Sab 24 gen 09 > P.zza dell’Unità
Il sabato successivo al corteo nazionale organizzato a Roma per il 17 gennaio, Bologna scenderà nuovamente in piazza contro la mattanza nella Striscia di Gaza. Alcuni giorni fa, per conto di un’assemblea partecipata da comunità migranti, centri sociali, sindacati di base, reti e realtà del movimento cittadino, è stata data comunicazione in questura per un corteo che doveva partire da Piazza dell’Unità e percorrere via Matteotti e via Indipendenza terminando in Piazza Maggiore. Poco dopo le 17, i fedeli musulmani, maggioritari nelle comunità arabe, non possono non osservare la preghiera del tramonto, che era stata perciò prevista in Piazza XX Settembre durante una sosta del corteo.
La Questura di Bologna ha decretato venerdì 16 che «una preghiera nell’ambito di una manifestazione non si può fare». Così il corteo contro il massacro di Gaza del prossimo 24 gennaio a Bologna dovrebbe partire solo dopo le 17, cioè dopo la preghiera islamica. Ma non basta. A dimostrazione che la preghiera non c’entra, la manifestazione non potrà lo stesso entrare in centro: «è vietata tutta la T del centro storico e Piazza Maggiore» ed è autorizzato «solo un breve tratto da Piazza dell’Unità a Piazza XX Settembre e poi ritorno da Piazza XX Settembre a Piazza dell’Unità» [circa 700 metri]. Insomma, nessuna visibilità per le atrocità che vengono commesse contro la popolazione palestinese. Non in centro, non nel salotto buono, non tra le luci delle vetrine e dello shopping. Vedi Zic 1 e 2.
Come in tanti paesi occidentali – Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti – anche in Italia la presenza di rilevanti comunità mussulmane non è un fatto per nulla nuovo o recente. Chi soffia oggi sul fuoco dello “scontro di civiltà”, da Alleanza Nazionale a Forza Nuova e alla Lega, solo per squallido opportunismo elettorale, per avvantaggiarsi di paure istintive verso lo “straniero”, compie un’azione irresponsabile e incivile di discriminazione. Anche quelle gerarchie religiose che credono che la loro religione sia un fatto identitario e nazionale, servono un Dio d’odio.
Noi non preghiamo. Ma crediamo che in una manifestazione pubblica ognuno debba esprimersi come sente e vuole, con il proprio linguaggio, la propria cultura, le proprie memorie, e anche quindi con la preghiera. Se una preghiera islamica viene fatta davanti a una chiesa cristiana, secondo noi non ci può essere alcuna “sfida” o “offesa”. Qualcuno ha detto: “Non pregherete in questa o quella chiesa, ma in spirito e verità” (Vangelo di Giovanni 4). Migliaia di vittime civili ferite o uccise, lasciate morire per le strade, senza cibo, senza acqua, senza casa, sotto continui bombardamenti, impaurite, agonizzanti, disperate: questa è una verità che abbiamo tutti sotto gli occhi.
Noi non siamo religiosi. Ma porteremo in piazza il nostro antirazzismo e la nostra ostilità e determinazione alla resistenza contro ogni muro, contro ogni razzismo, contro ogni apartheid. Perché altre parole non conosciamo per definire le politiche di uno Stato confessionale come Israele ossessionato dalla demografia, che confina e massacra da decenni un popolo di diversa cultura e religione colpevole solo di esistere entro un territorio che quello Stato chiama «terra promessa». E il 24 gennaio resistenza vorrà dire anzitutto non cadere nella meschina provocazione razzista della Questura di Bologna che cerca di creare artificialmente tensione per limitare la partecipazione al corteo. Vuol dire denunciare in città la negazione istituzionale della libertà di manifestare e della libertà d’espressione, soprattutto quella di comunità migranti che si vogliono escludere dalle strade e piazze centrali dove Bologna si dà la propria ipocrita rappresentazione di ordine, legalità e opulenza. Vuol dire consolidare i percorsi di lotta e di autorganizzazione con i migranti e i non garantiti.
assolutamente giorgio. alle manifestazioni partecipo anch’io. restando negli spezzoni ai quali sono unita per affinità.
e sulla questione della questura non c’e’ discussione. non intendevo dire questo, figurati.
io ho sentito disagio nel vedere le preghiere di allah, e non sono la sola. ma questo certo non mi impedisce di partecipare nelle mie modalità. provo a capire quali e vado avanti…
quello che pensavo però era: se sarei stata d’accordo, io che partecipo quando posso al no vat, nel partecipare ad un corteo in cui fosse previsto un momento di preghiera cattolica.
questa cosa del rispetto delle altre culture e dunque della religione musulmana apre delle contraddizioni per me e penso anche per noi laici.
parlarne, in tempi di calma, forse male non ci fa.
tutto qui.
ciao 🙂
Anch’io sento che vi è una notevole contraddizione, ma credo che vada affrontata empiricamente, senza rinunciare a nessuna delle nostre parole, ma cercando però di farle capire. Di misurarsi con altri linguaggi.
Ieri a Roma, a metà del percorso, meno di un migliaio di persone si è messa a pregare. Il corteo era veramente molto ampio, non tutti gli arabi hanno partecipato alla preghiera comune, e subito dietro – ma divisi da un lungo intervallo lasciato vuoto – vi erano, fra gli altri, il microspezzone degli Ebrei contro l’occupazione, quello delle femministe e lesbiche, quello delle donne in nero.
Per una decina di minuti, il corteo – che era già articolato in due grandi blocchi: migranti e compagni – si è fisicamente diviso (tre-quattrocento metri vuoti), poi ha ripreso a fluire. Insomma, perché non partecipare a un corteo molteplice se si condividono le ragioni di fondo della mobilitazione? Tanto più che i media sono complici nel mistificare e coprire la strage.
http://ombra.noblogs.org/…agenzie-colpa-di-hamas
E poi, se si permette alla Questura di dire quel che “si può fare” o “non si può fare” in base a una nuova estetica urbana (nessuna legge proibisce di pregare per strada), domani potrebbero vietare di grattarsi il capo o di sbadigliare durante i cortei…
si certo. in linea di massima è giusto. ma fareste una manifestazione dove fosse previsto un momento di preghiera cattolica?
io me lo sono chiesto e non so se lo farei.
ciao