Che Guevara, un comunista a Casa Pound


Nel tentativo di far colpo sui giornalisti e gli sprovveduti e insomma di
épater le bourgeois, i neofascisti di CasaPound trascinano nel loro circo postmoderno qualsiasi morto illustre ritengano “disponibile”, cioè manipolabile. E non avendone di propri che valga la pena ricordare, appongono il loro timbro a tartaruga su qualsivoglia cosa possa far notizia (1, 2). Anche un libercolo abborracciato con pezzi tratti dal web e svarioni cialtroneschi. Per fortuna, non siamo i soli ad accorgercene.

Che Guevara, un comunista a Casa Pound
di ANTONIO MOSCATO
dal “Manifesto”, 6/10/09

Non è sorprendente che i fascisti di Casa Pound cerchino di appropriarsi del «mito del Che». Il 9 ottobre «celebreranno» la morte di Guevara presentando un libro di Mario La Ferla, L’altro Che. Ernesto Guevara, mito e simbolo della destra militante (Stampa Alternativa, Roma, 2009) con la partecipazione di oratori anche «di sinistra», ma non dell’autore (la casa editrice pare non voglia). Presentarsi a volte come rivoluzionaria, è una vecchia tecnica della destra, dal fascismo «diciannovista» di Mussolini in poi. Stavolta non fanno nessuna fatica a utilizzare il libro di Mario La Ferla, che parla del Che per poche pagine (con sviste e sfondoni vari), e per il resto è una rifrittura di luoghi comuni su Catilina, D’Annunzio, Pavolini, Bombacci, Perón, il «nazional-bolscevico» Limonov, ecc. Tra i suoi «autori» c’è perfino quell’Andrea Insabato, che mise una bomba al manifesto.

La Ferla è stato spinto a occuparsi di Guevara da un articolo di Gabriele Adinolfi, presentato nel libro in termini apologetici. Si capisce perché: l’autore ha semplicemente scaricato la presentazione del terrorista nero fondatore di Terza posizione dal suo sito. Il libro rivela poche e superficiali letture, segnalate alla rinfusa, tra cui spicca Alvarito Vargas Llosa. A Casa Pound non si sono sbagliati quindi a invitare La Ferla. Glielo lasceremmo proprio volentieri. Ma Guevara no. La Ferla tenta di accreditare un Che di destra perché «influenzato da Perón», di cui evidentemente non sa nulla, e che considera tout court fascista. Un contatto diretto tra i due vi fu, non durante il viaggio del 1959 nei paesi ex coloniali, come scrive, ma nel 1964, e aveva ben altro senso. Era stato preparato da molti peronisti di sinistra che si addestravano a Cuba (e che formeranno i montoneros). La direzione cubana aveva offerto allora senza successo a Perón, ancora appoggiato da gran parte della classe operaia argentina, di trasferirsi a Cuba per preparare un ritorno di lotta. L’ambiguità di Perón si doveva chiarire – con la tragica svolta a destra – solo dopo il suo ritorno in patria – v. «Quaderno n. 3» della fondazione Guevara, con preziose testimonianze di argentini. Era comunque inverosimile che Perón avesse presentato il Che a Boumedienne: il rapporto di Guevara con l’Algeria era strettissimo, ma con Ben Bella, con cui c’era una sintonia profonda. Il colpo di Stato di Boumedienne parve e fu una catastrofe per l’impresa congolese in preparazione.

La vera incompatibilità tra i fascisti di qualunque genere e il Che nasce dalle caratteristiche essenziali del pensiero e dell’azione di Guevara. Prima di tutto dal suo internazionalismo, al tempo stesso etico (sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato in qualsiasi parte del mondo) e materialista (stabilire intese con altri paesi produttori di zucchero, per evitare di farsi la concorrenza). Altrettanto lontano dal fascismo, anzi anti-fascista, il suo «dobbiamo saper essere duri senza perdere la tenerezza», che difendeva come inevitabili le misure di autodifesa di una rivoluzione uscita da una lotta feroce, ma vigilava contro i pericoli di involuzione autoritaria. Esemplare un discorso severissimo del ’62 ai membri della Seguridad contro la tendenza a inventarsi nemici.

Altra caratteristica del Che, che lo rendeva diversissimo sia dai politici borghesi (democratici o fascisti)sia da quelli del «socialismo reale», era l’assenza di ogni indulgenza per i propri errori, in cui ricercava la prima causa di ogni male.

Ma basterebbe l’internazionalismo del Che a ridicolizzare ogni pretesa di annetterlo al fascismo. Un internazionalismo che presto rifiuta ogni «campismo», e cerca legami diretti con i movimenti di liberazione, non con gli Stati, e anzi ne vuole controbilanciare l’influenza. Basterebbe aver letto il Messaggio alla Tricontinentale e il Discorso di Algeri, con le sue critiche severe ai «paesi socialisti», per capirlo. Va detto con tristezza che gran parte della sinistra, anche quando rende omaggio al Che, ne ignora questa dimensione. E a chi cerca di annetterselo come «fascista di sinistra», raccomandiamo la lettura di un testo emozionate, e attualissimo, Lettera ai giovani comunisti (vedi http://antoniomoscato.altervista.org/)

È vero che c’era anche chi cantava «il Che Guevara ci piace sì, perché invece di parlare spara»; se il Che fosse stato solo questo, ogni annessione sarebbe possibile. Ma Guevara non si limitava a sparare, parlava, anche se inascoltato (anche a Cuba), per la sua lungimirante riflessione sulla crisi imminente di quello che si sarebbe arrogantemente proclamato il «socialismo reale»: una critica da un punto di vista marxista.

Guevara non era un generico ribelle. Anche se non grande pensatore come Lenin, Rosa Luxemburg o Trockij, è stato un grande riscopritore del marxismo critico «senza calco né copia». E non era facile, dopo decenni di mistificazioni socialdemocratiche e staliniste.

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7 Responses to Che Guevara, un comunista a Casa Pound

  1. marco says:

    grazie fabio cmq “stalinisti dell’antistalinismo” o dell’oppotunismo infame che presta il fianco ai fasci è davvero perfetta come nuova categoria ahahahahhaha bisogna subito introdurla nel lessico assembleare contro i nemici interni a fosche tinte..

  2. fabio says:

    Ma no, non è affatto lui, volevo dire che la Concia è come Morani: sono gli stalinisti dell’antistalinismo.

    http://lombardia.indymedia.org/node/2649

  3. Marco says:

    scusa fabio mi sai dire se il tale che litiga nel video con la Concia è il suddetto Raffaele Morani?

  4. marco says:

    scusa ma il tipo che si litiga con quell’altra della Concia è il Morani suddetto?

  5. fabio says:

    Ora cercano persino di smarcarsi dal nesso stradocumentato fascisti–mafia:
    http://lombardia.indymedia.org/node/21986
    e intanto si scopre che i pestaggi in stile mafioso di Napoli e Verona sono stati condotti da dirigenti di Casa Pound

    Morani è da anni che fa cose simili in cerca di una sua personalissima visibilità.
    Gente come questa, se ne può andare dove vuole, tanto vale davvero poco:
    http://www.youtube.com/…;feature=player_embedded

  6. marco says:

    Oltre all’ispirazione internazionalista la caratterizzazione politica più appropriata per inquadrare il Che, che l’articolo sopra di chiara matrice trotckista non a caso dimentica, non puo non essere che quella dell’anticapitalismo di cui i fasci invece non sono altro che i suoi cani da guardia prediletti, anche le mistificazioni tipicamente schematiche da parte dei trotckisti non servono..

    un appunto: a prestare il fianco a casa pound sarà un coglione che di nome fa raffaele morani

  7. ale says:

    provano il salto di qualità?? ma le icone della destra fascistoide fino a ieri non si erano limitate a lando buzzanca e iva zanicchi?

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