Noi non siamo migranti.
Tuttavia, sosteniamo con forza la manifestazione del prossimo 5 luglio lanciata dal Coordinamento migranti, dalle associazioni, dalle lavoratrici e dai lavoratori migranti di questa provincia. Il 5 luglio saremo presenti perché sappiamo che la pesante ondata di razzismo che sta investendo questo paese e le misure approvate dal governo per garantire ciò che chiamano "sicurezza", nel momento in cui cercano di mettere a tacere i migranti e le loro lotte pretendono anche di ridurre al silenzio ciò che riguarda tutti noi.
Questo silenzio ha già investito il lavoro. Non c’è sicurezza quando di lavoro si muore, quando i salari non bastano ad arrivare alla fine del mese, quando il razzismo entra nei posti di lavoro. Non c’è sicurezza perché questa divisione ci indebolisce proprio quando più è necessario costruire lotte comuni per riprenderci la sicurezza che noi vogliamo.
Non ci basta gridare allo scandalo di fronte all’ennesima strage di operai. Vogliamo di più, per questo saremo in piazza il 5 luglio.
Questo silenzio urla per attutire le voci che hanno denunciato che la violenza sulle donne non ha colore, né religione, né cultura, ma solo un sesso. Alle donne si fa una seconda violenza riducendole a pretesto per fomentare una caccia razzista al criminale. Non ci accontentiamo dei trafiletti sui giornali che ricordano quando le parti si invertono e i bravi cittadini della civile Italia stuprano giovani donne migranti. Vogliamo di più, per questo saremo in piazza il 5 luglio.
Questo silenzio mente, vorrebbe convincere quelli che sono cittadini che i loro diritti sono tutelati dalla minaccia di una grande invasione criminale. Ma quelli che sono approdati sulle coste militarizzate della civile Europa e ne hanno attraversato le frontiere sono qui, ora. Lavorano accanto a noi nelle fabbriche e nei cantieri, nelle cooperative e nelle nostre case, i loro figli siedono accanto ai nostri nelle scuole. Noi sappiamo che questa criminalizzazione vuole togliere la parola a chi sta lottando per riappropriarsi del suo futuro. Non crediamo a chi ci dice che alcuni potranno parlare purché altri tacciano. Vogliamo di più, per questo saremo in piazza il 5 luglio.
Noi non siamo migranti, ci chiamano cittadini. Ma i migranti oggi ci dicono che questa parola è ormai vuota, perché è stata svuotata dalla precarizzazione e dall’insicurezza che produce, perché è usata per sostenere il potere di quelli che dicono "giù le mani dalle nostre donne", perché invoca confini da difendere con le armi, confini segnati dai muri, come quelli dei CPT, confini che ci dividono e ci indeboliscono, come il razzismo. Siamo cittadini ma mai, come oggi, crediamo che abbia senso tornare a dire – come nella grande manifestazione di Genova del 2001 – che siamo tutti clandestini. Non è sufficiente essere solidali, noi siamo coinvolti, vogliamo di più. Per questo con i migranti saremo presenti non solo a parole, ma con la più ampia mobilitazione possibile, alla manifestazione del 5 luglio a Bologna.
Xm24; Laboratorio Crash!, Vag61; C.s. Tpo; Lazzaretto Autogestito; Livello 57; Circolo Anarchico C. Berneri; Usi – Ait, Lavoratrici e Lavoratori Anarchici; Confederazione Cobas Bologna; Cobas Scuola – Bologna; Asia Rdb-Cub; Collettivo Figlie Femmine; Comitato Palestina Bologna; Harambe; Spazio Sociale Studentesco; Assemblea Antifascista Permanente
Per adesioni: coo.migra@yahoo.it