campo nel 1944.
Oggi l’Università del Suriname porta il suo nome.

HILARIUS GILGES: sindacalista, attore e ballerino membro di un gruppo
teatrale anarchico ostile al regime.
Fu catturato dalla Gestapo e brutalmente assassinato a Dusseldorf nel 1933, a 24 anni.
E’ la prima vittima conosciuta del nazismo, e una piazza di Dusseldorf oggi porta il suo nome.
Il suo omicidio fu un chiaro avvertimento per tutti gli altri neri, di cui solo gli afro-tedeschi presenti in Germania all’epoca erano circa 24.000 persone.

JEAN VOSTE’: Belgo/congolese che si impegnò nella Resistenza in
Belgio, effettuando azioni di sabotaggio dei binari ferroviari.
Viene arrestato nel 1942 e passando di prigione in prigione arriva a
Mathausen, e poi infine a Dachau. Salvò la vita ad un suo compagno
belga, avvisandolo in tempo delle selezioni per i forni crematori.
Sopravvissuto, vivrà in Belgio fino al 1993.

JOHN WILLIAM: franco/ivoriano, accusato di sabotaggio in una
fabbrica di Montluçon dove lavorava come operaio, viene arrestato e
deportato nel campo di Neuengamme all’età di 22 anni.
Nonostante le dure condizioni di cattività, John sopravvisse grazie alla forte
solidarietà esistente tra i francesi del campo.
Dopo la liberazione, è poi diventato un noto cantante.

THEODOR WONJA MICHAEL: afro/tedesco di origine camerunense nato nel
1925, ha vissuto a Berlino la persecuzione nazista sulle persone di
colore.
E’ un sopravvissuto dei campi.

CARLOS GREYKEY: afro/catalano nato a Barcellona da genitori guineani
nel 1913.
Alla salita al potere del caudillo Franco, la famiglia si rifugia in Francia. Nessuno sa come Carlos arrivò in Germania, ma fu deportato a Mathausen, dove fu adibito per un pò di tempo come servo del comandante del campo, con una divisa da maggiordomo per maggior
scherno.
Caduto in disgrazia, venne spedito alle camere a gas.

MOHAMED BAYUME HUSEN: nato nel 1904 a DarEsSalaam in Tanzania,
figlio di un ascaro delle truppe coloniali tedesche, truppe in cui
anche lui combatte durante Prima Guerra Mondiale.
Nel 1929 è in Germania per reclamare la sua pensione di combattente, senza successo.
Lavora come cameriere e come insegnante di swahili, ed anche come attore in molti film in cui recita il ruolo del soldato.
Nel 1932 sposa una tedesca da cui ha 3 figli. La situazione della famiglia
sotto il regime nazista peggiora sempre di più, gli viene tolta la
cittadinanza, perde i lavori, e gli viene rifiutato l’arruolamento per
la Seconda Guerra Mondiale (che aveva chiesto per dimostrare la sua
fedeltà alla Germania).
Nel 1941 la sua amante tedesca partorisce un figlio, che lui incoscientemente vuole riconoscere ufficialmente all’anagrafe: viene perciò accusato di inquinamento della razza
ariana e arrestato, poi deportato a Sachsenhausen.
Muore nel campo, nel novembre 1944.

 

e tantissimi altri le cui storie non conosceremo mai….

 

Recensione con foto su:
http://wildsidez.xzshare.com/

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